Lapide di Taddeo Pepoli

Lapide di Taddeo Pepoli

1347 | 1350

Scheda

"Non è stato ancora possibile tradurre integralmente l’iscrizione corrosa della pietra Tombale che deve risalire a non oltre il 1350. La scoperta dovuta a Ferdinando Rodriquez. La cronaca deve registrare un importante ritrovamento avvenuto in questi giorni nella Certosa, e propriamente fra i monumenti antichi recentemente sistemati in alcune sale adiacenti al “Chiostro del 1500”.

La felice scoperta si deve al dottor Ferdinando Rodriquez, direttore della Biblioteca universitaria, il quale, passando in rassegna gli antichi monumenti trasportati nel secolo scorso nella nostra Certosa, fermò la sua attenzione su un grosso lastrone marmoreo alto circa due metri e largo circa un metro, recante incisa una lunga iscrizione, la cui lettura si dimostrava, se non proprio impossibile, certo molto problematica a causa della corrosione della lapide e dell’alterazione subita dall’epigrafe. Per mesi e mesi il dott. Rodriquez – che nel frattempo ha avuto pure la ventura di ritrovare in Certosa anche un importante frammento della tomba del decretalista Bonandrea de’ Bonandrei – non ha desistito dal proposito di voler interpretare ad ogni modo l’enigmatica iscrizione, tentando anzitutto, con pazienza certosina, di individuarne le lettere nel marmo corroso e manomesso. La lettura dell’epigrafe, esaminata per il momento solo in fotografia anche dal prof. Giorgio Cencetti, ha fatto arguire al dottor Rodriquez che si è davanti alla lastra tombale originale di Taddeo Pepoli (1337-1347), sepolto in “San Domenico”. Nella iscrizione disgraziatamente troppo mutila sia in principio sia in fine perché se ne possa oggi fare la lettura completa, è tuttavia chiaramente leggibile il nome di Giovanni Pepoli figlio di Taddeo, il quale curò la messa in opera della lapide certamente sepolcrale, come si rileva dal penultimo rigo dove è stata letta la frase “pro…et suorum heredum”, cioè “per…e dei suoi eredi”. Sapendosi, intanto, che Bologna venne, nel 1350, ceduta ai Visconti da parte dei Pepoli, è chiaro che la lastra dovette essere scolpita tra il 1347 e il 1350 per servire di chiusura alla tomba di Taddeo. Poco dopo, poi, e comunque non oltre il 1386 – anno in cui fu emesso un bando degli Anziani con cui si ordinava che le armi e divise dei Pepoli dovevano venir cancellate sia nella città sia nel contado – anche il pesante lastrone dovette venir scalpellato nello stemma e manomesso nell’iscrizione. Rimase così, assolutamente dimenticato e irriconoscibile, nel piano della cappella di San Michele fino ai primi anni dell’Ottocento, allorquando fu trasportato in Certosa, insieme con altre lastre tombali e monumenti, e murato in un’oscura saletta, dove giacque sempre ignorato fino ad oggi essendovi stata anche sovrapposta una scala di legno che portava ad alcune sale soprastanti. Il ritrovamento viene pure a dare l’attesa risposta alla domanda di quanti si meravigliavano come mai, prima che nel Cinquecento venisse eseguito il monumento onorario che tutti conoscono, nessuna iscrizione fosse stata posta a ricordare ai posteri l’antico signore di Bologna."

Da 'Importante ritrovamento alla Certosa - La lapide di Taddeo Pepoli, signore di Bologna', senza data. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti.

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Descrizione del Cimitero di Bologna
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Descrizione del Cimitero di Bologna (Description of the Certosa cemetery), fascicolo XLI, ultimo della Collezione. Giovanni Zecchi, Bologna, 1829. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa.

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