Liceo Laura Bassi (1919 - 1945)

Liceo Laura Bassi (1919 - 1945)

Scheda

Nel primo dopoguerra la R. Scuola Normale femminile “Laura Bassi” (liceo durante la Grande Guerra) prosegue ancora per qualche anno la sua vita consueta, ma di lì a poco, il 1° ottobre 1923, in seguito alla riforma Gentile, la Scuola Normale si trasforma e diviene Regio Istituto Magistrale, riassorbendo in sé anche la Scuola Normale “Anna Morandi Manzolini”, istituita venticinque anni prima.

Oltre ad una diversa organizzazione, che prevede un “Corso inferiore” quadriennale e un “Corso superiore” triennale; oltre ad un diverso piano di studi, da cui spariscono Calligrafia, Lavori femminili, Agronomia, Lavoro manuale e Morale e subentrano Latino, Filosofia, Religione e, nel corso inferiore, Lingua straniera; per la prima volta nella sua storia il portone di via Sant’Isaia 35 viene varcato a studenti di sesso maschile.
Inizialmente l’Istituto Magistrale così riformato non gode di grande favore, né attrae l’auspicata popolazione maschile: nei primi anni, infatti, le iscrizioni calano radicalmente, fino a dimezzarsi (dalle oltre 700 iscrizioni del 1918/19 si cala alle 368 del 1926/27), mentre il numero di alunni maschi è davvero irrisorio e fino al 1929 nei corsi superiori non arriva a superare la decina.
Nel 1929, però, una Legge dello Stato viene a favorire l’iscrizione dei potenziali maestri attraverso la diminuzione delle tasse scolastiche o l’esenzione dal pagamento e di lì a poco, grazie all’incremento delle iscrizioni di entrambi i sessi, nell’Istituto “Laura Bassi” si assiste ad una fase di grande espansione: nel 1930/31 gli iscritti sono 515 tra Corsi inferiori e superiori; nel 1932/33 sono 977; e poi via via in crescita fino ai 1587 iscritti nel 1937/38, di cui un terzo maschi. Anzi, l’utenza è così numerosa che la sede di via Sant’Isaia n. 35 non è più sufficiente, e dal 1932 la scuola viene a occupare anche alcuni locali in via Sant’Isaia n. 18, e alla fine degli anni ’30 anche in via Riva Reno n. 118.
Il 31 gennaio 1935 l’ombra della guerra inizia ad allungarsi sulla scuola: s’inaugurano infatti, per gli studenti maschi, i corsi di Cultura militare, finalizzati all’«educazione integrale dei giovani dell’Italia fascista», mentre alle giovani allieve l’Italia fascista chiede di essere future spose e madri competenti, se nel 1935 «nelle stesse ore (di Cultura militare) le alunne seguiranno lezioni di cucito» e negli anni successivi di Puericultura.
Nel 1938 l’abominio delle leggi razziali colpisce anche l’Istituto “Laura Bassi”, nei sui docenti e nei suoi studenti. Tra gli insegnanti vengono infatti allontanati dal servizio Giulio Neppi, professore di Italiano e Storia, Cesare Valabrega e Olga Supino entrambi insegnanti di pianoforte; mentre tra gli studenti vengono espulsi dalle classi: Dina Rossi, che nel 1939 può sostenere l’esame di abilitazione magistrale solo da privatista; Liliana Sinigaglia, che torna tutti gli anni a sostenere gli esami, fino al diploma nel 1942; sua sorella Silvana, che si presenterà anch’essa ogni anno come privatista, senza però arrivare a conseguire il diploma a causa dell’occupazione nazista dal settembre 1943; e Cesare Carpi, che ritroviamo partigiano della 7a Brigata Modena. Non fu espulsa invece dall’Istituto (veniva da Mantova), anzi ne fu accolta come privatista all’esame di abilitazione per l’a.s. 1940/41, Lucia Ventura, poi tra le vittime bolognesi della Shoah.
A partire dalla dichiarazione di guerra, il 10 giugno 1940, la scuola si prepara ad affrontare, come poco più di vent’anni prima, una quotidianità sconvolta dagli eventi bellici, che traspare dalla riduzione degli orari di lezione, dalla frequenza delle circolari sulle maschere antigas, sui ricoveri antiaerei, sulle esercitazioni per giungervi rapidamente; e poi la guerra si rivela nella raccolta di lana e metalli, nell’introduzione di un’ora settimanale di propaganda patriottica, nella predisposizione di doni e vestiario per i combattenti, nelle circolari sul conferimento di diplomi a titolo d’onore alla memoria di studenti caduti…
E intanto la popolazione scolastica cala drasticamente: nei corsi superiori i 670 alunni del 1939/40 diventano 535 nel 1941/42, scendono a 477 l’anno successivo, e precipitano a 279, di cui solo 61 maschi (poi ridottisi a 43 l’anno seguente), nel 1943/44. E non è un caso, poiché dopo l’Armistizio e l’occupazione tedesca della città, il 10 settembre 1943, la ricerca di uomini da armare entra anche dentro le mura delle scuole, con una circolare del Provveditore che ordina ai Capi d’Istituto di controllare se tra gli alunni iscritti ve ne siano di appartenenti alle classi 1923-1925 che non abbiano ancora risposto alla chiamata alle armi e, se ve ne sono, di denunciarli ai Distretti Militari.
All’oppressione nazifascista incuneatasi così profondamente anche nel mondo della scuola, risponde però anche dalla scuola, dagli alunni e dagli ex-alunni ora maestri, l’anelito alla libertà: infatti una ricerca che ha incrociato i dati dei Registri annuali del “Laura Bassi” con il Dizionario biografico di Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese, 1919-1945, l’archivio on-line Storia e memoria di Bologna e l’archivio dell’Istituto Parri, ha consentito di individuare 43 alunni ed ex alunni del Laura Bassi – 14 donne e 29 uomini - che parteciparono alla lotta di liberazione come partigiani o come benemeriti, come patrioti o come staffette; tra essi vi sono anche sette caduti per la libertà:
Ginetta Chirici, uccisa a 20 anni il 4 ottobre 1944 nell’eccidio di Ca’ Biguzzi di Casaglia, nel contesto della strage di Marzabotto;
Laura Guazzaloca, catturata mentre assisteva dei feriti, deportata a Fossoli e ivi fucilata a 24 anni, l’11 novembre 1944;
Medardo Cesari, morto in combattimento a Bologna, a 30 anni, il 24 febbraio 1945;
Dante Corazza, deportato in Germania e morto di stenti al ritorno, il 12 dicembre 1945, a 18 anni;
Franco Danielli, fucilato a Sasso Marconi a 22 anni, il 17 ottobre 1944;
Lelio Lama, ucciso a 20 anni vicino ad Arezzo (Stia), il 17 aprile 1944, insieme ad altri 16 partigiani;
Marcello Serantoni, catturato, torturato nel carcere di Treviso e poi fucilato a 24 anni, il 27 gennaio 1945.
Per i nomi e le storie (scolastiche e resistenziali) dei “partigiani del Laura Bassi” si rimanda alla pagina web.

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