Mezzofanti Giuseppe

Mezzofanti Giuseppe

17 Settembre 1774 - 15 Marzo 1849

Note sintetiche

Scheda

Da una doppia lapide sita in Via Malcontenti 4 a Bologna (anno di posa non noto) veniamo a conoscenza di un prodigioso poliglotta. Lapide in alto: HIC ORBIS MIRACULUM EST MEZZOFANTIUS ORTUS / UNUS QUI LINGUAS CALLUIT OMNIGENAS / QUI NACQUE MEZZOFANTI IL SOL CHE APPRESE / MIRABILMENTE IL DIR D'OGNI PAESE / ANTICO BILINGUE IMPROVVISATO / DAL PROF. CAT. DON VINCENZO MIGNANI. Lapide in basso: QUI OV' ERA UNA BOTTEGA DEL LEGNAIUOLO / GIUSEPPE MEZZOFANTI / MASSIMO DE' POLIGLOTTI / NEL 1781 DI ANNI 7 / CON FRANCESCO SUO PADRE / TRATTAVA LA PIALLA E LA SEGA / DON VINCENZO MIGNANI PROF. DETTO' NEL 1871

Giuseppe Gaspare Mezzofanti nacque a Bologna il 17 settembre 1774 da una famiglia di umili origini. Il padre esercitava la professione di falegname, noto per le sue integrità, perspicacia, ingegnosità meccanica, nonostante non avesse compiuto alcun percorso di studi. La madre, nonostante il medesimo basso lignaggio, ricevette un’istruzione maggiore che volle trasmettere al figlio, insieme ad un’impronta molto religiosa. Il futuro cardinale trascorse una fanciullezza negletta, costretto a lavorare con il padre nella sua bottega ad apprendere il mestiere di artigiano. Lavorando molto all’aperto il caso volle che il banchetto fosse dirimpettaio di una scuola gestita da un anziano prete che insegnava greco e latino ad un gruppo di ragazzi. Grazie alle sua sagacia fu fortunatamente scoperto dal tutore e destinato a vivere la sua via ancora oggi stupefacente.

Il suo percorso scolastico lasciava basiti tutti, colpiti dalle capacità linguistiche. Il padre voleva comunque circoscrivere la sua educazione scolastica entro i limiti dell’utilità legata all’attività artigianale, mentre la madre, spinta da un desiderio maggiore, notò le straordinarie capacità del figlio, e lo spronò. Grazie all’influenza del sacerdote dell’oratorio Padre Giovanni Battista Respighi, colpito dal talento raro del giovane, cominciò a frequentare le “scuole pie” di Bologna. All’interno di queste presenziavano parecchi membri missionari della Compagnia di Gesù, esuli nello Stato Pontificio, dopo che l’ordine fu annullato e soppresso in Spagna. Furono proprio essi ad occuparsi dell’educazione del giovane e dai quali il prodigio apprese diverse discipline e lingue: Padre Thjulen fu maestro di storia, geografia, aritmetica e matematica, Padre Aponte di Greco, Padre Escobar di Latino. Mezzofanti mostrò ben presto il desiderio di abbracciare la vita ecclesiastica e nel 1786 fu accettato alle scuole del Seminario arcivescovile di Bologna, continuando imperterrito lo studio delle lingue. In quegli anni imparò a padroneggiare con greco, copto, ebraico, arabo, svedese, tedesco, insieme allo studio della filosofia e della teologia. Il Mezzofanti ricevette la clericale tonsura nel 1795 e poi venne ordinato sacerdote e ottenne la cattedra di ebraico, arabo e lingue orientali presso l’Alma Mater Studiorum. La carica non ebbe lunga durata, perché era prossimo l’arrivo delle truppe francesi e la nascita della Repubblica Cisalpina nel 1797. Successivamente venne imposto il giuramento alla Repubblica per i pubblici impiegati, tra cui docenti universitari. Mezzofanti e altre note personalità come Clotilde Tambroni rifiutarono. Non ne seguirono anni felici dal punto di vista remunerativo ma il giovane poliglotta continuò lo studio delle lingue, seppur i disagi economici, mantenendo sempre alta l’eccezionalità del suo apprendimento. Intanto il settentrione rimaneva un pallone barcamenato tra francesi e austriaci. L’Austria era un vero e proprio coacervo di idiomi: magiaro, slavo, teutonico, boemo, rumeno, e Mezzofanti prese l’abitudine di frequentare soldati e ufficiali per apprenderli tutti. Dato il suo ruolo si dirigeva anche presso gli ospedali militari e si rammaricava per non poterli confessare nella loro lingua natale. Riuscì anche a trarre insegnamento in una situazione di forte disagio e disperazione, come potevano essere gli ospedali in mezzo a una guerra. In quel contesto imparò l’ungherese, il boemo, il polacco, la lingua zingara e probabilmente, da solo, il russo. A meno di trentanni padroneggiava all’incirca un mezzo centinaio di favelle, più dialetti locali (i numeri cambiano leggermente a seconda delle fonti). A rendere ancora più singolare tal prodigio era il fatto che il cardinale non era mai uscito fuori dai confini italiani. Oltre allo studio quotidiano delle lingue, alla docenza universitaria, il sacerdote si dedicava scrupolosamente alla cura delle anime, anche straniere, infatti fu soprannominato il Confessore dei forestieri. Fu proprio questa sua dedizione l’incentivo a imparare la lingua polacca, perché i primi soldati forestieri feriti sul campo di battaglia ad essere ricoverati negli ospedali bolognesi furono dei legionari polacchi del Generale Enrico Dabrowski, reduci della campagna del 1796-1797. Mezzofanti rimase colpito dal fervore cattolico dei polacchi e, tanto era il suo contristamento nel non poter confessar loro prima della dipartita, che cominciò a studiare il polacco. Il Mezzofanti è, come apprendiamo dagli scritti di Ricardo Casimiro Lewanski, il primo polonista bolognese. Più volte fu interrogato come mai avesse potuto giungere ad arricchire la mente di tanto estese e di tanto varie cognizioni, ed egli con ‘semplicità soleva rispondere «Io sono d’avviso che Iddio sia si compiaciuto di concedermi sì gran dono, perché io nel richiesi non per la vana e meschina gloria mondana, ma per la salute delle anime. Essendo sacerdote in Bologna mia patria in tempo di guerra, io visitava gli spedali militari e trovandovi infermi ungheresi e slavoni e tedeschi e boemi, e non potendoli confessare, e quel che è più non potendo ragionare e condurre i protestanti al seno della Chiesa Cattolica, mi sentiva straziare il cuore. Per la qual cosa essendomi dato con sommo ardore allo studio di quelle lingue, mi venne fatto di poterne imparare tanto quanto bastasse a farmi intendere. Non volli altro. Cominciai ad avvolgermi fra i letti degl’infermi e gli uni confessando e cogli altri conversando, venni di giorno in giorno accrescendo il mio vocabolarietto, sicché di mano in mano, aiutandomi Iddio, lo accrebbi in guisa, che alla lingua nobile aggiunsi i dialetti particolari delle varie provincie. Ad ogni forestiere, che per caso capitasse a Bologna, gli albergatori davansi premura di rendermi avvisato ed io accorreva e ragionava con essi interrogando, notando, esercitandomi nelle varie loro lingue.»

