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LEONE X

11 Dicembre 1475 - 1 Dicembre 1521

Scheda

LEONE X (1513- 1521) – GIOVANNI DE’ MEDICI (1475 – 1521)

Il cartiglio papale dice: LEO X· PONTIFEX MAXIMVS / OLIM BONONIÆ LEGAT

La famiglia Medici è tra le più famose famiglie principesche d'Italia. 
Originaria del Mugello e trasferitasi a Firenze, i suoi membri esercitarono il mestiere di mercanti e banchieri. Le fortune della casa cominciarono con Cosimo il Vecchio, ricchissimo mercante, che divenne praticamente Signore di Firenze pur senza mostrarlo apertamente. 
La potenza dei Medici raggiunse l'apogeo con Lorenzo detto il Magnifico che divenne l'arbitro della politica italiana del suo tempo.
Investiti del titolo di duca nel 1530, i Medici governarono la Toscana per due secoli e si estinsero con Gian Gastone nel 1737. La famiglia dette alla Chiesa tre Papi e numerosi Cardinali, Vescovi, Arcivescovi, ecc. Alla stessa famiglia appartenne pure il celebre codottiero Giovanni dalle Bande Nere.

Nasce a Firenze l’11 dicembre 1475, secondogenito di Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsini. Per tutta l’infanzia godette degli insegnamenti dei più illustri esponenti della cultura fiorentina del tempo.

La sua carriera ecclesiastica fu avviata dall’età dei 7 anni con l’intento di affinare l’intesa fra la famiglia Medici e il Papato. A sette anni ricevette la prima tonsura, a otto fu investito degli ordini minori e della dignità di protonotario.
Fu ricoperto da benefici ecclesiastici toscani e non solo (ricevette infatti benefici da parte dei vari sovrani europei con cui il Magnifico intratteneva rapporti di amicizia).
Nel 1487 avvenne il matrimonio fra Maddalena de’ Medici (figlia del Magnifico) e Franceschetto Cibo (figlio dell’allora papa Innocenzo VIII).
Grazie a questo matrimonio Giovanni entrò in lizza per la promozione al cardinalato, che avvenne nel 1489 all’età di 13 anni. Tanto che Innocenzo VIII insistette per rendere questa promozione segreta per i successivi tre anni.

Si trasferì a Pisa per intraprendere gli studi universitari, terminati nel 1492. Vestì quindi le insegne cardinalizie e si trasferì a Roma per prendere parte al Sacro Collegio. Nel 1492 però morì Lorenzo de’ Medici, lasciando la guida della famiglia all’immaturo Piero.
Giovanni divenne legato papale per la città di Firenze, ma fu costretto a tornare a Roma per il conclave, vista la morte di Innocenzo VIII.
I due principali candidati per l’elezione al soglio pontificio erano Rodrigo Borgia e Giuliano della Rovere. Seguendo gli ordini del capofamiglia Piero, Giovanni si schierò dalla parte dei Della Rovere ma il papa eletto nel 1492 fu Rodrigo Borgia, che prese il nome di Alessandro VI.

L’inimicizia del vincitore gli rese consigliabile stare lontano da Roma ma la situazione a Firenze cominciò a diventare molto scomoda. Nel 1494 infatti i Medici vennero cacciati dalla città e Giuliano, insieme ad altri componenti della famiglia, intraprende un viaggio per l’Europa.
Tornato a Roma nel 1500, si trasferisce a Sant’Eustachio (palazzo Mediceo nella capitale) da uomo maturo. Riuscì a modificare l’alone negativo che aleggiava sulla sua famiglia, rendendola polo di riferimento per gli ambienti di opposizione al regime del Soderini a Firenze.
Si propose da Roma come continuatore della stagione artistica portata avanti dal padre a Firenze.
Nel 1503 morì Piero, rendendo Giovanni capofamiglia dei Medici in esilio a Firenze.
Nel 1503 morì anche Alessandro VI, aprendo le porte per il pontificato del Della Rovere, nuovo papa Giulio II.
Dopo alcuni anni passati nella penombra, entrò nelle grazie del papa quando quest’ultimo rovesciò la propria politica nei confronti del sovrano francese Luigi XII. Giulio II voleva rafforzare la politica dello Stato Pontificio rendendolo guida di un’Italia sgombra da dominatori oltremontani.
Luigi XII a sua volta sosteneva il governo del Soderini a Firenze. Nel comune nemico i due trovarono un comune accordo.
Nel 1511 venne nominato legato di Bologna e Romagna, col compito di recarsi nel teatro di guerra contro i francesi. Con forte disdegno del Pontefice però, il Medici si rifiutò di attaccare la città felsinea, tornata sotto il governo dei Bentivoglio nel maggio dello stesso anno.
Giovanni si limitò a strappare Modena alla famiglia Estense.

