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Madre con il figlio milite della Guardia Civica Bolognese

1851

Schede

Il presente dipinto (olio su tela cm 141, 5 x 193), uno dei caposaldi della ritrattista di Clemente Alberi (1803 - 1864), è ampiamente documentato dalle fonti in quanto esposto al pubblico nello studio dell’autore in occasione della mostra tenutasi all’Accademia di Belle Arti nel 1851. Fu inoltre descritto da G. C. Lossada, uno studioso dell’epoca, che lo indicava in una sua recensione apparsa sulla rivista “L’Osservatore” come Ritratto di signora in atto di colloquio con un giovinetto milite. Documentazione, questa, rintracciata e segnalata da Claudio Poppi in una comunicazione scritta che costituisce un approfonditissimo e dettagliato studio del dipinto in questione. Come ritenuto dal summentovato scritto e come altresì risulta dall’esame del dipinto, nel declino del tardo Neoclassicismo italiano, vengono meno i temi eroico-pagani, si abbandonano gli exempla virtutis e irrompe una tematica politica e di impegno civile inerente i tumultuosi avvenimenti della prima metà dell’Ottocento, a tutti nota col nome di Risorgimento. Bologna aveva fatto la sua parte rendendosi indipendente nel 1848, ingaggiando, anzi, battaglia con la guarnigione austriaca nella famosa battaglia della Montagnola avvenuta l’8 agosto 1848. In quell’anno si era costituita una Guardia Civica cui appartiene indubitabilmente, ravvisandosene la divisa, il giovane milite del dipinto.

Il tono estremamente elevato dell’ambiente in cui si svolge la scena, conferma, qualora fosse necessario, come il Risorgimento fu propugnato da aristocratici, alto-borghesi, comunque tutti spiriti illuminati che incrollabilmente credettero nell’unità d’Italia, e prevalsero. L’Alberi stesso, autorità istituzionale in quanto docente della Pontificia Accademia di Belle Arti, parrebbe coinvolto in questo credo politico almeno a giudicare dalla disponibilità offerta all’esecuzione del dipinto. Il gesto del giovane poi, che pare indicare la fontana del parco all’inglese con tutto l’armamentario di elementi alla moda quale il salice piangente, la fontana che raffigura Leda violatao posseduta dal cigno, potrebbe, assai cripticamente, alludere alla dominazione Austriaca su Bologna col colore bianco del cigno, che era lo stesso delle uniformi austriache. Come che sia l’Alberi risulta artista di notevole levatura, nella resa delle superfici seriche, nella splendida trasparenza dello scialle, nella minuziosa, diligente cura del merletto e infine nell’accostamento del blu scuro della grande crinolina ottocentesca al rosso del panno, di tra il vellutato e il felpato, dei pantaloni del giovane armigero, terminanti in due scarpini (se ne vede solo uno), che si direbbero decisamente più adatti alla sala da ballo che al campo di battaglia. Aleggia su tutto il richiamo di alcune eccelse prove ritrattistiche di Ingres, non a voler suggerire una diretta dipendenza dell’Alberi, ma a conferma che l’eroismo neoclassico si stempera in moderazione accademica dai toni spesso edonistici e mondani.

Eugenio Busmanti

Bibliografia: G. C. Lossada, in “L’Osservatorio”, anno II, N. 63, mercoledì 12 novembre 1851. Courtesy Galleria Maurizio Nobile, Bologna