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Alfonso Leonesi

14 Gennaio 1848 - 24 Settembre 1908

Scheda

Nacque in via Riva Reno a Bologna il 14 gennaio 1848, da Raffaele ed Elisa Borgia. Fin da giovanissimo fu attratto dagli ideali patriottici e repubblicani, tant'è che a soli quindici anni, nel 1863, fu arrestato con l'accusa di aver tentato di organizzare un gruppo di volontari che partisse per la Polonia appena insorta contro il regime zarista. 

Si arruolò volontario tra i garibaldini che combatterono in Tirolo nella Terza guerra d'indipendenza (1866) e l'anno successivo partecipò alla Campagna dell'Agro Romano per la Liberazione di Roma, raggiungendo il grado di caporale furiere. Nel 1870 accorse in Francia per arruolarsi nell'Armata dei Vosgi, nella quale fu nominato sergente furiere: fu ferito nel corso della battaglia di Digione (21-23 gennaio 1871), pochi giorni prima della firma dell'armistizio tra le forze transalpine e quelle prussiane. All'indomani dello scioglimento del corpo volontario garibaldino, stando a quanto annotato nel Registro-Rubrica degli affiliati ai partiti sovversivi della Prefettura di Bologna, «Rimas[e] a Parigi durante la Comune», episodio che lo spinse a "convertirsi" (è la parola) agli ideali internazionalisti. Nel 1873 combatté in Spagna nelle guerre carliste, al fianco delle forze federaliste. Al suo rientro a Bologna aderì al Fascio Operaio, nato nel novembre di due anni prima. Il 16 marzo fu arrestato per aver preso parte, a Rimini, al primo congresso della Federazione Italiana dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori. L'estate successiva fu tra i fautori del tentato moto anarco-internazionalista dei Prati di Caprara (8 agosto 1874): fallita l'insurrezione, riuscì ad organizzare la fuga del leader della Prima Internazionale Michail Bakunin. Lo stesso Leonesi fu costretto a riparare in Svizzera assieme alla sua compagna Ersilia Cavedagna.

Trasferitosi da Lugano a Marsiglia e quindi ad Algeri, dove lavorò come cameriere in un ristorante, rientrò in Italia nel 1877 per sfuggire ad un'epidemia di colera. Nella sua città natale trovò lavoro nell'azienda dell'acquedotto, ma dovette soffrire la perdita del figlio Algerino. In questo torno di tempo tornò alla politica attiva, contribuendo alla ricostituzione della sezione internazionalista felsinea (sciolta dopo i moti del Matese) assieme a Teobaldo Buggini, Alceste Faggioli ed altri. Arrestato e processato a Forlì con l'accusa di far «parte di associazione criminosa o di malfattori detta l'Internazionale o degli internazionalisti», fu assolto. Fatto nuovamente ritorno a Bologna, prese a lavorare come bigliettaio e poi come cassiere nella locale azienda del Tramway. Dimessosi a causa di contrasti con il nuovo direttore dell'ente, Leonesi avviò un piccolo commercio di alimentari. Sono anni questi in cui, politicamente, si avvicinò al socialismo costiano, occupando le cariche di consigliere e tesoriere della Società Operaia, dalle quali si dimise nel 1889. Iscritto alla Massoneria, nel 1884 ottenne il grado di maestro. Nel 1897 partecipò, in qualità di volontario della 4a compagnia (2° battaglione) della Legione garibaldina comandata Ricciotti Garibaldi, alla guerra greco-turca di quell'anno: la spedizione culminò nella battaglia di Domokos del 17 maggio. Nel 1898 fu arrestato in seguito alla reazione ai Moti del pane: tornato in libertà dopo una prigionia di pochi mesi, scelse di emigrare in Egitto, stabilendosi al Cairo, dove trovò un impiego presso l'azienda tramviaria come capo-deposito. Ammalatosi, tornò in patria: iscrittosi al neonato Partito socialista italiano, ottenne un impiego presso la Federazione provinciale dei lavoratori della terra.

Morì all'Ospedale Maggiore il 26 settembre 1908 all'età di 60 anni: fu definito «il tratto d'unione fra la generazione del periodo eroico del garibaldinismo, e quello delle prime conquiste per l'emancipazione delle classi lavoratrici». Ai funerali, molto partecipati, intervennero il garibaldino Cevenini, l'avv. Alberto Calda per l'Unione Socialista, l'onorevole Genuzio Bentini, Argentina Bonetti Altobelli per la Federterra e Mammolo Zamboni per i libertari. Così Il Resto del Carlino del 29 settembre descrisse quella giornata:

