Lapide ai dipendenti del Comune di Bologna caduti in guerra

Lapide ai dipendenti del Comune di Bologna caduti in guerra

lapide 1 giugno 1924

Scheda

I GIUGNO MCMXXIV
I DIPENDENTI DEL COMUNE
CONSACRANO ALLA IMMORTALITA'
I NOMI DEI COLLEGHI CADUTI
NELLA GUERRA LIBERATRICE

ACHILLE ACCORSI
GIUSEPPE ANESTINI
ADELMO BACCHILEGA
PAOLO BALDAZZINI
GIUSEPPE BARBIERI
OTTAVIO BERGAMI
DOTT. UGO CALCATERRA
ERMINIO CASADIO
GIUSEPPE CASARI

PROF. PIETRO CONDULMER
GIUSEPPE CRISTOFORI
NATALE CUPPI
DEMETRIO DAL BAGNO
GUIDO DALL'OSSO
ROMEO FRANCHINI
FRANCESCO GUALANDI
RENZO GUIDICELLI
CESARE LELLI 

CLETO LULLINI
RAFFAELE MANFREDINI
FERDINANDO NALDI
GIUSEPPE ORSI
GUALTIERO PICCININI
ROBERTO PUDIOLI
GIOVANNI SACCENTI
DINO SASSOLI

Palazzo d'Accursio, Piazza Maggiore. Anno di posa 1924. Posta a cura del Comune di Bologna. Nel cortile della Cisterna di Palazzo Comunale o d'Accursio è collocata una grande lapide in marmo e bronzo dedicata ai dipendenti del Comune caduti durante la Grande Guerra, progettata da Roberto Cacciari, con sculture di Arturo Orsoni.

Testo tratto da: Bollettino del Comune di Bologna rassegna mensile di cronaca amministrativa e di statistica. A cura dell’UFFICIO Istruzione – Redazione ed Amministrazione presso il Municipio di Bologna. Numero 6, giugno 1924. Trascizione di Lorena Barchetti. LA SOLENNE INAUGURAZIONE DELLA LAPIDE IN ONORE DEI DIPENDENTI COMUNALI CADUTI IN GUERRA

Domenica, uno giugno, ha avuto luogo una solenne cerimonia per la inaugurazione della lapide in memoria dei dipendenti comunali caduti per la Patria. Nell’atrio della residenza municipale, sono presenti il sindaco comm. Puppini con gli assessori Giordani, Pedrazzi, Ravà, Salvatorelli; gli on. Manaresi e Biagi e i consiglieri comunali Paoletti, Ramponi, Luminasi, col segretario generale del Comune comm.re Sommariva; il prefetto comm.re Bocchini col cav. Di Stefano; S.E. il Cardinale Arcivescovo mons. Nasalli Rocca; generale Di San Marzano, comandante della Divisione anche in rappresentanza di S.E. Sani; i generali Monteguri, Durando e Paolini dei RR.CC.; console Borghi capo di S.M. del Comando 7° Zona per il generale; S.E. Alberici, Primo Presidente della Corte d’Appello; commendator Turchi, Presidente della Deputazione provinciale col segretario generale della Provincia cav. Gheduzzi; commendator Rocca, Procuratore generale; il questore comm. Giannini; capitano Ciancabilla, medaglia d’oro; comm. Nadalini, Presidente dell’Ordine degli Avvocati; signorina Codecà per l’Associazione Donne dei combattenti; alcune madri e vedove di Caduti per l’Associazione Nazionale Madri e Vedove; i consiglieri dell’Associazione Nazionale fra mutilati ed invalidi di guerra cav. Guiduzzi, Vignudelli, Dotti e Ciancabilla; tenente Brizio per il Comando della R. Guardia di Finanza, ed altri. E’ pure presente una larga rappresentanza di capi ufficio, capi servizio e dipendenti comunali. I dipendenti della Provincia sono rappresentati dal comm. Modonesi. A lato della lapide presta servizio d’onore un drappello di pompieri in alta uniforme col Gonfalone del Comune: sono pure presenti plotoni di vigili urbani, dazieri, carabinieri e militi della Croce Rossa. Notiamo poi numerose rappresentanze di Associazioni patriottiche con vessilli, fra le quali l’Associazione Combattenti, Mutilati, Bersaglieri in congedo, Marinai in congedo, Veterani, Balilla, Piccoli Italiani ecc. Nella sala che precede l’ingresso alla Residenza presta servizio la Banda Municipale. All’arrivo di S.E. il Ministro Oviglio si inizia la cerimonia al suono della Marcia Reale.