Dopo la battaglia di Ravenna (1512), vinta dal sovrano francese alleato con la città di Ferrara, fu fatto prigioniero ma liberato durante il suo trasferimento in Francia. Partecipò allora al congresso di Mantova dove riuscì ad ottenere che i suoi alleati deliberassero per la restituzione della città di Firenze ai Medici.

Ottenute le truppe per gentile concessione spagnola, partecipò in prima persona alle operazioni militari che portarono alla conquista e saccheggio di Prato (29 agosto) che spaventarono i fiorentini a tal punto da convincerli a destituire il Soderini (31 agosto) e ad aprire le porte ai Medici (1° settembre).
La sua clemenza verso gli sconfitti e la ricerca di un consenso interno che desse l’impressione di continuità nei confronti del periodo repubblicano aumentò il suo rispetto da parte del Collegio Cardinalizio, che sperava in un Pontefice dedito alla pace e al perdono per dimenticare le attitudini guerrafondaie di Giulio II, appena defunto.

Malgrado i suoi 37 anni, venne infatti eletto papa dopo un brevissimo conclave, e prese il nome di Leone X.
Decisivi furono sia la sua malferma salute, che non faceva presupporre un pontificato particolarmente lungo, sia la riconciliazione col cardinale Francesco Soderini.
La sua politica pare volta a imporre il dominio mediceo nell’Italia centrale, favorendo l’espansione economica e politica fiorentina nelle regioni pontificie. Subito dopo la sua elezione giunsero a Roma i principali membri della famiglia Medici.
Lorenzo (figlio di Piero) venne incaricato di governare Firenze, affiancato da Giulio (futuro Clemente VII) che venne nominato arcivescovo della città toscana e successivamente cardinale.
Le prime decisioni del pontefice, nello scacchiere europeo, paiono volte alla moderazione. Anche quando decise di aderire alla lega antifrancese formata da Enrico VIII d’Inghilterra e Ferdinando di Spagna, la sua adesione fu più che altro formale.

Decise di acquistare la sovranità di Modena dall’imperatore, dietro il versamento di quarantamila ducati, in vista dei diversi dissidi fra Spagna, Impero e Francia.
Tutta la politica di Leone X in questo primo periodo aveva il fine di imporre uno stabile equilibrio fra le potenze operanti nell’Italia settentrionale.
Ma dovette rinunciare alla sua neutralità quando nel 1524 a Luigi XII successe Francesco I, che riprese il progetto di invasione dell’Italia, non solo verso il milanese anche verso l’Italia del Sud.
Questo progetto delineò l’Italia in due schieramenti: da una parte la Francia con Venezia, dall’altra l’Impero, la Spagna, il duca di Milano, Genova e gli Svizzeri. Dopo i primi tentativi di mediazione con entrambe le fazioni, Leone X decise di creare una nuova signoria comprendente Parma, Piacenza, Modena e Reggio investendone Giuliano.
Aderì poi alla coalizione antifrancese e dispose l’intervento dell’esercito della Chiesa, guidato da Lorenzo, contro le truppe francesi scese in Italia. L’esercito della Chiesa, però, era stato fortemente indebolito dalla defezione del conte d’Urbino, passato dalla parte del re francese.

Nel 1515 il re francese sconfisse la coalizione e recuperò il ducato milanese e la sua presenza minacciava Parma, Piacenza e la stessa Firenze.
Leone X cercò e trovò un accordo col monarca, cedendo Parma e Piacenza (reintegrate nel Milanese) ma otteneva, oltre a benefici commerciali e monopolio su tratte del sale, la protezione di Firenze.
I termini dell’accordo furono poi confermati durante l’incontro fra il re ed il papa a Bologna nel dicembre del 1515.
Il successo della politica del nuovo sovrano francese obbligava Leone X a consolidare il proprio controllo dell’Italia centrale.
Nel 1516 l’esercito pontificio e quello fiorentino conquistarono Siena, impresa che venne a colpire gli interessi di tutte le potenze straniere in Italia. L’Impero vantava diritti di alta sovranità sullo Stato senese. La Francia, come la Spagna, aveva amici e alleati nelle famiglie senesi più importanti.

