Salta al contenuto principale Skip to footer content

La struttura del teatro dei burattini

Schede

La struttura che accoglie burattini e burattinai è detta comunemente teatrino ma anche castello, poiché nei tempi più antichi, come testimonia anche una miniatura fiamminga del XIV secolo, era uso far agire i fantocci tra due quinte a forma di torri, proprio come se i personaggi si muovessero tra le mura di un maniero. La sua forma consiste in un semplice parallelepipedo composto da una serie di pali in legno a sezione rettangolare o quadrata. Le cosiddette cantinelle, disposte sia orizzontalmente sia verticalmente, sono agganciate tra loro con un sistema di fissaggio (solitamente si utilizzano incastri o viti). Le misure della struttura possono variare per diversi fattori: taglia dei burattini, numero dei componenti della compagnia, ecc.

La facciata è solitamente decorata per dare importanza al boccascena, dentro il quale si muovono i burattini, una specie di finestra posta nella parte superiore della facciata che grazie ad un sipario svela quinte e fondali. A Bologna-città, il teatrino prende i nomi più comuni di casotto o di baracca, con una distinzione ben precisa tra i due vocaboli. Per casotto si intende una struttura di dimensioni non troppo ingombranti che può essere smontata agilmente e spostata da un luogo ad un altro. La baracca invece è una struttura prefabbricata con pareti di legno da allestire all’inizio dell’estate per poi essere smontata al termine di un’intera stagione di spettacoli. È detta anche ‘baracca-magazzino’, perché custodisce, tra una recita e l’altra, i materiali artistici e le sedie della platea per il pubblico. L’ultima baracca storica è stata quella di Demetrio Presini, ora di proprietà delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.

Il teatrino che ancora ‘lavora’ e che più ci riporta ai fasti dei burattini petroniani d’un tempo è quello che oggi caratterizza le serate estive di bolognesi e di turisti nel cuore del centro storico. Quella struttura è stata pensata e realizzata da Riccardo Pazzaglia con la consulenza di altri maestri scenografi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, proprio per il Cortile d’Onore di Palazzo d’Accursio. Misura sei metri di larghezza e quattro di profondità, l’altezza è di cinque metri. La facciata ripropone diversi elementi architettonici cittadini e si fonde armonicamente con il luogo che la ospita. Dall’alto, nella fascia centrale, presenta un timpano con due volute di foggia settecentesca su cui sono presenti tre elementi tratti dalla fontana del Giambologna adiacente il Palazzo Comunale. Il Nettuno, situato al centro, sormonta lo stemma del Comune di Bologna affiancato, a destra e a sinistra, da due dei quattro putti marini della medesima fontana. Sotto a questo elemento si apre il boccascena. Nella parte che copre i burattinai (che animano e recitano in piedi con le braccia alzate) si trova un’altra zona decorata che ripropone un elefante e un pesce. Questo ridotto bestiario ha in realtà molteplici significati. L’elefante richiama quello che si può ammirare in forma di bassorilievo su Palazzo Fantuzzi di Via San Vitale (situato proprio di fronte al palazzo che fu sede della Casa del Soldato luogo di rinascita del teatro dei burattini tra il 1915 e il 1918). Questo animale, simbolo di potenza, saggezza e memoria, come nello stemma dell’antica casata che dà il nome al Palazzo, si caratterizza portando una rocca sul dorso. Sotto di esso c’è una conchiglia, con la parte concava rivolta verso l’osservatore in segno di buon auspicio che, nell’originale, apre una nicchia. Nel teatrino, invece, quello spazio è occupato da un grande luccio tratto dall’antichissima targa posta su un muro di Via del Luzzo (che proprio da quel pesce prende il nome), ritorno all’ambiente marino e all’elemento dell’acqua rappresentato dal Nettuno iniziale. Le parti laterali, che per l’inclinazione dei merli, a coda di rondine, potrebbero ricordare la facciata di Palazzo Re Enzo, riproducono invece particolari della parete di Palazzo d’Accursio che dà su Via 4 Novembre. Questa porzione del Palazzo denota le continue ristrutturazioni che si sono avvicendate nel tempo e che hanno via via chiuso e riaperto finestre lasciando visibile una sovrapposizione di stili di epoche diverse. Nel teatrino due di queste finestre sono realmente forate e, munite di tende a pacchetto, offrono due punti d’azione che in determinati spettacoli fungono anche da piccoli boccascena laterali. A differenza delle baracche di un tempo in cui si cambiavano solo le scene al loro interno a seconda della rappresentazione, questa facciata si trasforma e può assumere aspetti visivi diversi, come è accaduto in occasione di particolari messe in scena, ad esempio per “L’Amleto di Wolfango”, “Il Barbiere di Siviglia”, “Il medico per forza”, “Il fornaretto di Venezia” e “Il Don Giovanni di Mozart”.

