L'economia della Canapa

L'economia della Canapa

1809 | 1873

Scheda

Nel 1809 a Bologna sono attive 19 fabbriche addette alla tessitura della seta. L'occupazione risulta leggermente superiore rispetto al 1806. Esse impiegano 5.163 operai, dei quali 4.350 donne e 416 ragazzi. L'anno seguente, però, le manifatture si sono ridotte a 14, con solo 2.660 addetti. Nel 1811 si assiste ad un calo ulteriore: solo 12 opifici con 1.854 operai. Il settore della filatura ha dati migliori: nel 1811 gli operai occupati sono 1.870, contro i 470 del 1806. La filatura della canapa conta invece 67 opifici nella provincia e i tre presenti nel comune di Bologna impiegano da soli 1.581 operai. Sempre nel 1811 nel settore della lavorazione della lana sono in funzione quattro stabilimenti con 298 operai occupati, con una situazione stagnante rispetto agli anni precedenti.

1824 | Agostino Melloni, medico originario di Pieve di Cento, fondatore di una tessitura di drappi e nel 1810 di una fabbrica di ombrelli di seta, tenta di innovare l'industria tessile locale, impiantando a Bologna una grande manifattura per prodotti di seta e dotandola di macchine, che migliorano il telaio francese “Jacquard”. Il suo metodo nella “licciatura” - operazione di tessitura fatta con un dispositivo, il liccio, che abbassa alternativamente i fili pari e dispari dell'ordito - può “gareggiare eziandio coi metodi esteri più rinomati”. Egli è comunque un'eccezione in un panorama di ristagno e decadenza del comparto bolognese della seta e della canapa, che ormai esporta solo prodotti grezzi. L'industria della seta occupava un tempo quasi i tre quarti della popolazione urbana. Nel 1824 restano solo 921 addetti: 78 uomini, 83 ragazzi e 760 donne. La crisi del settore ha indotto gli investitori a trasferire i loro capitali nella produzione agricola.

1829 | La produzione agricola nel bolognese risente positivamente del processo di trasformazione del settore avviato in epoca napoleonica. La proprietà nobiliare ha perso terreno e si è accentuata la penetrazione del capitale nelle campagne. Diversi proprietari si sforzano di dare alle loro aziende un volto più moderno e al passo coi tempi. Nel 1829 la produzione supera del 30-50% quella degli anni precedenti all'arrivo dei Francesi, creando una eccedenza di cereali, disponibili per l'esportazione. La produzione di vino, canapa e foraggio conosce in questo periodo un sensibile aumento. La coltivazione della canapa arriva ad occupare consistenti territori nel Bolognese, toccando il culmine negli anni Settanta dell'800. Oltre che la coltivazione della pianta, in campagna si svolgono anche le “lunghe lavorazioni preliminari” all'estrazione della fibra tessile: maceratura, essicazione, gramolatura, scavezzatura. Le ultime fasi vedranno a fine secolo l'introduzione di apposite macchine.

1841 | Carlo Frulli pubblica presso la Tipografia Sassi e Fonderia Amoretti l'opuscolo Sull'avvenire della industria. Brevi considerazioni economico-statistiche, dedicato a Camillo Pizzardi. Pur non parlando della situazione bolognese esso appare come un forte richiamo al "radicale rivolgimento" in atto nell'economia e "il segno dell'affacciarsi di una nuova mentalità industriale" (Dal Pane). Secondo l'autore il marchese Pizzardi "unisce in alto grado il vero spirito della grande industria". L'ascesa economica del Pizzardi è cominciata durante il periodo napoleonico, durante il quale ha acquistato terreni a poco prezzo dall'asse dei beni nazionali. Messi a coltura a riso e canapa, vi ha applicato sistemi e tecniche nuove. In seguito ha perfezionato i suoi mulini aumentandone la produttività e si è dato al poco praticato commercio del riso.

