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Lapide del mortaio

lapide Fine del I secolo a.C.–inizi del I secolo d.C.

Schede

Provenienza: Bologna, Muro del Reno

TRASCRIZIONE

Externis natus ter-

ris monimenta loca-

vi e parvo nobis

quod labor arte

dedit patrono

et una coniugi feci

meae

TRADUZIONE

Nato in terra straniera, ho predisposto il monumento. Dal nulla, solo con ciò che mi hanno dato il lavoro e l’ingegno. Per il mio patrono, per mia moglie e per me stesso ho fatto (questa sepoltura)

Questa stele è del tutto simile alla sua vicina, la lapide del guardiano di maiali; nonostante siano state rinvenute lontane dal loro contesto originario, reimpiegate come materiale edilizio nel cosiddetto Muro del Reno, gli studiosi sono concordi nel ritenere le due stele parte di una stessa area funeraria, nella quale doveva essere presente anche un terzo monumento che ricordava il nome del defunto. Di lui non sappiamo quindi il nome ma da questa iscrizione scopriamo che era nato lontano da Bononia, che era stato schiavo e con il suo lavoro, nel quale doveva essere uno specialista, aveva potuto ottenere la libertà e la ricchezza necessaria per pagare la tomba di famiglia per se stesso, sua moglie e anche per il suo ex padrone, divenuto patrono. Il rilievo rappresenta strumenti di lavoro, forse un mortaio, ovvero il recipiente nel quale venivano pestate erbe e carni.

Curiosità: il testo di questa pietra appartiene a una particolare categoria di epigrafi funerarie, quella dei carmina: si tratta di brevi poesie alle quali venivano affidati i sentimenti di compianto, riflessioni sulla propria vita, dialoghi immaginari con i viandanti, speranze sul destino che attende ognuno dopo la morte. Spesso venivano formulati usando “frasi fatte” di autori e poeti importanti, immagini ricorrenti, versi presi in prestito da formulari noti, con esiti che dipendevano dalla cultura del compositore.

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Descrizione tecnica

Arenaria: 186,5x46,5x32 cm. Inv. 19004