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Maltolto

1920 - 1926

Schede

Le cooperative “rosse” - aderenti alla Lega nazionale delle cooperative e mutue, d’orientamento socialista - furono uno dei primi obiettivi delle violenza fascista a Bologna come nel resto del paese.
Analoga sorte toccò - ma non si conosce la dimensione del fenomeno - alle cooperative “bianche” aderenti alla Confederazione delle cooperative nazionali, d’orientamento cattolico.
Molte cooperative furono date alle fiamme, altre sciolte, altre ancora fascistizzate. Con l’allontanamento forzato dei vecchi amministratori e l’imposizione di un nuovo gruppo dirigente fascista, molte cooperative sopravvissero, ma divennero “nere”.
Fu così che tra il 1920 e il 1926 l’ingente patrimonio delle cooperative “rosse” fu distrutto o confiscato o svenduto ai privati.
A farne le spese furono, in particolare, quelle agricole, quelle di produzione e lavoro e quelle di consumo. Anche le case del popolo - quasi tutte gestite in forma cooperativa - fecero la stessa fine.
Tutto questo patrimonio, che passò dalle mani dei lavoratori a quelle dei fascisti, fu chiamato “maltolto”. Da un’indagine fatta nel 1952 dalla Federazione provinciale delle cooperative e mutue di Bologna risulta che i fascisti, negli anni Venti, hanno requisito e svenduto: 14 cooperative di consumo per un valore - rapportato alla moneta del 1952 -di 266.958.000 lire; 19 cooperative agricole per 744.426.000 lire; 14 cooperative di produzione e lavoro per 283.432.000 lire; 9 case del popolo per 56.475.000 lire. Di altre 27 cooperative non è stato possibile accertare l’esatto ammontare del valore.
Durante la lotta di liberazione, la commissione giuridica del CLN bolognese - su richiesta del PSIUP - preparò un progetto di legge per la restituzione del “maltolto”. Fu studiato da Roberto Vighi*, con la collaborazione di Tito Carnacini* e Angelo Senin*; approvato dal CLN e presentato al governo dopo la Liberazione.
Il progetto ebbe un lungo e travagliato iter parlamentare, per cadere definitivamente dopo il 1947, con la fine dei governi di unità antifascista. Tutto il patrimonio delle cooperative “rosse”, requisito dai fascisti, è rimasto nelle mani di chi lo ha acquistato allora per pochi soldi.
Sono tornate ai lavoratori le poche cooperative tenute in vita del regime fascista, anche se fu loro impedito di svilupparsi.
Alcune case del popolo, trasformate in case del fascio, dopo la liberazione sono state acquisite dallo stato, quali proprietà del PNF, e oggi sono caserme. [O]