Il Presidente del Comitato. Sig. Rodolfo Natalini, ufficiale combattente e decorato, impiegato comunale del Dazio, dà lettura di alcune adesioni di Senatori, Deputati e personalità eminenti e pronuncia un ispirato discorso, terminando col dichiararsi onorato di consegnare al Sindaco di Bologna la lapide che consacra all’immortalità i nomi dei Colleghi Caduti nella guerra liberatrice; innalza il suo pensiero al Primo Soldato d’Italia ed alla Patria oggi risorta per virtù del suo popolo vittorioso alla gloria ed alla grandezza di Roma imperiale e chiude il suo dire al grido di: Viva il Re, Viva l’Italia. La fine del breve discorso è assai applaudita dalle Autorità e dal pubblico. Quindi s’avanza la bimba Maria Lullini, orfana di un Caduto, che fa cadere il drappo tricolore che ricopre la lapide apposta alla parete destra della sala. Il momento assume un carattere commovente e solenne. La Banda Municipale intona l’Inno al Piave mentre si alza S.E. il Cardinale Arcivescovo mons. Nasalli Rocca, assistito da mons. Baviera, per benedire la lapide, pregevole opera dello scultore prof. Arturo Orsoni su bozzetto disinteressatamente eseguito dal prof. Roberto Cacciari dell’Ufficio Tecnico Municipale. Dopo la benedizione S.E. l’Arcivescovo pronunzia brevi e nobili parole esaltando il significato della cerimonia. Dice che si è fatto onore ai Caduti e si è fatto bene: ricorda la esistenza degli uomini accorsi alla guerra, dopo aver lasciato le proprie famiglie, per fare olocausto di se stessi sul campo dell’onore. La benedizione di Dio è stata invocata – dice S.E. il Cardinale – su questo marmo e sugli spiriti immortali dei Caduti. Afferma che la lapide deve essere monito a quanti continuano il loro lavoro a dare alla vita italiana quella luce immortale che appunto si sono meritati gli Eroi. Termina augurando alla Patria le sue maggiori fortune. Il Cardinale Arcivescovo è calorosamente applaudito.

Il Sindaco comm. Puppini pronuncia a questo punto il seguente nobile discorso: “In nome dell’Amministrazione Comunale mi dichiaro lieto di prendere in consegna la lapide che gli impiegati del Comune hanno desiderato che fosse collocata nella residenza in ricordo dei Colleghi morti nella guerra combattuta per la indipendenza e la grandezza della Patria. L’Amministrazione del Comune ha elogiato e favorito nel modo migliore la iniziativa dei dipendenti comunali, in quanto essa corrisponde all’adempimento di un dovere, alla soddisfazione di un sentimento nobile e naturale. La lapide è collocata in questa sala - dice il Sindaco -, che vide in un triste e non lontano pomeriggio di autunno passare una barella sulla quale andavano esalandosi gli ultimi respiri di un Eroe della guerra, di un martire della pace. E ciò fu in tempi, in cui la ricerca di materiali godimenti e le ambizioni stavano per invertire ogni ideale di vita e per travolgere la vita stessa della Patria, di quella Patria per cui sono morti coloro che oggi qui si ricordano. Ciò fu in tempi che non torneranno mai più. La lapide – continua il Sindaco – è collocata in questa sala, assai severa e decorosa nelle sue linee architettoniche, la quale, fra quelle del Palazzo del Comune, è la più percorsa dai cittadini e dai funzionari per il passaggio agli uffici. Per tal modo i nomi dei dipendenti comunali che fecero olocausto alla Patria della loro vita, saranno molto frequentemente presenti, anche in senso materiale, ai cittadini e ai funzionari del Comune. E la visione frequente di questi nomi dovrà far meditare sulla grandezza e la nobiltà del sacrificio compiuto dai Morti della recente guerra e sul fine alto che Essi si proponevano coll’offrire la loro vita alla Patria, fine che non poteva essere solo quello, pure grandissimo, immediato della vittoria sul nemico che attentava alla stessa libertà politica dell’Italia, ma anche quello più lontano di un’Italia che dalla riconfermata e ampliata libertà politica sappia costruire fondamento per un sempre più vasto progresso nel campo della vita spirituale e della vita nazionale.

