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MCMXVII - 028 - Altipiano di Asiago

lapide

Schede

In questa lapide sono ricordati i caduti sull'Altipiano di Asiago.

Nel 1915 il grande cuneo segnato dal confine politico tra Regno d’Italia e Impero Austriaco, protendentesi verso la pianura Padana tra lo Stelvio ed il Cimon della Pala (passo Rolle), costituiva il fronte tridentino, occupato dalla 1° Armata cui si aggiunsero in seguito la 6° e la 7° Armata. Ad oriente, il territorio compreso genericamente tra i fiumi Adige (Val Lagarina) e Brenta (Val Sugana) e rotto per ogni senso dai torrenti ben noti per vicende di guerra (Leno, Leogra, Posina, Astico, Assa) prende il nome di Altipiano dei Sette Comuni, più conosciuto come Altipiano d’Asiago.  Di questa zona l’Austria si era tenuta il possesso di creste e testate delle valli, rendendone agevole la difesa e difficile l’avvicinamento per un nemico proveniente dalla pianura veneta, cioè l’esercito italiano.  Fu quindi provvidenziale lo sbalzo offensivo dei primi mesi di guerra operato dalle truppe della 1° Armata, poiché la profondità conquistata pur a caro prezzo permise, nel momento critico della “Strafexspedition” del 1916 il ripiegamento, rimanendo comunque sull’Altipiano. Nel decennio precedente la guerra, l’Austria aveva svolto un intenso  lavoro di rafforzamento delle sue difese, soprattutto sugli altipiani di Folgaria e Lavarone, dove si ergeva una linea di fortezze immediatamente a ridosso del confine politico (i forti  Busa Verle, Luserna, Belvedere, Cherle, Sommo Alto, Dosso del Sommo) mentre i forti italiani erano stati costruiti a protezione delle presumibili linee di irruzione austriache e costituivano gli sbarramenti Val Leogra, Astico, Val d’Assa e Val Sugana.  Scoppiata la guerra, il 16 agosto 1915 la 15° divisione si spinse lungo la Val Sugana occupando Borgo ed appoggiando la linea del fronte ai monti Armentera e Salubio. Sull’Altipiano la 34° divisione operò contro i forti Busa Verle, Basson, Spitz Vezzena, senza riuscire a scalfire le forti difese nemiche. Nel settembre fu conquistato il monte Coston e dal 3 al 22 ottobre la 9° divisione tentò lo sfondamento limitatamente al settore Plaut – Vallorsara – Dhurer, con obiettivo Folgaria e Lavarone, ottenendo solo una semplice correzione del fronte.  Il primo inverno di guerra impose lo stop delle operazioni.  Nel maggio del 1916 si scatenò con potenza distruttiva sugli Altipiani dei Sette Comuni l’offensiva di primavera tentata dall’esercito austriaco con l’impiego di ben due armate, forti di una  schiacciante superiorità di soldati e cannoni. Alcuni giorni prima il generale Roberto Brusati era stato sostituito dal generale Guglielmo Pecori Giraldi per non aver ottemperato agli ordini del Comando Supremo di mantenere atteggiamento difensivo contro il nemico, operando con truppe ammassate in prima linea e non scaglionate in profondità. A causa di queste scelte gli austriaci  non avevano trovato valida resistenza, arrivando sin quasi all’orlo meridionale dell’Altipiano d’Asiago.  Ad aiutare l’esercito italiano nell’arrestare l’offensiva austriaca concorsero alcuni eventi eccezionali: la neve ancora presente a metà di maggio, che rallentò i rifornimenti austriaci per le truppe attaccanti e l’offensiva russa in Bucovina, anticipata su richiesta di Luigi Cadorna e del Re.  Alla fine di maggio 1916 la nuova linea difensiva italiana in Altipiano andava dalle Melette di Gallio, Sisemol, Kaberlada, Lemerle, Zovetto, Punta Corbin e su tale linea si accanirono nei giorni seguenti le truppe austroungariche, senza riuscire nello sfondamento. L’effetto dell’offensiva russa si fece sentire dal 9 giugno e per contenerla il comando austriaco dovette spostare truppe dall’altipiano al fronte russo, passando in pochi giorni sulla difensiva. Dopo la controffensiva italiana di luglio la prima linea seguiva per buona parte il solco della Val d’Assa, il paese di Canove, il monte Rasta, monte Chiesa, Ortigara, passo dell’Agnella, torrente Maso. Tale linea non subì grossi spostamenti, neppure per effetto della battaglia dell’Ortigara del giugno 1917. Venne però ridotta a ottobre in seguito allo sfondamento del fronte a Caporetto.  Nei mesi di novembre e dicembre gli austriaci operarono violenti attacchi sul fronte destro italiano, con l’intento di scendere in pianura per aggirare il monte Grappa, dove i loro camerati erano stati fermati dalla 4° armata italiana proveniente dal Cadore. L’ultimo serio tentativo per vincere la guerra gli austriaci  lo effettuarono nel giugno del 1918, cercando di sfondare nel settore Col del Rosso, Col d’Echele, Val Bella.  La situazione però non mutò sino allo sfondamento italiano sulla linea del Piave a fine ottobre 1918, preludio all’armistizio del 3 novembre. Paolo Antolini Bibliografia: Sui campi di battaglia: il Trentino, il Pasubio, gli Altipiani, Milano, Consociazione Turistica Italiana, 1940.