Mazzanti Ivo

22 gennaio 1920 - 11 ottobre 1944

Note sintetiche

Titolo di studio: Licenza scuola media inferiore
Causa della morte: Suicidio per evitare la cattura
Occupazione: Studente

Riconoscimenti

  • Partigiana/o (25 gennaio 1944 - 11 ottobre 1944)

Scheda

Ivo Mazzanti, da Angelino e Rosina Tacconi; nato il 22 gennaio 1920 a Riolo Terme (RA); ivi residente nel 1943. Studente.
La prima educazione antifascista la ricevette in famiglia: dal padre apprese la fierezza a sopportare le persecuzioni del regime.
Il suo antifascismo, oltre che renderlo inviso ai compagni di scuola che lo esclusero dai loro giochi, gli procurò, già dalle elementari, non poche ingiurie e minacce da parte dell'insegnante. Una volta invece di disegnare lo stemma fascista, disegnò la falce e martello. Accompagnato alla segreteria del fascio, fu minacciato di ritorsioni sui familiari.
Prestò servizio militare in Jugoslavia. Qui prese i contatti con i resistenti e incominciò a svolgere propaganda antifascista fra i commilitoni.

Dopo l'8 settembre 1943 sottrasse dalla caserma, insieme con i compagni, armi per il movimento partigiano. Scoperto, fu processato e condannato a 9 anni di detenzione. Rinchiuso nelle carceri delle Murate (Firenze), pur di ottenere la libertà aderì alla RSI. Liberato, chiese un permesso per visitare i familiari e si diede alla latitanza.
Ritornato a Riolo Terme, entrò a far parte dell'8a brigata Garibaldi dove rimase fino al marzo 1944. Sfuggito a un rastrellamento tedesco, ritornò nella valle del Senio e organizzò i GAP.
Nel luglio del 1944 divenne comandante del battaglione Ravenna in sostituzione di Bruno Neri. Entrato nella 36a brigata Bianconcini Garibaldi assunse il comando del 2° battaglione. Sfuggito ai fascisti, questi ritorsero sui suoi familiari la loro rabbia. Mentre il padre e il fratello Medardo evitarono la cattura con la latitanza, la madre, dopo essere stata incarcerata e maltrattata, venne fucilata. Le sorelle vennero deportate.
Il 18 settembre 1944 fu incaricato di portarsi sulle colline faentine per partecipare alla liberazione di Faenza. Prese parte ai maggiori combattimenti della 36a brigata.
L’11 ottobre 1944 durante la battaglia di Santa Maria di Purocielo (Brisighella - RA) venne ferito al tronco. Nonostante che i compagni lo incitassero a porsi in salvo, decise di coprire la ritirata con il suo mitra. Dopo una strenua resistenza, esaurite le munizioni, si sparò un colpo di rivoltella pur di non cadere nelle mani nemiche.
Gli è stata conferita la medaglia d'argento alla memoria.
Riconosciuto partigiano dal 25 gennaio 1944 all'11 ottobre 1944. [AQ-O]

Note

E' ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno.

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Opere

Persone

Bibliografia
Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919- 1945)
Albertazzi A., Arbizzani L., Onofri N.S.
1985 Bologna ISB