A questo punto, Leone X si rivolse contro il duca d’Urbino. All’interno della famiglia medicea c’era però divisione sulla politica da portare riguardo il duca. Giuliano si opponeva ad un’impresa armata contro il duca, impresa invece sostenuta da Lorenzo. La morte di Giuliano tolse però ogni dubbio e nel maggio del 1516 l’esercito di Lorenzo de’ Medici penetrò nel ducato.
Ma il duca, Francesco Maria Della Rovere, non si diede per vinto, anche perché non tutte le potenze europee erano contente del consolidamento mediceo nell’Italia centrale.
Nel 1517 il Della Rovere attaccò Urbino, che rientrava nelle sue mani.
Stroncata una congiura portata avanti dal Sacro Collegio dei cardinali (a cui seguì una modifica consistente nella struttura di quest’ultimo, dandolo in mano a persone di sicura fedeltà al papa), Leone X aveva bisogno di denari per portare avanti la guerra contro Urbino.
Avendo ottenuto non troppi successi portando avanti l’approccio bellico, Leone pensò a una soluzione diplomatica. Aderendo all’ennesima lega antifrancese stipulata tra Inghilterra, Spagna e Impero, ottenne in compenso una consistente somma dal monarca Enrico VIII.
Il mese successivo concludeva la pace con Francesco Maria Della Rovere, che cedeva Urbino e si ritirava a Mantova con una somma certamente superiore ai 100.000 ducati. La guerra era costata a Leone X (Secondo i calcoli del Guicciardini) circa 800.000 ducati, ma il possesso della città era di grande importanza per la politica medicea.
Nel 1518 si aprì però la questione della successione all’Impero. L’imperatore Massimiliano intendeva far riconoscere i diritti del nipote Carlo (già re di Spagna) alla successione. A questi diritti si opponeva il monarca francese. Entrambe le possibilità erano un grosso pericolo per il papato, la politica italiana e l’equilibrio europeo in generale. Carlo in Italia aveva il Regno, con la Sicilia e la Sardegna, Francesco invece aveva il ducato di Milano e Genova.
Leone X inizialmente cercò un’alternativa alle due figure, che per un breve tempo fu Federico di Sassonia. Ma lo scarso seguito che aveva alla Dieta fece desistere Leone. Aprì allora trattative con entrambi i sovrani, finendo per sostenere Carlo quando fu lampante che la Dieta avrebbe reso lui vincitore. Il 28 giugno 1519 Carlo fu eletto imperatore dell’Impero.
Gli ultimi due anni di governo pontificio furono caratterizzati da rapporti contrastanti con Perugia (il cui signore, Giampaolo Baglioni, venne condannato a morte il 1520 e sostituito col cugino Gentile) e con Ferrara.
Dopo aver provato a invadere il ducato estense con le proprie forze, e aver constatato l’impossibilità di quest’impresa, decise di seguire la via dell’alleanza con l’Imperatore, ma poco dopo l’inizio della guerra Leone X morì a Roma, il 2 dicembre del 1521.

La politica italiana ed europea, però, non fu l’unica a caratterizzare il Pontificato di Leone X. Infatti, la sua continua necessità di denari, dovuta sia alle guerre sia alla vita sfarzosa che portava avanti alla corte, suscitarono le ire e il malcontento di molti. Uno fra tutti: Martin Lutero.
L’indulgenza concessa a tutta la cristianità fu ciò che fece traboccare il vaso.
L’indulgenza consisteva in un condono delle pene che il credente avrebbe dovuto scontare in purgatorio. In questo caso, lo “sconto” offerto era proporzionale alla quantità di soldi versati nelle casse dello Stato Pontificio.
In Germania la riscossione fu particolarmente scandalosa e portò all’affissione nel 1517 delle famose 95 tesi di Lutero sulla chiesa di Wittenberg. Probabilmente una reazione decisa e veloce, riguardo questa iniziativa, avrebbe marginalizzato il problema ed evitato quello che sarà uno scisma.
Ma, delegato il problema a teologi tedeschi, Leone X fu costretto l’anno successivo a invitare Lutero a Roma, dove quest’ultimo sostenne le sue tesi. Nel 1520 condannò i punti fondamentali della dottrina Luterana con una bolla papale (Exsurge Domine) che Lutero, oramai seguito da moltissimi, bruciò in pubblico.
Nel 1521 allora il Pontefice scomunicò Lutero con un’altra bolla e, dopo il Concilio di Worms dove il monaco sostenne nuovamente le sue tesi, e l’Editto di Worms, con cui Carlo V scomunicava il monaco, il mondo germanico e del nord Europa aveva già avviato il processo di separazione dalla Chiesa Cattolica.

Dal momento che prima di essere eletto Papa, Giovanni dei Medici fu Legato di Bologna, nella Sala Urbana è presente anche il suo stemma araldico