Medicina - Periodo post bellico

Medicina - Periodo post bellico

Scheda

"Terminata la guerra nella luce di Vittorio Veneto, ai combattenti e mutilati, che avevano patito i disagi di lunghi anni di trincea ed avevano lasciato il meglio di sé sui campi di battaglia, sarebbe stato doveroso ed umano l'aiuto o almeno il riconoscimento ed il rispetto del sacrificio e del valore, ma nulla o poco venne fatto. Fu questo il nefasto periodo della negazione e del sovversivismo di marca straniera che imperò per le vie d'Italia e spadroneggiò su tutta la Nazione, con le imprecazioni alla guerra e le ingiurie a chi era tornato dal fronte coi segni nella carne della battaglie sostenute, per cui sembrava un disonore l'aver combattuto con fede per la Patria. Medicina fu tra i paesi che maggiormente divennero preda delle illusioni della dottrina sovversiva. Non desta quindi meraviglia se nell'immediato dopo guerra si deplora un inconcepibile assenteismo nel promuovere onoranze ai Caduti. Timori ed indecisioni si manifestarono persino allorché si trattò di decidere se la lapide ai Caduti, che oggi si ammira sotto la loggia dell'edificio comunale, dovesse essere murata all'esterno sulla pubblica via oppure entro il cortile del palazzo stesso, per le temute rappresaglie da parte della popolazione esaltata dalla mania distruggitrice di ogni ricordo di guerra. Si deve alla ferma decisione del Commissario prefettizio di quel tempo ed all'intervento di pochi reduci dei migliori se la lapide venne esposta all'esterno del palazzo comunale, sulla facciata prospiciente via Canedi. Per evitare però dimostrazioni ostili e tafferugli, la lapide venne scoperta senza nessuna commemorazione ufficiale e la cronaca registra che allo scoprimento prese parte un esiguo numero di persone. Nell'esaltazione dell'anarchia e del vizio troppi valori morali erano calpestati, troppe virtù disprezzate perché un simile stato di cose potesse prolungarsi.

E primi a scuotere il torpore paralizzante furono dei reduci dalle trincee che, come avevano brandito la spada per combattere il nemico straniero, si sentirono anche allora pronti a riprendere le armi per combattere il nemico interno. (...) Rifuse ancora il merito degli umili soldati che avevano col loro sacrificio conquistata la Vittoria all'Italia ed i Caduti per la Patria ebbero quelle onoranza che a Loro era sacro dovere tributare. Medicina in questa era fascista non fu parca di onori ai suoi Figli caduti: volle aperta la magnifica Loggia del palazzo comunale a loro onore, ed a perpetuare il ricordo della Vittoria conquistata col sacrificio di tante vite, fece incidere il Bollettino del 4 novembre 1918; volle poscia che quasi in un recinto sacro fossero raccolti nel Parco della Rimembranza simbolicamente tutti i suoi Morti. Infine nel corrente anno, con una austera cerimonia presenziata dalle maggiori autorità provinciali, venne inaugurata la Casa dei bambini "Ludovico Calza", dedicata anch'essa ai Caduti di guerra medicinesi, nell'atrio del quale edificio si legge il seguente motto: 'a martirum sacrificio vita nova resurgat'.

Per valorizzare maggiormente queste onoranze, valga conoscere che le sezioni delle Associazioni Famiglie dei Caduti in Guerra, Nastro Azzurro, Mutilati e Combattenti, raccolgono numerosi componenti, verso i quali le sezioni stesse sono larghe di aiuti, come conviensi verso chi veramente diede, sacrificandosi. (...) Il sacrificio dei Caduti è stato immenso giacché come giovani tronchi furono recisi quando più bello per Loro brillava il sole nella primavera degli anni e delle speranze. Ma quali migliori parole si possono dire per Loro se non terminando col ripetere quanto disse Pericle nell'elogio funebre dei Caduti ateniesi? Preferendo ad ogni bene la gioia di castigare il nemico e giudicando questo il più bello dei cimenti, vollero affrontarlo per castigare insieme e liberarsi dai pericoli: quanto all'incertezza del successo finale si rimettevano alla speranza ma quanto al pericolo che avevano sotto gli occhi pensarono di dovere confidare in sé stessi con l'azione. Giudicando più bello morire difendendosi che salvarsi cedendo, evitarono l'infamia e compirono di persona tutto il loro dovere. Nel breve istante in cui la sorte decise, si dipartirono da noi al colmo della gloria... Offrendo la loro vita per il bene pubblico si acquistarono lode eterna, tomba onorevolissima non soltanto dove essi giacciono ma dovunque la loro gloria invidiabile rivive in occasione di nobile discorso od impresa. E veramente ai prodi tutta la terra è tomba, e non solamente nella loro Patria li ricorda l'epitaffio delle lapidi ma anche in paese straniero dura la loro memoria presso ciascuno, molto più negli animi che nei monumenti. ...In mezzo alle diverse vicende della vita umana si considerano fortunati coloro che, come questi, incontrarono una morte gloriosissima..."

Testo tratto da 'Periodo post bellico', in 'In memoria dei medicinesi caduti per la patria 1915 - 1918', Medicina, Tipografia Luciano Luminasi, 1933.

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