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Mazza ferrata austro-ungarica

1915 | 1918

Schede

È stato osservato che la Prima guerra mondiale riuscì a coniugare il predominio assoluto della tecnologia con l’apice della barbarie. Le mazze ferrate, di cui furono dotate le forze armate austro-ungariche sul fronte italiano, costituiscono in qualche modo un emblema di questo nesso.

Armi primordiali, appena più evolute delle clave dei primitivi, vennero usate per finire i soldati italiani intossicati e tramortiti dai gas asfissianti, tecnologia quest’ultima tra le più innovative e inquietanti, e forse la più letale, tra le nuove armi sperimentate in quella terribile guerra. Il primo grande attacco coi gas fu compiuto dagli austriaci il 29 giugno 1916 a San Michele e San Martino del Carso: «in pochi minuti ottomila uomini vennero messi fuori combattimento: una percentuale – in rapporto alle forze impegnate – tra le più ingenti fra quelle causate dalle più dure battaglie» del conflitto. In moltissimi soldati caduti in quell’occasione furono riscontrate gravi ferite e fratture alla testa, dovute appunto alle mazze. L’immoralità di questi strumenti di morte fu immediatamente stigmatizzata dall’opinione pubblica italiana; per di più la mazza ferrata, con la sua forma inquietante e le sue origini medievali, si connotava ulteriormente come simbolo di disumanità e di barbarie. Per questo motivo essa fu subito utilizzata dalla nostra propaganda per screditare i nemici: sia che essi venissero ragurati come crudeli devastatori (il «barbaro invasore » di un celebre manifesto di Capranesi) sia sbeffeggiati come stupide marionette (come nelle strisce disegnate del giornale di trincea «La tradotta») essi impugnano o portano legata alla cinta l’immancabile mazza ferrata. Esistono svariati tipi di mazze, spesso di fattura artigianale e comunque molto rozza; alcune sembrano autocostruite; di solito il manico è in legno, mentre punte e parti contundenti in genere sono in ferro. Il tipo più diffuso è quello che presentiamo, con la doppia corona di punte corte attorno alla parte finale del manico, che termina con una sorta di lungo chiodo.

Mazza ferrata austro-ungarica, 1915-1918. Legno, ferro lunghezza cm 48 inv. n. 1758.

Otello Sangiorgi

In collaborazione con IBC - Istituto per i beni culturali dell'Emilia Romagna.