Stemmi

Le insegne araldiche, comparse in Europa nella seconda metà del XII secolo, ebbero come prima cornice le armi difensive del cavaliere e principalmente lo scudo; al loro apparire, infatti, esse assolsero la funzione di identificare il combattente chiuso nel vestimento difensivo.
La scelta di figure e di colori carica questo riconoscimento di una valenza simbolica che, in una società non alfabetizzata, costituisce un sistema di comunicazione rapido ed efficace.
Lo scudo araldico, nei suoi elementi principali, si lega contestualmente e in modo ereditario ad una stirpe o, più spesso, ad un feudo, che ne restano contraddistinti per molti secoli, almeno nei suoi elementi principali. Nel Medioevo il fenomeno ebbe larghissima diffusione sociale, ben lontano dal possedere quella connotazione nobiliare che più tardi gli sarebbe stata attribuita. Tra il XIII e il XIV secolo : nobili, borghesi e artigiani, città, corporazioni e associazioni di ogni genere possedevano e ostentavano il loro stemma.
Alcune parti dello scudo, ad esemplo la fascia superiore, divennero luogo privilegiato per esprimere la propria appartenenza a fazioni politiche (guelfi e ghibellini), a ordini cavallereschi, a corporazioni religiose.
Soltanto dalla fine del XV secolo, col progressivo oblio delle sue caratteristiche e funzioni originarie, l'araldica venne recuperata dai genealogisti che ne reinventarono regole e funzioni.
Nacque cosi una nuova e complessa disciplina, comprensibile solo a pochi cultori, che si lega alla nobiltà e si asserve al desiderio di nobilitazione, fornendo, a chi ne abbia i mezzi, i simboli di uno status che è divenuto invidiabile. Ne sono prova i moltissimi stemmi sopravvissuti, anche sui palazzi di Bologna, alle furie rivoluzionarle e inoltre le numerosissime raccolte araldiche manoscritte e a stampa conservate nelle raccolte bolognesi.
Fra gli stemmi qui esposti, spiccano per l'interesse e la qualità intrinseca dell'esecuzione quello dedicato ai Cavazzi di Somaglia (ultimo quarto del XV secolo) e quello della famiglia Della Rovere (prima metà del XVI secolo).
I secoli XVI e XVII furono caratterizzati, a Bologna, da un progressivo cristallizzarsi di un gruppo oligarchico, il ceto senatorio. Infatti il Senato, istituito da Giulio II dopo la definitiva caduta dei Bentivoglio, e composto da sole quaranta (poi cinquanta) famiglie, seppe mantenere il controllo della città, accanto al Legato Pontificio, sino alla dissoluzione dell'Ancien Regime. È un'epoca di grande fervore edilizio, di costruzione e ripristino dei grandi palazzi senatori dalle forme misurate ed eleganti.
L'aristocrazia senatoria impose il proprio gusto in ogni campo, proponendosi come modello alla città, e fu attentamente osservata e imitata nei suoi comportamenti l'araldica assunse un ruolo non secondario per affermare la propria egemonia nella città.
Se le facciate dei palazzi senatori si arricchirono di stemmi dalla sontuosa ornamentazione e sovraccarichi di insegne d'ogni genere, anche private abitazioni di non appartenenti all'oligarchia ebbero la loro insegna araldica scolpita. 
Senza l'intervento degli "scalpellini" della Rivoluzione, la città sarebbe certo ben più ricca di stemmi di come ora la vediamo. Alcuni stemmi gentilizi sono stati fortunosamente rinvenuti nel corso di scavi per durante lavori edilizi.