1851 | Un gruppo di nobili e di ricchi borghesi di Bologna, tra i quali l'ex ministro Marco Minghetti, il conte Zucchini, il banchiere Raffaele Rizzoli, riuniti nella Società Anonima Bolognese, promuove la costruzione di un grande e moderno opificio per la filatura della canapa nei pressi di Casalecchio di Reno, in località Canonica, inglobando edifici industriali un tempo adibiti a cartiera e raffineria d'olio. Prima di avviare lo stabilimento, il gerente visita diversi tipi di filande in Europa, constatando la superiorità delle macchine inglesi su quelle francesi. Installa quindi sul canale di Reno impianti inglesi, con la consulenza tecnica di capi fabbrica inglesi. La filanda di Casalecchio può essere considerata emblematica della linea di sviluppo industriale portata avanti a Bologna in questi anni, di quel tipo di "industria naturale" - cioè basata su materie prime prodotte in loco - che molti operatori economici propugnano da tempo. Nel 1857 la fabbrica conta 150 operai, dei quali circa cinquanta ragazzi tra i 13 e i 15 anni, impegnati per 13 ore al giorno. Nel 1861 dei 300 addetti quasi la metà sono donne. A fine secolo il canapificio della Canonica ha oltre 500 operai ed è tra i primi in Italia per dimensioni, macchinari e disponibilità finanziaria. Viene dotato di nuove macchine e innovative procedure e progressivamente ampliato, soprattutto dopo la sua acquisizione, nel 1906, da parte del Linificio e Canapificio Nazionale.

1852 | L'imprenditore Bignami, in società con la ditta commerciale del banchiere Raffaele Rizzoli (1806-1875), impianta a Bologna una filanda meccanica per la canapa e il lino. Lo stabilimento è situato nei pressi dei giardini della Montagnola, dietro all'arena del Gioco del Pallone. La direzione è affidata all'inglese John Dyer. Così lo ricorda Ercole Bottrigari nella sua Cronaca di Bologna: "È coll'animo lieto per la progrediente nostra industria, che ricordo in queste pagine la creazione di una Filanda meccanica Bolognese per Canepa e lino, istituita dall'intraprendente nostro Concittadino Enea Bignami,' il quale colla Ditta Commerciale R. Rizzoli e C. formò una Società al fine di utilizzare sul nativo terreno il più bel prodotto della nostra agricoltura, prodotto che da tanto tempo partiva nella sua materia prima, rimanendo noi tributari all'estero, sia pe' filati che per le tele. Lo stabilimento, che sussiste per una Società anonima di azionisti, è posto alla destra dei Giardini pubblici alla Montagnola, dietro il giuoco del Pallone. La direzione è affidata ad un distinto giovane Inglese il Signor Giovanni Dyer". Nello stesso anno tra il 9 e l'11 ottobre, presso la Villa Legatizia di San Michele in Bosco, si tiene la prima Esposizione Agrario-Industriale. Lo scopo degli organizzatori non è tanto quello di esporre “oggetti peregrini o nuovi”, ma di far conoscere i prodotti delle aziende agricole e delle manifatture locali, per studiarli e portarvi miglioramenti. Sono insigniti, tra gli altri, il meccanico bolognese Alessandro Calzoni, che ha inventato una macchina per “iscavezzare e gramolare” la canapa, il conte Enrico Grabinski, che espone alcune piante di riso della Carolina.

1855 | In occasione dell'l'Esposizione Mondiale di Parigi, Bologna vi invia alcuni prodotti delle proprie industrie. Anche la canapa è rappresentata attraverso “mazzi di fusti” tagliati per la macerazione e canape lavorate. In quasi tutte le Esposizioni mondiali la canapa felsinea è sempre presente come una delle produzioni tipiche locali.

1862 | Lo stabilimento per la filatura della canapa alla Canonica di Casalecchio - località che prende il nome da un complesso religioso fondato nell'XI secolo dai Canonici di S. Maria di Reno - vince un premio alla Grande Esposizione che si tiene a Londra tra il 1° maggio e il 1° novembre 1862. E' il più importante opificio industriale della provincia e il primo in Italia tra quelli che si dedicano in esclusiva alla filatura della canapa, proveniente dalle provincie di Bologna e Ferrara.

1873 | Giuseppe Valla e Andrea Mazzanti, lavoratori di canapa, danno vita a una Società Cooperativa con l'intenzione di soccorrere i colleghi senza lavoro e di “procurare l'emancipazione dell'operaio dal capitale per renderlo libero produttore”. Negli anni successivi molte categorie di lavoratori accedono all'associazionismo cooperativo, dai fabbri agli scalpellini, dai lanternai (1874), tipografi, conciapelli e guantai (1875).

In collaborazione con Cronologia di Bologna della Biblioteca Sala Borsa.

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