Nel carteggio del Mezzofanti nella Biblioteca dell’Archiginnasio sono conservate le testimonianze della corrispondenza tra il cardinale multilingue e alcuni ufficiali di allora, che confermano le capacità linguistiche del cardinale con il polacco e con il russo. Sia lo Zar Nicola Romanov che il principe Michele di Russia affermarono che non era possibile cogliere alcun accento straniero, tanta la precisione e la padronanza del prodigio bolognese. Lo stesso Adam Mickiewicz e il suo compagno Odyniec ebbero modo di confrontarsi, anche se in sola forma cartacea. Fu un prodigio anche in altro, infatti fun docente presso l’Alma Mater Studiorum, archivista, bibliotecario ecc. Il duplice stipendio che percepirà dall'Università di Bologna (per la cattedra e la Biblioteca), più i diritti d'esame, gli assicurarono un tenore di vita assai rispettabile. Continuò a godere delle entrate bolognesi anche una volta trasferitosi a Roma. Nel 1819 venne chiamato a far parte della Società Scientifica di Varsavia. Papa Gregorio XVI, suo amico e protettore, lo nominò Primo Custode della Biblioteca Apostolica Vaticana nel 1833 e lo elevò al rango di cardinale nel 1838. Morì a Roma nel 1849 all'età di 74 anni. Padre Charles William Russell, studioso irlandese conobbe Mezzofanti e rimase impressionato dal suo “dono”, sapeva esprimersi con correttezza anche in gaelico e inglese. Dopo la morte di Mezzofanti scrisse la biografia ritenuta ancora oggi la migliore “Vita del cardinale Giuseppe Mezzofanti e memoria dei più chiari poliglotti antichi e moderni: Dall'inglese recata in italiano e accresciuta di documenti.” Terminò i suoi giorni a Roma nel 1849 e alla Biblioteca Universitaria è collocato un busto in suo onore da parte del bibliotecario e presidente del Collegio dei filologi Liborio Veggetti. Anche la città di nascita volle dedicargli un busto: commissionato a Cesare Gibelli, nel 1851 fu posto nel Pantheon dei bolognesi illustri della Certosa. Nel 1857 Pio IX fece dono della sua biblioteca all'Università.

Manuela Capece

In collaborazione con Associazione Amici della Certosa.

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Uomini Illustri - Elenco delle collocazioni dei busti nella Sala del Pantheon, nel Cimitero Comunale della Certosa. 1819 | 1889

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Cimitero Comunale di Bologna. Estratto dalla rivista “Il mondo illustrato – Giornale universale”, Torino, nn. 34, 35, 36, 38, 42, 1847. Testi di Savino Savini, trascrizione a cura di Lorena Barchetti.

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Lino Signinolfi, Il Palazzo di Giustizia, la decorazione interna del Palazzo Baciocchi. Dalla rivista 'Bollettino del Comune di Bologna' numeri 11-12, novembre - dicembre 1924. Trascrizione di Lorena Barchetti.

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Il Piccol Reno - Foglio settimanale. 1845-1846. Tipografia San Tommaso D'Aquino, Bologna. Repertorio dei testi sulla Certosa di Bologna e di Quirico Filopanti. Trascrizioni a cura di Lorena Barchetti.

Ehi! ch'al scusa.. 1882 n. 12
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Ehi! ch'al scusa.., anno 3, n. 12, 25 marzo 1882, Bologna, Società Tipografica Azzoguidi

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