Luigi Piana - l'artefice volatore

Luigi Piana - l'artefice volatore

1826 | 1853

Scheda

"Dopo le audaci imprese di Franceco Zambeccari, che proprio in Bologna, sua città natale, doveva chiudere tragicamente e gloriosamente la sua vita di coraggioso aeronauta, la nostra città divenne un centro eccezionale di prove volatorie. Lo spirito di emulazione spinse non pochi concittadini a seguire l'esempio dello sfortunato pioniere. (...) Le esperienze in tal modo si moltiplicavano per merito di questi precursori che molto spesso provenivano dalle file dell'artigianato ed era perciò gente umile ed un poco lontana dal mondo scientifico e dalle classi agiate, tanto da dover ricorrere quasi sempre a pubbliche sottoscrizioni per poter mettere insieme le somme occorrenti per eseguire i propri meccanismi volanti. Fra questi pionieri bolognesi è da rammentare Luigi Piana, da se stesso definitosi "Artefice volatore", fu anche aviatore di molto coraggio, seppur tanto sfortunato.

Già nel 1826 il nostro costruttore aveva messo insieme un piccolo modello di aerostato, del tutto nuovo nella sua forma complessiva, esposto nell'ingresso del teatro del Corso, con la speranza di trovare i fondi per eseguirlo di misura definitiva. Purtroppo il desiderio del Piana non venne esaudito ed il bravo progettista dovettere attendere ancora molti anni prima di poter mostrare ai propri concittadini un altro modello di macchina volante, ancor più migliorata in alcuni particolari di grandissima importanza per la sicurezza del volo. L'esposizione avvenne in un salone del Palazzo Sampieri nell'aprile del 1839, e tutti poterono constatare che l'aerostato del Piana poteva innalzarsi ed abbassarsi a piacere e trovare facilmente la corrente d'aria adatta al proprio volo, cose queste che fino allora non erano state raggiunte da nessun costruttore di palloni. Passarono ancora alcuni anni e poi finalmente il Piana potè costruire la sua macchina aerostatica pronta a spiccare il volo. Il meccanismo comprendeva due globi, uno piccolo ed uno grande e l'uno sovrapposto a l'altro, un ombrello paracadute ed una galleria munita di timone e di vela latina. Il palloncino era fissato ad una corda, che passando nel pallone maggiore entro una guaina di pelle s'arrotolava entro un rocchetto girevole posto nella navicella. Il paracadute era collocato fra il pallone maggiore e la galleria ed ordinariamente veniva tenuto chiuso, ma a momento opportuno si poteva aprire in forma convessa o concava, a seconda che si voleva ritardare l'ascesa o la discesa. L'aerostato fu posto in mostra nella grande sala a pianterreno del Palazzo Pepoli il 29 giugno del 1847. Per entrare si pagava un piccolo biglietto d'ingresso, ma il Piana, che era uomo di gran cuore e buon patriota, volle che parte dell'introito fosse devoluto agli amnistiati politici indigenti, usciti dal carcere in quei giorni per la clemenza di Pio IX. Dopo aver esposto il suo globo aerostatico Luigi Piana Pensò anche di salire fra le sfere celesti ed il primo volo avvenne l'8 novembre dello stesso anno. Il coraggioso "artefice volatore" partì dai giardini pubblici della Montagnola in compagnia di tal Giuseppe Ghedini e ridiscese dopo non molto e breve felice cammino. Il 14 novembre compì il suo secondo volo sempre innalzandosi dal medesimo punto di partenza e raggiungendo sull'imbrunire i pressi di Vergato, dove atterrò senza alcun incidente. Nella medesima sera il Piana si presentava nel Teatro Comunale, dove c'era spettacolo d'opera, ed il pubblico gli apprestò un'entusiastica manifestazione di simpatia.

