Bellabarba Gino

Bellabarba Gino

12 agosto 1892 - 21 agosto 1917

Note sintetiche

Causa della morte: Per ferite
Occupazione: Studente

Onorificenze

  • Medaglia d'Argento al Valor Militare

    "Durante l'azione del giorno 7 agosto per l'attacco delle posizioni di Peuma, diede mirabile esempio di slancio e perizia. Ferito, non volle abbandonare la posizione, rischiando della propria vita" - Peuma, 7 agosto 1916 -   Bollettino Ufficiale 1917, nr. 31 pag. 2484"

    Medaglia d'Argento al Valor Militare                         

    "Comandante di un battaglione, mantenne saldamente le posizioni affidategli contro i ripetuti attacchi nemici. Slanciatosi poi ad un vigoroso contrattacco alla testa dei propri soldati, fu ad essi d'incitamento col mirabile esempio del suo insuperabile coraggio. Colpito a morte da una bomba a mano avversaria, continuò fino all'ultimo respiro ad incitare i dipendenti alla conquista della posizione contesa."   S. Spirito (Altipiano di Bainsizza), 21 agosto 1917. Bollettino Ufficiale 1920, nr. 33 pag. 1906

  • Medaglia d'Argento al Valor Militare

    "Durante l'azione del giorno 7 agosto per l'attacco delle posizioni di Peurna, diede mirabile esempio di slancio e perizia. Ferito, non volle abbandonare la posizione, rischiando della propria vita" - Peuma, 7 agosto 1916

    Bollettino Ufficiale 1917, nr. 31 pag. 2484

Scheda

Bella Barba Gino, (Medaglia d'argento al valor militare, Medaglia d'argento al valor militare), di Domenico, capitano nel 160mo reggimento Fanteria, nato a Bologna nel 1892, dimorante a Bologna morto per ferite nell'Altipiano della Bainsizza, terza Sezione sanità il 21 agosto 1917, sepolto nel cimitero di Plava. Studente. Celibe. E' ricordato nel Lapidario della Basilica di Santo Stefano a Bologna. 

