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MCMXVIII - 054 - Piave - Fossalta e Capo Sile

lapide

Schede

Fossalta e Caposile sono due paesi in provincia di Venezia, a distanza di circa 10 chilometri: Fossalta si trova sulla sponda destra del Piave, mentre Caposile sulla destra del fiume Sile.  Nel novembre del 1918 si trovarono improvvisamente sulla linea di fuoco dell’esercito italiano ripiegato al Piave dopo lo sfondamento nemico di Caporetto. Fossalta Ai primi di novembre del 1917, per la rotta di Caporetto, la III° Armata italiana  arretrò fino ad attestarsi sul lato destro del Piave; il paese di Fossalta venne a trovarsi a ridosso della linea del nuovo fronte  e i suoi abitanti furono costretti a evacuarla, raggiungendo i paesi del rovigotto. Alcuni nuclei familiari vennero invece inviati a Prato.  Il giorno 9 alle 5 del mattino il Genio militare italiano fece saltare i ponti sul Piave, operazione purtroppo non sufficiente per bloccare l’attacco austriaco. Truppe nemiche riuscirono in alcuni punti a varcare il fiume, creando una testa di ponte nell’ansa di Zenson, 4 chilometri più a nord di Fossalta; la spinta offensiva austriaca fu  rallentata dal terreno impervio e allagato per la rottura di parecchi canali di scolo. Il contrattacco italiano bloccò le infiltrazioni, costringendo, nelle settimane seguenti, gli austriaci a ripassare sulla sponda sinistra del Piave.  Il 15 giugno 1918 alle due di notte iniziò la Battaglia del Solstizio. Truppe austriache passarono il Piave e a mezzogiorno entrarono in Fossalta abbandonata dagli italiani in ritirata. Nei tre giorni successivi le sorti della battaglia mutarono e il contrattacco italiano non lasciò scampo alle truppe nemiche che avevano attraversato il fiume. La situazione del fronte rimase sostanzialmente stabile sino alla battaglia di Vittorio Veneto dell’ottobre 1918, quando l’esercito italiano, varcato in massa il Piave, costrinse all’armistizio l’Austria.  Caposile Poco oltre il paese di Musile di Piave, prende vita un ramo del fiume Sile che scorre con una certa sinuosità da ovest a est per piegare poi in direzione sud-est verso la Laguna Veneta. Il fiume sfocia in Adriatico andando a dividere il Lido di Jesolo (che fino al 1930 aveva nome Cavazuccherina) dal Litorale del Cavallino.  Dopo lo sfondamento di Caporetto, l’avanzata austriaca si fermò sulla nuova linea che comprendeva sino a Fossalta la sponda sinistra del Piave, poi seguiva il fiume Sile per appoggiarsi ai paesi di Intestadura, Caposile, Cavazuccherina e Cortellazzo. Tutta la zona compresa tra Sile e Piave era paludosa e soggetta a malaria. L’attacco austriaco del  novembre 1917 s’impantanò lungo il Sile e gli italiani, favoriti dal terreno, mantennero due teste di ponte sulla sponda sinistra del fiume, una a Caposile e l’altra a Cavazuccherina. Solo nei primi giorni della Battaglia del Solstizio del giugno 1918 gli austriaci riuscirono a superare la palude unendo le isolette con ponti mobili per poi passare in sponda destra, comunque sempre contenuti dagli italiani. Il 17 giugno, sotto una violenta pioggia, le passerelle austriache sia sul Piave sia sul Sile divennero precarie, rendendo difficile l’approvvigionamento delle truppe che avevano attaccato. Il giorno 23 iniziò il contrattacco italiano: tutte le teste di ponte nemiche furono eliminate, sullo slancio fu superato il Sile (chiamato la Piave vecchia) e occupata la cittadina di Chiesanuova. Il 2 luglio 1918 le truppe italiane riprendevano l’attacco e il giorno 6 erano padrone di tutto il territorio compreso tra il fiume Sile e il Piave. La situazione non mutò  sino all’ottobre 1918, quando il passaggio in forze delle due armate italiane sulla sinistra Piave costrinse alla resa l’esercito austroungarico.   Paolo Antolini
Descrizione tecnica