Un terzo volo il Piana avrebbe dovuto compiere il 24 giugno 1848, ma purtroppo in quell'occasione avvenne un antipatico incidente, che lasciò a terra il volatore e mise in rovina il pallone. Messo in ordine il globo nel solito prato dei giardini pubblici, il nostro pioniere stava per salirvi sopra allo scopo anche di tentare alcuni esperimenti telegrafici. All'improvviso, però, la macchina volante esageratamente gonfia salì in cielo da sola sperdendosi fra le nubi. Dopo alcuni giorni il pallone veniva ritrovato da dei marinai di Chioggia, che si diedero la premura di spedirlo al suo legittimo proprietario. Come già si è detto l'aerostato era in cattivissima condizione, ma il nostro costruttore, per niente avvilito, lo restaurò interamente ed annunciò ai concittadini di voler riprendere al più preso il volo. Il manifesto, che avvertiva i bolognesi della decisione del Piana, annunciava la sua ascensione per il giorno 25 ottobre 1848, partendo dalla seliciata di San Francesco. In quei giorni Venezia resisteva strenuamente al nemico ed il pioniere dell'aviazione da ottimo patriota intendeva donare parte dell'introito ai coraggiosi difensori della città di San marco "di quella Venezia – com'egli scriveva nel manifesto d'invito – che oggi ancora dura e ferma e indipendente; che sta propugnacolo della italiana libertà, che sola in Italia d'oltre Po non vede faccia di straniero e non soggiace all'abborrita dominazione. A Venezia, a Venezia sia vòlto il cuore d'ognuno; e sarà lieto l'aeronauta di poter pur esso co' suoi sforzi recar soccorso alla Regina dell'Adriatico". Il volo, causa il maltempo, fu differito di qualche giorno, ma ebbe egualmente esito favorevole. Un'altra ascensione il Piana fece l'anno dopo, l'8 novembre, ma con un successo alquanto contrastato, soprattutto per aver perso durante l'esperimento uno dei due palloni. Nella primavera del 1852 rifatto l'apparecchio diede una prova pubblica, partendo dall'Arena del Sole e quindi quasi subito dopo se ne andò a Roma, a tentare la fortuna. Nell'Urbe il Piana ebbe buone accoglienze. L'esposizione del globo aerostatico fu visitata da migliaia di persone e diede un discreto introito. Il volo fu per se stesso felicissimo, ma ebbe conseguenze tragicamente fatali per l'audace aeronauta. Partito il 27 settembre 1853 dalle Terme di Diocleziano, scendeva alla distanza di quarantotto chilometri a Civitella San Paolo. Il viaggio non venne funestato da incidenti, ma quando i villici del luogo, dov'era sceso, si avvicinarono al pallone per raccoglierlo, s'accorsero che dentro la navicella il Piana giaceva morto, forse assiderato dall'eccessiva gelida temperatura incontrara nell'alto del cielo. Così drammaticamente veniva spezzata la coraggiosa esistenza di uno dei più arditi pionieri del volo". (Cesare G. Marchesini)

