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Località Bertalia (Bologna)

Insediamento

Schede

La frazione di Bertalia, oggi parte del quartiere Navile, si sviluppa nelle vicinanze della chiesa di San Martino in Bertalia, a nord-ovest del Centro di Bologna. La prima menzione documentata di questa località è datata al 28 febbraio 1062, all’interno di un documento contenuto nell’archivio dei canonici della Chiesa Bolognese in cui la zona è denominata “Brittalia”. Una menzione come “Bretalia” datata 1153 fa pensare che il nome possa derivare dalla corruzione della parola latina “Brateletum”, ovvero “terreno ghiaioso, pieno di sassi sul limitar di un fiume”, confluito anche nel dialetto bolognese col termine “Berleta”. L’epoca di costruzione della chiesa di San Martino in Bertalia non è certa, ma essa figura in un elenco delle chiese parrocchiali di Bologna del 1300 e sappiamo inoltre che nel 1366 ad essa venne accorpata anche la parrocchia della chiesa di Santa Maria di Roveretolo, andata distrutta in un incendio. Nel novembre del 1942 la parrocchia di Bertalia diventa parrocchia urbana.

Il borgo di Bertalia, oggi ormai inglobato nel tessuto urbano bolognese, era un tempo ben distante dalla città, con circa 3 km di campagna che lo separavano da Porta Lame rendendolo un vero e proprio paese autonomo, percepito dai suoi abitanti, la maggior parte dei quali contadini e braccianti, come psicologicamente distante dal capoluogo. Sviluppatosi durante il Medioevo come centro di scambio fluviale per la zona ovest di Bologna, Bertalia si trasformò, durante l’età moderna, in un centro agricolo, con la costruzione di ville contornate da campi, maceri e frutteti affidati al lavoro di contadini mezzadri.  Con la conquista napoleonica, nel 1800, Bologna venne annessa alla repubblica Cisalpina e Bertalia fu inquadrata all’interno del IV distretto della provincia di Bologna. Durante questo periodo l’economia mezzadrile ed il sistema delle ville andarono in crisi e la comunità di Bertalia si trovò in grave difficoltà con un numero sempre crescente di disoccupati e malati. Un leggero miglioramento delle condizioni di vita, favorito anche dalla campagna vaccinale contro il vaiolo del 1817, si ebbe a partire dalla metà degli anni ‘10 del XIX secolo, ma la comunità della frazione rimase per la maggior parte povera e legata soprattutto al contesto rurale fino ai primi decenni del ‘900.

Nel marzo 1902 parte del grande complesso dei Frati Olivetani, l’attuale Caserma Varanini, venne adibita a manicomio (Stabilimento pedagogico per frenastenici), svolgendo tale compito fino al 1915, quando venne affiancato da un ospedale militare, venendo poi dismesso completamente nel 1918. Non presentando importanti centri industriali o di scambio la frazione di Bertalia non venne presa particolarmente di mira durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale; ciononostante durante l’incursione del 24 luglio 1943 oltre trenta bombe, indirizzate verso la vicina linea ferroviaria, colpirono la zona. Trentadue bombe caddero nei pressi di Via Lazzaretto, una bomba esplose poco fuori dalla chiesa danneggiandone la porta laterale, mentre un’altra perforò il tetto della Chiesa e si conficcò, inesplosa, tra la sagrestia e la cucina della canonica, venendo poi rimossa nei mesi successivi dal corpo degli artificieri. Nel settembre del 1943 il Tiro a segno nazionale venne adibito a luogo di fucilazioni, ospitando, tra l’8 settembre 1943 ed il 21 aprile 1945, l’esecuzione di 270 pene capitali per mano dei nazifascisti. Tra l’ottobre 1943 ed il novembre 1944 Bertalia ospitò in un magazzino di legname di Via Zanardi, in zona Pescarola, la statua del Nettuno, spostata per evitare danni durante i bombardamenti.

Andrea Fava, dicembre 2022.