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Giorgio Ugolini

14 Marzo 1923 - [?]

Scheda

Giorgio Ugolini, da Giuseppe e Guglielmina Carboni; nato il 14 marzo 1923 a Bologna; ivi residente nel 1943. Studente.
Cattolico.
L'esempio e gli insegnamenti di alcuni sacerdoti, l'esperienza vissuta con un gruppo di amici nella GIL, l'amicizia con antifascisti determinarono la sua adesione «agli ideali della Resistenza ancor prima del settembre 1943».
Fin da ragazzo frequentò la GIAC della parrocchia di San Paolo Maggiore, retta da mons. Anselmo Schiassi, il primo sacerdote che curò la sua formazione spirituale e forgiò la sua coscienza critica nei confronti del regime narrando la violenza squadrista contro le associazioni cattoliche. Sollecitò anche la sua partecipazione alla fondazione di una società libera, democratica, basata sugli stessi principi della dottrina cristiana.
Fece parte del gruppo dei giovani studenti della GIL, tra cui Achille Ardigò, Mario Ricci, Luigi Vecchi che, sempre più insofferenti della cultura piatta e rozza imposta dal regime, diede vita nel novembre 1942 al periodico "il Setaccio", diretto da Pier Paolo Pasolini. Anche se gli articoli non andarono oltre la polemica contro la politica culturale del regime, tuttavia nel gruppo si accentuò l'esigenza di ricercare «sia pure con esitazioni, vie nuove ed alternative per il futuro». Incisero poi nella sua scelta anche i contatti avuti a Monzuno con Umberto Crisalidi.
I tragici fatti del settembre 1943 segnarono il suo passaggio «dal distacco sempre più aperto alla decisa contrapposizione al regime».

Dopo l’8 settembre 1943, ospite dei nonni a Vado (Monzuno), assistette allo sbandamento dell'esercito addetto alla sorveglianza della Direttissima. Incominciò a recuperare e nascondere armi e munizioni abbandonate dai soldati. Di questa sua attività informò Crisalidi e insieme a pochi altri, proseguì nel recupero delle armi, avviando anche un'opera di proselitismo tra i militari. Insieme con Crisalidi, in definitiva, venne gettando le basi organizzative e politiche della lotta di liberazione nelle valli del Setta e del Reno. Finché non salì definitivamente in montagna, mantenne a Bologna una sua base presso la canonica di San Paolo Maggiore.
Prese contatti con mons. Emilio Faggioli, Pier Raimondo Manzini, per reclutare il maggior numero di cattolici nella lotta di liberazione. Non adottando le opportune cautele, necessarie nella clandestinità, cercò di contattare anche Fulvio Milani che lo scacciò ritenendolo un provocatore.
Nel novembre 1943 prese contatti con don Eolo Cattani che mise a disposizione la sua canonica a Vado, per la riunione che sancì praticamente la nascita della brg Stella rossa Lupo nella quale militò con funzione di ispettore organizzativo del 3° btg. Alla riunione furono presenti, oltre don Cattani, Leonildo Tarozzi per il CLN, Mario Musolesi, Gianni Rossi.
Affiancò Crisalidi nel potenziamento e nell'organizzazione della brg. Gli venne affidato il compito di stabilire collegamenti con i gruppi operanti nella valle del Reno. Si recò più volte a Vergato rischiando, in una delle missioni, di cadere in un agguato. Vi sfuggì rifugiandosi nella parrocchia di Pioppe di Salvaro, ospite di don Nicola Colia, di cui fu amico.
Partecipò alla riunione indetta a Vergato per la ricostituzione del fascio, pronunciando parole di condanna, accolte «con urla forsennate e minacce da parte dei fascisti», ma nessuno osò seguirlo oltre la soglia dell'edificio. I fascisti, infatti, intuirono che la sua partecipazione non era stata una provocazione isolata, ma «un primo manifesto segno di rivolta da non sottovalutare».
Riconosciuto partigiano con il grado di tenente dal 18 ottobre 1943 alla Liberazione. [AQ] Testimonianza in RB5.