Questo fine sarà conseguito se gli italiani sapranno negli anni della pace vivere con onestà, lavorare con passione, gareggiare tra di loro più che per la egoistica ripartizione di quello che sia la ricchezza della nazione, per l’incremento invece di questa ricchezza. A tale programma di vita ci esortano gli spiriti di coloro, i cui nomi staranno scritti nei secoli su questa lapide. Tale programma di vita tutti, cittadini e impiegati del Comune debbono promettere oggi di seguire. E per tal modo l’attuale cerimonia – così conclude il Sindaco – assurgerà alla importanza quasi di un sacro convegno, degno davvero dei morti di cui amiamo la memoria”. Vivissimi applausi coronano la fine del nobile discorso del Sindaco comm. Puppini. Segue il comm. Sommariva, segretario generale del Comune, il quale dopo avere ricordato Giacomo Venezian amministratore sagace, maestro insigne, accorso fra i primi alla guerra redentrice e caduto nella trincea additando la via della sua Trieste; rievocato i mille e mille eroi immolati alla grandezza della Patria, così conclude: “E se un triste fatalità non ci dovesse risparmiare l’avvicendarsi di tendenze e di parti nell’amministrazione del Comune, questa lapide, posta nel luogo stesso della nostra attività, accanto a quell’Aula cui un obbrobrioso delitto diede sinistra notorietà, e che il glorioso martirio di Giulio Giordani ha reso perennemente sacra, ci ammonisca che le idealità nostre di uomini liberi mai debbono dipartirsi dal desiderio pieno ed incessante del bene del nostro paese, al quale unicamente, con l’animo fiso alle più grandi aspirazioni della Patria, dobbiamo dare ognora l’opera nostra serena e leale, con coscienza e con abnegazione. Viva l’Italia!”. Altri applausi salutarono il discorso del comm. Sommariva, dopo di che la cerimonia ha termine. Hanno scusato la loro assenza i consiglieri comunali on. Ing. Carlo Ballarini e prof. Francesco Todaro. Nella lapide figura il nome del milite Cleto Stanzani, della Croce Rossa Italiana, che era rappresentata alla cerimonia, dal segretario cav. Cuccoli in rappresentanza del Delegato della Presidenza Generale senatore Ferri, da Ufficiali del già Ospedale di guerra N. 40 fra i quali il capitano contabile cav. Bottoni ed il cappellano don Pulega, unità alla quale appartiene il defunto milite. Presenziò la cerimonia un plotone di militi al comando del caporale Serrazanetti. La Croce Rossa Italiana fece deporre sulla lapide, dal suo personale, una corona d’alloro, in segno di omaggio alla memoria del suo milite Stanzani. Dalla Relazione, redatta con sobrie e nobili parole dalla Presidenza del Comitato, togliamo e riportiamo il seguente resoconto finanziario, rendendo noto che, circa la destinazione da darsi alla somma rimasta di L. 496,35, il Comitato, alla unanimità, deliberava di consegnare a ciascuno degli orfani (nove) dei Dipendenti Comunali ricordati nella Lapide, un libretto della Cassa di Risparmio di L. 50 ciascuno, e di erogare la piccola quota residua in beneficenza.

Entrate: Offerte dall’on. Sindaco e dai sigg. AssessoriL. 500, dal personale degli Uffici Comunali interni L. 2530.80, dal personale degli Uffici Daziari (impiegati e vigili) L. 2038, dal Corpo dei Vigili Urbani L. 227.10, dalla Banda Municipale L. 110, dal Corpo Pompieri L. 220.80, dalle Scuole Comunali L. 2012, dalla Coop. Case Dipendenti Comunali L. 100, dalla Famiglia Barbieri L. 50. Interessi sui depositi L. 158.85

Uscite: Spese per la Lapide L. 6250, per fotografie della Lapide (n. 30 fotografie grandi 15x24 e n.2000 Cartoline) L. 820, per una corona d’alloro con bacche e nastro colla dicitura “I colleghi” L. 51, per l’addobbo della sala L. 60, postali e telegrafiche L. 41.45, per carte bollate per le varie autorizzazioni L. 8, per mancie L. 15, di cancelleria, stampati e scritturazione L. 200.75.

Entrate L. 7942,55 - uscite L. 7446,20, avanzo L. 496,35

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La Città Rossa nella Grande Guerra
La Città Rossa nella Grande Guerra

La storia di Bologna durante il primo conflitto mondiale raccontata nel video di Alessandro Cavazza e Lorenzo K. Stanzani. A cura del Comitato di Bologna dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Museo Civico del Risorgimento di Bologna, Cineteca del Friuli, Fondazione del Monte, Istituto Ortopedico Rizzoli.

Documenti
Palazzo Comunale - flyer
Tipo: PDF Dimensione: 511.40 Kb

Brief english guide to Palazzo Comunale or d'Accursio in Bologna.

Orsoni Arturo
Tipo: PDF Dimensione: 65.04 Kb

Vincenzo Favaro, Arturo Orsoni (1867 1928), note e bibliografia del profilo biografico. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa.

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