Interno | Il teatrino all’interno lascia intravedere la struttura del telaio formato dalle varie cantinelle (orizzontali e verticali). È importante soffermarsi con attenzione sui meccanismi che azionano manualmente, tramite una corda, il sipario, quella tenda che aprendosi e chiudendosi rende visibile o meno agli occhi del pubblico la scena. Altri sistemi di corde invece gestiscono le scenografie, solitamente dipinte su tela o carta, che si trovano alle spalle dei burattinai e che forniscono immediatamente l’idea dei luoghi in cui si svolge l’azione. A volte lo spettacolo prevede parti di scenografie mobili o staccate dal fondale questi sono detti spezzati e possono essere realizzati anche in materiali più rigidi della tela. Spesso tra il sipario e i fondali si trovano diversi ordini di quinte che, come nel teatro degli attori, servono a far scomparire i burattini quando escono di scena. I personaggi, invece, che oggi potremmo definire fantasy, quali maghi, fate, demoni e streghe, appaiono e scompaiono salendo e scendendo dal centro della scena.

Nei casotti e nelle baracche bolognesi grande importanza hanno due evidenti mensole, sono le cosiddette ribalte. La prima, posta sopra la testa dei burattinai, è quella che delimita la parte bassa del boccascena e in cui piombano, rimbalzando, le teste dei personaggi bastonati che producono fragorosi colpi poiché, a Bologna, questa azione non viene doppiata da un rumorista. La seconda mensola è situata sotto la precedente e viene definita ribalta di servizio. È utilizzata come porta oggetti ma anche per appendere i burattini (i quali sono muniti di anelle e/o ganci) a testa in giù per un pratico e rapido inguantamento durante l’azione. La ribalta di servizio può sostenere nel suo centro anche un leggio per accogliere il testo che, anche se imparato a memoria, viene seguito dai componenti della compagnia durante la rappresentazione. Costoro condividono lo spazio interno del casotto con bauli, valigie, suppellettili e una postazione per governare l’impianto audio e quello delle luci.

Ma come agiscono i burattinai durante gli spettacoli? Recitano stando in piedi con le braccia alzate poiché il boccascena è posto in alto e sono celati dalla parte sottostante, composta da tendaggi o pannelli, che nasconde l’operatore. Anticamente gli spettacoli erano più semplici e venivano sostenuti anche da un solo burattinaio. Attorno a questo artista si formarono poi le compagnie, all’interno delle quali costui assumeva il ruolo di capocomico. Nel passato erano le intere famiglie dei capocomici a realizzare le recite. Oggi, in nome della petroniana renaissance burattinesca, abbiamo traccia di sodalizi anche di otto o di dieci burattinai per una sola rappresentazione.

Roberta Montanari, Riccardo Pazzaglia. Novembre 2022, in collaborazione con l'Associazione Burattini a Bologna Aps e del Museo Virtuale del Burattino Bolognese.