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Piero Mei

[?] - giugno 1948

Scheda

A Villa Fontana e a Medicina c’è ancora chi ricorda la figura di uomo e di medico del Dottor Piero Mei, nonostante siano passati diversi decenni dalla sua scomparsa avvenuta nel giugno del 1948 a seguito di un incidente stradale.

La nota biografica che Aldo Adversi gli dedica nel volume Cronistoria di una Comunità e della sua Partecipanza, edita qualche anno fa, ha in qualche modo risvegliato e riacceso in chi ha conosciuto Piero Mei da vicino la memoria, ma soprattutto la stima e l’affetto verso una persona ricca di umanità e nei confronti di un professionista di elevata preparazione. Tra le note riguardanti il denso curriculum del Dottor Mei, inviato dal figlio Alberto – egli pure medico – non sono tanto gli attestati di studio, di specializzazione e di prestigiosi incarichi ricoperti prima di giungere a Villa Fontana a rendere degno di particolare memoria e riconoscenza, e amabile il personaggio, quanto piuttosto quelli che testimoniano la sua opera svolta e come si è speso per tutti, indistintamente e incondizionatamente, nei momenti particolarmente difficili e delicati come l’ultimo periodo della seconda guerra mondiale e l’immediato dopoguerra. Quanto ricorda Aldo Adversi, frutto di conoscenza diretta, è sottolineato anche dalle memorie raccolte dal figlio riguardanti l’attività del padre proprio in quegli anni. Scrive Adversi: “Il medico condotto Piero Mei fu valente professionista che seppe soccorrere, anche sotto i mitragliamenti ed i bombardamenti aerei, gli ammalati ed i feriti e bene seppe contrastare l’epidemia di tubercolosi...”.

L’impegno del medico condotto di Villa Fontana, in campo antitubercolare, è detto espressamente in un’attestazione rilasciata dal direttore del Dipartimento provinciale dottor G. Tinozzi: “Da circa dieci anni il Dottor Mei ha collaborato con i Dispensari Antitubercolari, specie durante il periodo bellico, sia portando personalmente malati e seguendoli in seguito nell’assistenza e nelle cure; sia continuando vari pneumotoraci in persone che per i momenti critici erano impossibilitati a recarsi al Dispensario. Il Dott. Mei ha dimostrato sempre ottima cultura ed esperienza nella specialità, fatto non certamente comune”. Da parte di enti pubblici vengono riconoscimenti espliciti riguardo l’impegno profuso dal Dottor Mei per i bambini delle colonie marine. La testimonianza è in questo attestato redatto dal sindaco di Medicina Orlando Argentesi: “Questo Comune, unitamente a quello di Imola, presa l’iniziativa per l’allestimento della Colonia marina ‘Augusto Murri’ a Bellariva di Rimini, il sottofirmatario aveva offerto l’incarico, su parere del Prof. Addari, medico provinciale, circa lo studio del Regolamento per la Colonia, le modalità di scelta dei bambini per la formazione di turni maschili e femminili, la scelta del personale di vigilanza e di fatica da inviarsi nella Colonia, la tabella dietetica e tutto il funzionamento per ciò che ha riferimento con igiene e sanità, che il Dottor Mei accettò entusiasticamente l’incarico e stava per portarlo a compimento, quando, nello svolgimento del Suo dovere, veniva investito e decedeva sul posto”.

Della premura del medico Mei nei confronti di quanti avevano avuto bisogno di cure e di attenzione, fa testo il sintetico scritto redatto da M. Totti segretario dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia-Sezione di Medicina: “Il Dott. Mei durante la dominazione nazi-fascista, periodo bellico 1943-45, ha superato le molteplici difficoltà inerenti all’esigenza del suo servizio distinguendosi nel prodigare premurosamente e disinteressatamente la Sua opera ai numerosi sfollati e Partigiani interessandosi vivamente per sottrarre i lavoratori alla deportazione e ai pericoli dei lavori forzati nelle zone di operazioni tedesche, cooperando così alla lotta di liberazione”.

Da ultimo vale la pena di riportare integralmente quanto scrive ad Aldo Adversi il figlio Alberto. In questa testimonianza diretta emerge tutta la dimensione umana, civile e professionale del personaggio: “Un ricordo che reputo importante. Nel 1944 mio padre assunse come infermiera una dottoressa ebrea specializzata in oculistica che poté svolgere indisturbata la sua attività; naturalmente era poi mio padre a firmare le ricette. Data la scarsità di oculisti (se non l’assenza), la dottoressa ebrea svolse un’intensa attività avendo per clienti anche Gerarchi medicinesi. Pur essendo la popolazione al corrente dell’attività, non vi furono mai delazioni o lettere anonime alle autorità fasciste. Vorrei ricordarle che i collegamenti tra mio padre e i partigiani avvenivano tramite Giuseppe Bacchilega, comandante del 7° Gruppo di Azione Patriottica (GAP), come lei ben sa, usando come staffetta sua sorella Norma, che abitava da noi in qualità di collaboratrice domestica. Le forze armate tedesche dopo l’8 settembre avevano scelto come base logistica la nostra abitazione di Villa Fontana, residenza più appartata rispetto ad altre di Medicina e scartando Villa Romagnoli, nostra precedente dimora, che per le sue notevoli dimensioni poteva essere più facilmente individuata.

La casa fu completamente requisita (tranne l’ambulatorio di mio padre) e noi fummo trasferiti nelle cantine. Gli ufficiali avevano con sé alcune ragazze; nell’autunno del 1945 si presentarono a mia madre due di esse dicendo che gli ufficiali erano stati uccisi e chiedendo notizie di un terzo che risultava disperso. I militari germanici avevano tre bellissimi pastori tedeschi che furono abbattuti dagli Alleati (credo neozelandesi) in quanto, fedeli fino all’ultimo, impedivano di avvicinarsi ai cadaveri dei loro padroni. Nella nostra casa trascorse una notte anche il generale Kesserling, che nel commiato regalò alcune caramelle a mio fratello Vittorio”. È, questa, una pagina scritta certamente con tutta l’ammirazione e l’affetto di un figlio verso un padre precocemente scomparso, rimpianto dalla famiglia e da tutta la comunità. Ma è anche una bella pagina di storia che illumina un periodo buio e travagliato di cui è doveroso fissare memoria per gli esempi e le testimonianze eroiche meno note.

Luigi Samoggia

Testo tratto da "Brodo di serpe - Miscellanea di cose medicinesi", Associazione Pro Loco Medicina, n. 1, ottobre 2003.