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Egisto Marconi

6 Giugno 1891 - 16 Gennaio 1968

Scheda

Figlio di Benedetto e Giuseppina Scappi, Marconi si avvicinò fin da giovane al socialismo, divenendo anche compagno di lotta di Benito Mussolini. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si arruolò nel 4° Reggimento di Marcia del 1° Straniero, facendo ritorno in patria dopo il suo scioglimento, alla fine del marzo 1915. A Milano, città verso cui si diresse dopo il conflitto, da operaio doratore e laccatore qual era, grazie ad un prestito di cinquanta lire assicuratogli da un prete, Marconi si dedicò all'attività di corniciaio. Nel 1929, separatosi dal socio del suo laboratorio – ubicato dapprima in via Pisacane e poi in via Tadino – cominciò a lavorare per conto dei musei tanto che, tre anni dopo, poteva vantare una ditta di venti operai. Già dall'inizio di quel decennio, però, Marconi – che «conosceva perfettamente gli stili di tutte le epoche» – si poteva considerare uno dei principali innovatori della cornice europea. Fu grazie a lui difatti se si svecchiò il modo di incorniciare i quadri, in un momento storico in cui la tappezzeria lasciò campo libero a pareti sempre più chiare, lisce ed uniformi, sulle quali era necessario che i dipinti venissero inseriti in pesanti cornici dal bordo nero o dorato. Questo era anche un periodo in cui pittori come Braque, Gris e Balla cominciarono a pensare la cornice come parte integrante del quadro, «avvertendo l'esigenza di far coincidere spazio dipinto e spazio circostante, per invadere col segno e col colore il limite tradizionale» della stessa rompendo così «la monocromia usuale». Marconi le sostituì quindi con manufatti realizzati a partire da vecchie strutture dalle quali veniva slavata la doratura, facendole assumere in tal modo una patina grigia dall'effetto leggermente marmorizzato, ottenuto spolverando sopra di essa un nuvolo di terra color polvere. Questo risultato fu raggiunto infine grazie anche ad una stretta collaborazione di Marconi con alcuni dei più importanti artisti dell'epoca, ai quali forniva cornici create appositamente per ognuno dei vari Mario Sironi, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Giorgio de Chirico che ricambiavano la sua competenza omaggiandolo con i loro quadri. Il successo di questo nuovo tipo di cornici fu tale che si impose a fino a tutti gli anni Quaranta.

Nel secondo dopoguerra Marconi si impegnò a favore della Pinacoteca di Brera, restaurando le cornici che erano state danneggiate durante gli spostamenti necessari per preservare i dipinti dalle conseguenze del conflitto mondiale appena concluso: fu talmente importante il suo contributo che, a detta del figlio Giorgio, «ancora oggi la maggior parte delle cornici della Pinacoteca […] sono sue».

Quando, afflitto da un male incurabile, Marconi pensò di chiudere la sua bottega, il figlio – ormai consapevole che gli studi in medicina non erano la sua strada – lo convinse a puntare su di lui per rilevare la corniceria: il padre gli concesse il beneficio del dubbio sotto forma di un prestito di ottocentomila lire ed il suo beneplacito affinché seguisse le sue orme, cosa che lo avrebbe portato a divenire col tempo un mercante d'arte internazionale ed un gallerista di chiara fama.
Marconi morì a Pavullo nel Frignano il 16 gennaio 1968, all'età di 76 anni.

Nel 1944 la rivista di architettura “Domus” scriveva di Marconi: «Il suo nome non ha mai avuto gli onori della cronaca. Il suo nome è una sagoma d'oro ben lavorata, un riquadro inconfondibile, una patina, un ornato, una sigla da battiloro. Presente in tutte le Biennali e Quadriennali, è stato il protagonista anonimo, il clandestino delle giornate d'inaugurazione e delle vernici».

Andrea Spicciarelli

FONTI E BIBLIOGRAFIA: D. A., Elogio di Egisto Marconi in “Domus. Architettura e arredamento dell'abitazione moderna in città e in campagna”, 202 (ottobre 1944); Giuseppe M. Jonghi Lavarini, P. Colombo, O. Quarenghi, Quadri e cornici, Milano, Di Baio Editore 1987; “Che il tempo sia passato non me ne sono neppure accorto, di sicuro mi sono divertito molto”. Intervista a Giorgio Marconi di Natalia Aspesi in Autobiografia di una galleria. Lo Studio Marconi 1965/1992, Milano, Skira Editore 2004, pp. VII-IX; Archivio Centrale dello Stato, MI PCM A5G, I g.m., b. 15, fasc. 20, sf. “Milano”, Telegramma-Espresso di Stato della R. Prefettura di Milano al Ministero dell'Interno del 27 marzo 1915; F. Sala, C'era una volta un corniciaio. Giorgio Marconi si racconta in “Artribune. Dal 2011 arte eccetera eccetera”, 10(novembre-dicembre 2012), pp. 42-45.

Scheda originariamente pubblicata in Tra Nizza e le Argonne. I volontari emiliano romagnoli in camicia rossa 1914-1915, a cura di M. Gavelli e F. Tarozzi, "Bollettino del Museo del Risorgimento", aa. 2013-2016, p. 220. Ultimo aggiornamento: 14 settembre 2021.