Melchiorri Sugano

Melchiorri Sugano

23 gennaio 1922 - [?]

Note sintetiche

Titolo di studio: Licenza elementare
Occupazione: Meccanico

Riconoscimenti

  • Partigiana/o ( 9 settembre 1943 - 21 aprile 1945)

Scheda

Sugano Melchiorri, da Aristide e Adalgisa Lambertini; nato il 23 gennaio 1922 a Crespellano. Nel 1943 residente a Bologna. Licenza elementare. Meccanico.
Prestò servizio militare in fanteria in Jugoslavia dal 1942 all'8 settembre 1943.
Dopo l'armistizio combattè a Postumia, a fianco dei partigiani jugoslavi, contro i tedeschi. Prima di rientrare in Italia consegnò le armi del suo reparto ai partigiani.
Subito dopo il ritorno prese contatto con Mario Musolesi e altri per dare vita alle prime squadre armate sulle montagne tra Marzabotto e Monzuno, divenute poi la brigata Stella rossa Lupo. Sin dall'inizio ebbe il comando di un battaglione, con il quale compì numerose azioni, secondo la tecnica della guerra per bande che aveva appreso in Jugoslavia dove il suo reparto era stato spesso impegnato nella lotta antipartigiana.
Il 25 maggio 1944, quando i tedeschi sferrarono la prima offensiva contro Monte Sole - sul quale la brigata aveva le sue basi - ebbe il compito di difendere l'abitato di Gardelletta, il punto principale del sistema difensivo. Mise in fuga gli assalitori e fece numerosi prigionieri.
Tra lui e Musolesi - il comandante del brigata - sorsero presto forti dissensi in merito alla conduzione della guerriglia. A ciò si aggiunga che erano due personaggi difficili con caratteri molto forti.
«Fra me e Lupo» - ha scritto Melchiorri - «nonostante fossimo amici, vi fu addirittura una rottura che avvenne i primi di luglio, a causa di divergenze fra gli uomini della pianura e della montagna, poiché la maggioranza degli uomini della pianura volevano che io, come comandante di battaglione, mi spostassi a Montefìorino per ragioni strategiche e cioè per il fatto che era divenuto impossibile restare fermi sempre nello stesso posto e cioè nelle montagne sopra Vado». Il 27 giugno 1944 - a Monte Ombraro (Zocca - MO) dove si era spostata la brigata - i partigiani furono invitati a scegliere la tattica di guerriglia da adottare.
La maggioranza confermò la fiducia a Musolesi. Melchiorri con 45 uomini - ai quali se ne aggiunsero altri 40 il giorno dopo - lasciò la brigata e si recò a Montefiorino (MO).
Al battaglione Sugano come fu chiamato da allora - anche se il nome ufficiale era battaglione d'assalto Stella rossa Sugano - fu affidato il compito di presidiare la zona di Frassinoro (MO). Alla fine di luglio il battaglione partecipò alla difesa della repubblica partigiana, attaccata da ingenti forze tedesche. A prezzo di gravi perdite, bloccò l'avanzata nemica verso Fontanaluccia (MO) - dopo lo sfondamento avvenuto a Villa Minozzo (RE) - e riuscì a sventare l'accerchiamento delle forze partigiane sconfitte e in ritirata verso la Toscana e il Bolognese.
Il 2 agosto, mentre tentava di attraversare le linee del fronte e di raggiungere la Garfagnana, già liberata dagli americani, cadde in un'imboscata al Passo delle Forbici (Villa Minozzo). Una decina di partigiani persero la vita, mentre solo 29 riuscirono a superare il passo. Con il grosso del battaglione si diresse verso Zocca dove sostò per riorganizzarsi.
Quando il CUMER ordinò alle brigate della montagna di far convergere su Bologna grossi contingenti, in vista di quella che si riteneva l'imminente insurrezione generale, iniziò la discesa verso la pianura.
Il 17 agosto - con quello che restava del battaglione, perché i partigiani modenesi si erano diretti verso la loro provincia, in previsione dell'insurrezione di Modena - raggiunse Anzola Emilia e entrò a fare parte del dist della 7a brigata GAP Gianni Garibaldi.
Divenuto comandante del battaglione Tarzan, che operava tra Anzola Emilia e Crespellano, in ottobre ebbe l'ordine di raggiungere Bologna e di acquartierarsi tra le rovine dell'ex ospedale Maggiore (in via Riva Reno, dove oggi sorge il Palazzo dello Sport) per prendere parte all'insurrezione popolare.
Alle ore 18 del 7 novembre, mentre era in corso la battaglia di Porta Lame, il comando della brigata gli ordinò di uscire dalla base per attaccare alle spalle i nazifascisti. Alla testa dì 38 uomini assalì il nemico, ingaggiando un furioso corpo a corpo nei pressi del «cassero» della porta. Colti di sorpresa, i nazifascisti furono costretti ad allentare la pressione contro la base partigiana sistemata nell'ex macello comunale, in via del Porto.
Grazie a questo attacco diversivo, i partigiani - che avevano già iniziato l'azione di sganciamento, scendendo nel canale Cavaticcio - riuscirono a rompere l'accerchiamento e a mettersi in salvo con i feriti.
Dopo la battaglia di Porta Lame - il battaglione ebbe un morto e 2 feriti - rientrò ad Anzola dove, per tutto l'inverno e la primavera, condusse la guerriglia contro i nazifascisti. Il 21 aprile 1945, alla testa del suo battaglione, liberò l'abitato di Anzola Emilia prima dell'arrivo degli alleati poi raggiunse la città per prendere parte all'insurrezione.
Riconosciuto partigiano dal 9 settembre 1943 alla Liberazione. Testimonianza in RB3. [O]

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