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Maria ausiliatrice, Don Bosco e San Domenico Savio

1987

Schede

Questo lavoro fu abbastanza sfortunato. Tutto aveva preso l’avvio nel gennaio 1984. Nella bella chiesa salesiana di via Genova, fatta negli anni Cinquanta su progetto di Giuseppe Vaccaro, si voleva realizzare un’opera che ricordasse Don Bosco (era prossimo il centenario della sua morte) e la sua devozione a Maria Ausiliatrice. D’impulso avevo immaginato una giovane Madonnina che stringendo al petto il suo Bambino, si alzava in volo verso il Crocefisso che campeggia al centro del bellissimo paramento murario di sfondo al presbiterio. Sbagliavo! «È una Madonna che scappa via» - disse il parroco - «la Madonna che apparve a Don Bosco non scappa; ha un grande mantello, con quel mantello protegge tutto il mondo».

Preparai un nuovo bozzetto in terracotta attenendomi ad un’immagine iconografica di Maria Ausiliatrice che mi fu data a esempio: cercai di fare una figura salda e monumentale che trasmettesse a un tempo accoglienza e protezione anche senza lo scettro e la corona dell’iconografia canonica. Apparentemente c’era tempo, poiché la data del centenario cadeva il 31 gennaio 1988; ma passarono due anni prima che la nuova proposta fosse definita e approvata. Così iniziai la statua della Madonna (la prima delle tre) il 2 agosto 1987, a soli sei mesi dalla data fissata per l’inaugurazione. Sei mesi possono sembrare tanti, ma se si considera il tempo richiesto da Brustolin per le fusioni, in realtà avevo poco più di due mesi per fare i modelli. Infatti non andò tutto liscio. Le fusioni furono attuate in un momento nel quale la fonderia era oberata dal lavoro. Alle mie ansie per il ritardo Brustolin mormorava: «Ho l’acqua alla gola… tutta la vita con l’acqua alla gola». Il risultato fu che si arrivò all’inaugurazione con solo due statue, e quella di Don Bosco, fusa all’ultimo minuto e internamente ancora umida per il lavaggio di svuotamento, continuò per mesi a produrre affioramenti biancastri attraverso le porosità del metallo. Avevo comunque cercato di fare del mio meglio, ma evidentemente con poco successo visto che oggi quelle tre povere statue non sono minimamente considerate nella guida della chiesa, né tantomeno lo sono nel sito della parrocchia.

Tornandovi per un nuovo incarico (il ritratto di don Gavinelli) sentii un prete dire «funziona» indicando la statua della Madonna. Evidentemente intendeva, in quel modo un po’ spiccio, che la statua era pregata (c’era un ex voto sulla parete). Se il bello e il brutto sono categorie fluide impossibili da definire, un’opera “funziona” se cattura chi la guarda.

Marco Marchesini

Testo tratto da "Marco Marchesini | La scultura, tante storie", catalogo della mostra, Museo civico del Risorgimento di Bologna, marzo-aprile 2022.