Torture ed esecuzioni sommarie di partigiani

Scheda

A seguito dell'uccisione di un militare tedesco in via del Pratello, dieci partigiani vengono fucilati in vari luoghi. E' un esempio delle "misure punitive" messe in atto con frequenza dal Comando germanico e dalle forze repressive della RSI.
I partigiani catturati vengono quasi sempre torturati. La polizia militare tedesca e la Gestapo operano nelle loro basi di via Santa Chiara 6/3 e di via Albergati 6, oppure in viale Aldini 220.
I fascisti seviziano i loro avversari nelle sedi della Guardia Nazionale Repubblicana, dei RAP, della polizia politica (nelle mani dello squadrista Agostino Fortunati), delle Brigate Nere e delle squadre speciali.
Nei locali delle Facoltà di Ingegneria e Chimica industriale trovano sede, a partire dall'ottobre 1944, il Comando provinciale e l'Uffico Politico Investigativo (UPI) della Guardia Nazionale Repubblicana (prima in via Mengoli).
Seviziatori come il colonnello Angelo Serantini (capo delle Brigate Nere e dell'UPI), il capitano Pifferi, i commissari Monti e Berti, fanno bastonare i prigionieri, legati alla sedia, con catene di ferro; applicano loro maschere antigas col tappo chiuso, li fanno sedere su fornelli accesi, inscenano finte fucilazioni. Torture e uccisioni indiscriminate avvengono nelle caserme della GNR di via Borgolocchi e di via del Piombo, in quella delle Brigate Nere in via Magarotti (poi via dei Bersaglieri), oppure in gran segreto nella caserma della 67a Legione della Milizia in via San Mamolo e in via del Fossato. Il Reparto d'Assalto della Polizia (RAP), con sede in piazza Galileo, lavora per la Questura agli ordini del capitano Alberto Noci.
A "Villa Triste" (Villa Camponati) in via Siepelunga 67, residenza del questore Tebaldi, opera la famigerata CAS (Compagnia autonoma speciale) del capitano Renato Tartarotti, che gode di immunità e "diritto di bottino", cioè della libertà di saccheggiare abitazioni e negozi in odore di ribellismo. Le varie milizie svolgono attività di polizia sotto il controllo dell'Aussenkommando delle SS.
Il principale centro di detenzione dei partigiani è il carcere di San Giovanni in Monte, dal quale, durante l'estate e almeno fino ad ottobre, decine di prigioneri sono prelevati e fucilati al Tiro a Segno Nazionale di via Agucchi, mentre altri sono trascinati in piazza Nettuno, dove vengono giustiziati in pubblico e appesi a ganci da macellaio, in quello che viene definito spregiativamente "il posto di ristoro dei partigiani". I ribelli trovati con armi addosso sono quasi sempre uccisi sul posto. Ai cadaveri vengono appesi cartelli con scritte quali "bandito", "traditore della patria", "fuorilegge" ed è fatto divieto per diversi giorni a chiunque di avvicinarsi.

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