"Figlio di Domenico e Maria Toppetti, nacque a Bologna il 2 agosto 1892. Fin dall'infanzia dimostrò una esuberante vivacità e ingegno svegliato, tanto che entrando a sei anni nelle scuole elemntari comunali sapeva già leggere e scrivere abbastanza bene. Crebbe la sua infanzia tra le cure dei suoi genitori che lo adoravano, e sempre di carattere vivacissimo, ma buono, era ricercato dai suoi coetanei per associarlo ai loro giuochi infantili. Fece gli studi elemntari nelle scuole del Comune e per la sua vivacità il suo ingegno e per la sua bontà i maestri che lo ebbero scolaro, serbarono sempre di lui un tenero ricordo. S'iscrisse poi al R. Ginnasio e quindi al R. Liceo "Galvani" e durante l'intero corso classico dette buona prova del suo ingegno, ma la sua passione era per le manifestazioni sportive e ginnastiche , tanto che fu socio assiduo della "Società Ginnastica Virtus" e fu senpre alla testa di manifestazioni sportive fra studenti. Fece anche parte fin dalla fondazione, anni 1909-1910, del Battaglione volontari studenti, che poi si trasformò in battaglione volontari ciclisti e, come tale, prese parte, insieme alle truppe, alle grandi manovre fatte in Piemonte (nei territori di Casal Monferrato, Vercelli, Tortona, ecc.) nel mese di luglio 1911, alla presenza di S. M. il Re. Al ritorno a casa egli si mostrò entusiasta di aver coi suoi compagni preso d'assalto un ponte e di aver poi fatta la guardia d'onore a S. Maestà. Più volte riuscì vincitore in gare di corsa fra studenti, fu audace pattinatore e scattinatore, fece parte di squadre del giuoco del calcio del quale era appassionatissimo, e non lasciò passare nessuna manifestazione sportiva e del genere senza intervenirvi. Fin da quando incominciò gli studi ginnasiali prese grande passione per la raccolta di francobolli, di modo che presto divenne un appassionato filatelico. Molto accorto nella scelta degli esemplari, era espertissimo nel distinguere i buoni dai cattivi, e spesso se ne valevano per consiglio uomini maturi che avevano la stessa passione, quali: l'ing. Serrazanetti, il giudice De Andreis ed altri. Licenziatosi dal Liceo Galvani nell'anno 1911, s'iscrisse, per volontà del padre suo, nella facoltà di medicina e chirurgia e nell'anno accademico 1911-12 ne frequentò con assiduità i corsi. Ma alla fine del primo anno manifestò il desiderio di intraprendere la carriera militare, così il 1° settembre 1912 entrò alla Scuola Militare di Modena. Vi si fece subito distinguere per la svegliatezza del suo ingegno e per il suo carattere aperto e leale meritandosi la stima dei suoi superiori. Nelle gare ginnastiche che si fecero alla Scuola verso la fine di ciascuno dei due corsi, fu premiato, con medaglia di bronzo nel primo e d'argento nel secondo, ed agli esami finali dette buona prova di sé ottenendo un'ottima votazione. Raccontava che la vita alla Scuola Militare era stata molto dura, ma che con tutto ciò egli non si era pentito e che, se fosse stato necessario, avrebbe ricominciato da capo. Uscito dalla Scuola Militare il 3 dicembre 1913, tornò in famiglia in attesa della nomina a Sottotenente, che avvenne il 4 gennaio 1914 con decorrenza del 16 stesso mese, venendo assegnato al 27° reggimento Fanteria a Rimini, dove si presentò il 4 febbraio e subito seppe farsi amare ed apprezzare dai superiori e colleghi nonché dai suoi soldati. Durante la settimana rossa del giugno 1914 fu inviato in servizio di P. S. in Ancona, dove rimase fino all'agosto ed anche in tale occasione ebbe modo di farsi apprezzare dal suo Superiore, tanto per il suo tatto e delicatezza, come per la risolutezza ed energia colle quali seppe assolvere al suo compito. Scoppiata la guerra europea fu inviato al deposito del reggimento a Ferrara per l'istruzione delle prime classi richiamate, acquistandosi in breve tempo l'amore dei suoi soldati e graduati, anche di quelli appartenenti ai partiti estremi. Ai primi di marzo 1915, fu assegnato al 118° reggimento Fanteria di M. M. e poco di poi andò con gioia verso le frontiere in attesa di marciare col reggimento contro l'Austria. Ma in questo frattempo essendo intervenute le famose trattative coll'Austria per la restituzione all'Italia delle terre irredente, di modo che sembrava che la guerra dovesse essere evitata, fu interrogato dal Ministero se avesse accettato di partire per l'Africa, come ne aveva fatto precedentemente domanda, ed egli rispose affermativamente colla persuasione di rendersi così più utile alla Patria. Fu inviato in Cirenaica e destinato al II° battaglione mobilitato dell'87° Fanteria a Derna, dove arrivò nel mese di aprile 1915. Appresa colà, verso la fine di maggio, la notizia della nostra dichiarazione di guerra all'Austria egli scrisse al babbo la seguente cartolina colla quale esprime la sua impazienza di rimpatriare: Derna, 31 maggio 1915. Viva il re! Viva l'Italia! Finalmente ci siamo mossi anche noi. Qui da quattro giorni non si fa altro che parlare della guerra e tutte le nostre speranze sono di rimpatriare, perché qui vi è una calma desolante. Salute buonissima. Mi raccomando di scrivere nei pacchi sempre biancheria usata perché altrimenti pagherei la dogana. Ho ricevuto col postale di ieri la lettera e i giornali. Grazie di tutto. Desidererei avere notizie del 27° e del 118°. tanti baci a te e alla mamma. Gino”

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memoria di Gino Bellabarba (In)
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In memoria di Gino Bellabarba capitano del 160° Fanteria nel terzo anniversario della sua morte, Minerbio, Tipografia Bevilacqua, 1920. Museo Civico del Risorgimento, Bologna