«Sul feretro erano le corone della famiglia, degli amici, dei commilitoni, della Federazione dei lavoratori della terra, dei garibaldini autonomi, ed altre corone erano portate a mano. Seguivano in gruppo parecchi garibaldini e reduci, amici, compagni di fede, vecchi rivoluzionari dell'Internazionale e combattenti: Buggini, Berardi, Guardigli, Lolli, Negri d'Imola, Mariani di Ravenna, l'avvocato De Cinque, il prof. Guadagnini, l'onorevole Bentini, l'avv. Calda, Grossi, Lodi, Tonello e parecchi giovani ammiratori dell'uomo buono e disinteressato, costante ne' suoi principi. Numerosissimi i sodalizî con bandiera. Garibaldini autonomi, reduci garibaldini di Bologna e d'Imola, Unione Socialista, Associazione Radicale di Bologna, Sezione Socialista d'Imola, Carrettieri, Ramai, Coop. Risveglio Proletario, Anarchici di Bologna, Società Operaia Femminile, Lavoratori del Libro, Lega Muratori, Tramvieri, Società Operaia Maschile di Bologna, Circolo Repubblicano, Lattonieri, Lega Amarattori da canapa, Comune di Baricella col consigliere Mandoli, Lega di Baricella, Ricreatorio della Società Operaia, Lega Gasisti, Lavoratori della mensa, Fornai, Vagliatori di ghiaia, Coop. Previdenza e lavoro, Lega di Sacerno, Carrozzai, Società Artigiana Maschile, Società di Cremazione, XX Settembre, Conciapelli, Braccianti, Circolo Anticlericale del Rione d'Azeglio, Gazosai, Pastai, Pasticceri, Lega mobili in ferro, Associazione dei romagnoli, Gargiolari, Pilarini, Coop. Avanti, M. S. amarratori, Macellai, Falegnami, Coop. Fratellanza proletaria, Coop. Buoni Amici, Circolo Socialista di San Martino di Lugo, Lega Lavoranti in concimi chimici, Lega Infermieri, Bustaie, Metallurgici. Poi un gruppo di lavoratori budriesi senza bandiere in rappresentanza del comune, della cooperativa, delle organizzazioni operaie socialiste; un altro gruppo di medicinesi, con rappresentanze e le bandiere del comune, dei braccianti, del circolo socialista, l'operaia, la lega mista; un altro gruppo per Castelmaggiore col gonfalone, il sindaco e la bandiera della lega braccianti, e il gonfalone di Borgo Panigale. V'erano ancora le bandiere dei minatori di gesso, dei cappellai e dei fornai. Qualche altra si è aggiunta al corteo. E una moltitudine immensa di popolani, di amici, di estimatori del valore e della immutata fede faceva ala e seguiva il lungo corteo. Moltissimi erano venuti di Romagna, da Budrio, Imola, Medicina. La moglie, la figlia e la sorella piangenti erano in carrozza in coda al corteo. A porta Sant'Isaia parlò primo il garibaldino Cevenini, ricordando il commilitone valoroso, il fervente propugnatore degli ideali di giustizia sociale. L'avv. Calda per l'Unione socialista, ricordò il combattente per la patria, in Grecia, tranquillo e sereno. Meglio cadere allora che assistere alle ipocrisie, alla debolezza del proletariato, lacerato da lotte infeconde, lontano dalla vittoria. Ma il Leonesi lasciò un grande esempio di fede e di virtù. Il Bentini rievocando la figura del Leonesi affermò che questi poteva dirsi già morto, da qualche tempo. Egli sopravvisse a sé stesso. Era il ricordo sopravvivente di un'epoca d'azione, di lotte, di sacrifici. Il popolo vedea in lui riassunte le sue virtù e l'onora; ma la grande manifestazione di lutto non cancellerà la vergogna della morte in ospedale. Andrea Costa solo avrebbe potuto ascoltare l'anima del Leonesi e ripeterne la voce in una strofe alata, Cipriani avrebbe potuto dire dell'uomo d'azione; ma sebbene lontani il loro spirito poteva ritenersi presente. Il popolo ascolti la voce e segua l'esempio che viene dalla tomba. Argentina Altobelli ricordò il modesto lavoratore dell'ufficio della federazione dei contadini; un giovane parlò per gli amici di fede vecchi e nuovi; Mammolo Zamboni pei libertari, accentuando la nota anticlericale. Indi il feretro passò fra due ale [sic] di bandiere che s'inchinarono e proseguì per la Certosa».

Andrea Spicciarelli

FONTI e BIBLIOGRAFIA: F. Tarozzi, Leonesi, Alfonso in Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, vol. II, I-Z, Pisa, BFS 2004, ad nomen; Alfonso Leonesi in “Il Resto del Carlino” (27 settembre 1908); I funerali di Alfonso Leonesi in “Il Resto del Carlino” (29 settembre 1908); Archivio di Stato di Bologna, Gabinetto di Prefettura, Registri Vari, Registro-Rubrica degli affiliati ai partiti sovversivi, ad nomen (copia depositata presso la Biblioteca del MRBo); MRBo, Posizione d'Archivio Leonesi Alfonso.

Scheda redatta il 20 maggio 2020. Ultimo aggiornamento: 30 aprile 2021.