Una testimonianza dei voli bolognesi di Luigi Piana ci viene anche da Ercole Bottrigari, tratti dalla sua "Cronaca di Bologna". Novembre 1847: "Dal dotto ed infelice aeronautica Zambeccari in poi, i Bolognesi hanno sempre mostrata una predilezione pe' viaggi aerei, ed ora uno ora un altro si è persuaso d'inventare nuovi apparecchi che corrispondessero a trovare la direzione per le vie dell'aria; ora il concittadino Luigi Piana che fin dall'anno 1826 aveva inventata una Macchina Aerostatica composta di due globi, l'uno piccolo sovrapposto ad uno grande, caricati a gaz idrogeno, con un ombrello che, situato superiormente alla galleria, facesse il doppio uffizio di opporre un ostacolo di resistenza ad un troppo rapido innalzamento, così nel caso d'infortunio o di soverchia celerità nella discesa servisse da paracadute; ora dico il Piana suddetto per mezzo di sovvento è giunto a terminare il suo nuovo apparecchio e si propone di eseguire nel prossimo Maggio con pubblico esperimento, nella speranza di giungere ad equilibrarsi nelle regioni atmosferiche, e sciogliere così il grande problema della stazione dei globi aeronautici." "Certo Luigi Piana, barbiere, dopo 20 anni di durate fatiche, ha voluto per la prima volta effettuare una ascensione ne' pubblici giardini della Montagnola. (…) La prima corrente aerea lo diresse verso la bassa pianura, ma altra lo ricondusse verso la Città: prese terra in S. Vitale di Reno circa 4 miglia da Bologna col globo ancora abbastanza carico da permettere, cosa singolare, d'essere ricondotto dai popolani, stando il Piana entro alla galleria, di nuovo nella Città, dove fatte ascendere al globo le mura presso Porta Galliera, il globo reggentesi per propria forza, poté la sera vedersi ancora etro lo steccato di dove era partito. Sperano i Bolognesi che per questo esperimento e per altri che darà in seguito possa il povero Piana riparare alla rovina della sua piccola fortuna, causata dal desiderio di condurre a termine il suo progetto. Il cardinal legato lo regalò di non poco denaro, e nella sera l'Areonauta recato al Teatro Contavalli, ove recitano i nostri Filodrammatici a titolo di beneficenza, s'ebbe immensi e cordialissimi applausi degli spettatori. Animato da tanti incoraggiamenti, il Piana con altrettanto ardire tentò nello stesso luogo una seconda ascensione partendo alle 2¾ pomeridiane. Portato dalle correnti dell'Est, e giunto a notabile altezza, ristette alquanto, poscia rivolgendosi ad Est Sud-Est, fu veduto gettare della zavorra ed innalzarsi di più e volgendo direttamente al Sud perdersi fra le molte nubi che in quel giorno coprivano il cielo. Sull'imbrunire prese terra presso Vergato a ben 25 miglia dalla Città. Alle ore 11 della sera fece ritorno in Bologna e, recatosi al Gran Teatro, fu salutato con molti evviva, e poscia dal popolo ricondotto alla sua abitazione. 31 ottobre 1848: “E' questo il terzo esperimento che ha dato in Bologna col suo grande globo, sprovveduto però del piccolo che doveva stare superiormente al globo principale, siccome era stato annunziato. Appena sciolto il volo gli spettatori non videro più nulla in causa della grande nebbia che riempiva l'aere. Ciò ebbe luogo nelle ore pomeridiane del 30 corrente nella Selciata di S. Francesco. Dopo poco tempo discese fortunatamente presso il Ponte di S. felice ove prese terra. Nella sera il Piana presentavasi al Teatro del Corso fra gli applausi del pubblico. Durante l'esperimento, dalla Guardia Civica per istigazione del Padre Gavazzi fu, tra il molto popolo adunato, rinnovata una questua a favore di Venezia. Novembre: “Noterò qui un quarto volo eseguito sulle 3 pomeridiane del 5 novembre dal Piana nella Piazza o Selciata di S. Francesco. Fu la prima volta che la carica gli concedesse partire coi due globi ed a macchina completa, fornita cioè di quegli attrezzi che dovrebbero servire alle osservazioni e scandagli, dato che il Piana fosse suscettibile a ciò. E' però sempre ammirabile il di lui coraggio particolarmente nell'avanzata sua età. Ma se fu felice la partenza, non fu altrettanto della discesa che accadde nelle vicinanze di Riolo in Romagna, e fu di rammarico l'udire da lui stesso, quando si presentò al Teatro del Corso, come alla quasi isolata caduta non avesse potuto trattenere i Globi, risollevati nuovamente per l'aere e trasportati da impetuose correnti s'ignora in qual parte. Dolse poi scorgerlo ferito al capo e saperlo contuso in varie parti del corpo, in causa della troppo precipitosa discesa".

2020, aggiornamento ottobre 2022.

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