In questa lapide sono ricordati i bolognesi caduti sul Piave ed in particolar modo nella zona di Fossalta e di Capo Sile.
"...Vi sono in Italia altri fiumi viventi ? Non voglio ricordarmene. Soldati, ricordatevi che solo quest'acqua è per noi l'acqua della vita, rigeneratrice come l'acqua del battesimo… Avete inteso? Questo fiume è la vena maestra della vostra vita, la vena profonda nel cuore della patria. Se si spezza il cuore s'arresta."
Gabriele D'Annunzio
Nel corso della Grande Guerra il Piave fu sempre un fiume di confine; le sue sorgenti sul monte Peralba erano nel 1915 proprio alle spalle della linea che divideva l'Italia dall'Austria-Ungheria, mentre nel novembre del 1917 dalla metà del suo corso, quando, in vista del Grappa devia con un ampia curva verso l'Adriatico, diventava nuova frontiera e fronte. Sulle sue sponde si riorganizzò la condotta politica e militare del conflitto con l'Austria Ungheria e furono combattute le tre ultime battaglie della Grande Guerra. Tutto cominciò con una sconfitta. E che sconfitta: il 24 ottobre 1917 vi era stato in due punti lo sfondamento del fronte che correva tra Plezzo e Tolmino. La sorpresa aveva ingigantito i risultati raggiunti dagli austro-tedeschi. Allentatisi i vincoli della disciplina per lo sbandamento dei comandanti, in centinaia di migliaia di soldati era prevalsa la stanchezza fisica e morale accumulata, lo scoraggiamento ed il panico, si era creata una unica idea: "tornare a casa." In pochi giorni ci furono 10.000 morti, 300.000 prigionieri; altri 400.000 soldati con 600.000 profughi in fuga dal nemico, si riversarono verso i ponti sul Piave. La larghezza dell'alveo, che andava dai 400 ai 2.500 metri vicino a Valdobbiadene, ai 150-200 metri della foce, rispetto all’angusta prospettiva del Carso ridiede respiro ai soldati influenzandoli positivamente. La terra di nessuno divenne una massa d'acqua purificatrice in movimento; spariva finalmente l'odore del camminamento fatto di cadaveri putrefatti, fango, escrementi, polvere da sparo. E infine al di là del Piave non vi era terra sconosciuta ma terra propria; poco dietro le sponde della riva destra era pure possibile vedere immagini di vita vera, di paesi e campi dove figure di contadini cercavano ancora di lavorare pur nel limite delle condizioni imposte dalla guerra.
Il Piave segna il confine tra due modi di fare la guerra: da attaccanti diventiamo difensori. Al generale Luigi Cadorna subentra il generale Armando Diaz; inizia la battaglia d'arresto ( 10 novembre - 25 dicembre 1917 ).
Tra il 10 ed il 13 novembre la linea Grappa - Piave viene investita dalle armate austro-tedesche, tre giorni dopo che quelle Italiane avevano rotto il contatto ed uno appena dopo che erano stati fatti saltare gli ultimi ponti. In un mese di combattimenti solo per 8 giorni si combatté sulla riva destra; ai reduci della travolta II° armata si affiancarono i complementi delle classi 1898 e 1899, la linea di difesa, unica ed approntata frettolosamente, resse.
Con la fine dell'inverno e l'arrivo della primavera del 1918, l'attesa di una nuova offensiva austriaca si fece sempre più trepida. Intanto si realizzarono nuove sistemazioni difensive, fu ricostituita la dotazione di artiglierie ed armi automatiche, al fronte arrivarono altri 150.000 soldati delle liste dei riformati, mentre si volle risparmiare per un eventuale sforzo finale nel 1919, la classe del 1900.
A giugno scatta la temuta offensiva: è la "Battaglia del Solstizio” (15 - 24 giugno). Agli eserciti, difensore ed attaccante, si aggiunse un altro protagonista: il fiume, talmente impetuoso da rendere precaria ogni passerella gittata dagli austriaci. Le tre teste di ponte costituite sulla nostra riva, Salettuol - Fagaré - Musile , impossibilitate ad essere rifornite si tramutarono ben presto in una trappola per coloro che erano passati; la furiosa piena del Piave fu la chiave di volta della nostra vittoria. Il 19 giugno, effettuando un mitragliamento a bassa quota, precipitava sul Montello Francesco Baracca, l'asso della nostra aviazione. Nella notte tra il 23 ed il 24 giugno, a Napoli, E. A. Mario, compositore, scriveva di getto la canzone simbolo della Grande Guerra, la "Leggenda del Piave".
Militarmente però non vi possono essere dubbi, l'Imperial Regio Esercito austro-ungarico era stato sconfitto nella battaglia d'arresto alla fine del 1917 e nella battaglia del solstizio di giugno del 1918. Quella per Vittorio Veneto e Feltre ( 24 ottobre - 3 novembre ), anche se costò 7.000 morti e 30.000 feriti, fu una battaglia contro un nemico morente. Il forzamento del Piave in condizioni difficili, il recupero della manovra offensiva, la ritrovata potenzialità delle armi italiane, convinsero i nostri nemici a desistere da ogni ulteriore piano di guerra. A Villa Giusti, il 4 novembre si concluse, per l’Italia, la Grande Guerra. 
Paolo Antolini 

Su Fossalta, torna utile ricordare le parole scritte sul sito della Provincia di Venezia:
"Poi nel 1915 fu la guerra. Quella guerra giudicata dai fossaltini estranea al paese fino all'ottobre del 1917 quando la ritirata delle truppe italiane, seguita alla rotta di Caporetto, portò il fronte ad attestarsi sul Piave, sicché Fossalta si trovò in prima linea e dovette essere evacuata poiché martellata dalle artiglierie nemiche. La tragedia del paese si maturò però nell'estate del 1918, dal 15 al 23 giugno, durante l'ultima disperata offensiva sferrata dagli austriaci: il nemico riuscì a varcare il Piave proprio a Fossalta e l'abitato divenne teatro di una lotta orrenda, sviluppatasi casa per casa, metro per metro; lotta che segnò una totale distruzione. In quelle giornate rifulse l'eroismo dei 'Ragazzi del '99' e dello scrittore americano Ernest Hemingway che fu ferito preso l'ansa del Piave chiamata 'Buso Burato'. Hemingway non dimenticò mai Fossalta, tornò a visitarla sovente e ne trasse spunti per le sue pagine, in particolare in 'Addio alle armi' ".