Salta al contenuto principale Skip to footer content

Umberto Macchia detto/a Macca, Ceppo, Sigfrido, Pini, Miro

6 ottobre 1904 - 18 Aprile 1989

Scheda

Umberto Macchia, «Macca, Ceppo, Sigfrido, Pini, Miro», da Achille e Florinda Ragazzi; nato il 6 ottobre 1904 a Bologna; ivi residente nel 1943. Falegname.
Antifascista, aderì all'organizzazione comunista nel 1922 prima nella FGCI e poi nel PCI.
Nel 1925 chiamato alle armi, fu destinato al 4° genio telegrafisti ed inviato ad Ozieri (SS); dopo 2 mesi fu trasferito in fanteria nel 24° rgt, a Merano (BZ), perché denunciato dalle gerarchie fasciste di Bologna come «rosso». Congedato nel settembre 1926 e rientrato a Bologna, svolse intensa attività politica clandestina.
Arrestato quale appartenente all'organizzazione comunista emiliana, scoperta nell'ottobre 1927, con sentenza istruttoria del 24 settembre 1928 fu prosciolto per non luogo a procedere. Nuovamente arrestato il 10 novembre 1928, dalla Commissione provinciale venne condannato a 3 anni di confino, ridotti a 2 dalla Commissione d'appello. Nello stesso anno fu schedato. Prosciolto il 4 febbraio 1930, riprese l'attività clandestina appena libero.
Arrestato quale membro del centro interno del PCI scoperto a Milano nel marzo 1932, fu accusato, con altri, di ricostituzione di partito disciolto essendo «funzionari di Partito i quali si recavano spesso all'estero, donde ritornavano con direttive e materiale vario». Con sentenza istruttoria del 3 ottobre 1932 fu rinviato al Tribunale speciale che, il 20 settembre 1933, lo condannò a 12 anni di carcere, che scontò nei penitenziari di Fossano (CN) e Civitavecchia (Roma).
Il 5 aprile 1937 fu inviato al confino a Ponza (LT) e, cinque anni dopo, il 4 maggio 1942, ebbe rinnovata la condanna.
Venne liberato, dopo la caduta di Mussolini, il 20 agosto 1943.

Nel corso della lotta di liberazione fu segretario della Federazione comunista di Forlì tra la fine del 1943 e gli inizi del 1944.
Passato ad operare nella provincia parmense, nel febbraio 1945, venne ferito alla gamba destra ed arrestato dalle SS tedesche a Parma; fu trattenuto presso il carcere del comando tedesco per 20 giorni e poi trasferito a Verona e di qui inviato nel campo di concentramento di Bolzano da dove fu liberato il 28 aprile 1945 (previa estrazione della pallottola da arma da fuoco dalla gamba).
Militò nella 28a brigata Gordini Garibaldi e nella SAP Parma. Riconosciuto partigiano dall'1 ottobre 1943 alla Liberazione. [AR]