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Renato Tega

6 gennaio 1887 - 9 Novembre 1955

Scheda

Renato Tega, da Teodorico e Nicolina Lupparelli; nato il 6 gennaio 1887 a Spello (PG). Nel 1943 residente a Bologna. Diploma magistrale. Maestro elementare.
Iscritto al PSI, MUP e PSUP.
Nel 1908 venne eletto consigliere comunale a Spello, dove fu uno dei dirigenti del movimento socialista sino a quando il 18 luglio 1913, avendo vinto un concorso, si trasferì a Molinella per assumere la carica di vice segretario comunale. Qui divenne uno dei principali collaboratori e discepoli di Giuseppe Massarenti.
Nel 1914 venne schedato per avere preso parte alla «settimana rossa». Si trovava casualmente a Spello, dove fu uno dei massimi dirigenti del moto popolare. Venne arrestato e rilasciato il 29 dicembre 1914 quando fu concessa l'amnistia.
Tornò a Molinella dove, nel frattempo, a seguito dell'eccidio di Guarda, Massarenti era stato destituito da sindaco e sostituito da un commissario prefettizio, il quale lo licenziò il 23 febbraio 1915. Si trasferì nella vicina Argenta (FE), dove assunse la carica di vice segretario comunale. Richiamato alle armi all'inizio del 1916, al momento di salire sul treno a Molinella, con altri coscritti, urlò più volte: «Abbasso la guerra!». Fu arrestato e condannato a 3 mesi di reclusione. Appena liberato diede vita a un'altra manifestazione antibellica per cui ebbe una nuova condanna. Essendo stato riformato, tornò a Molinella pur lavorando ad Argenta.
Nel 1917 fu di nuovo arrestato e inviato al domicilio coatto a Benevento, per impedirgli di continuare la campagna propagandistica contro la guerra. Eludendo la sorveglianza della polizia, tornò a Molinella dove fu arrestato e spedito con foglio di via a Spello. Essendo tornato a Molinella, subì un nuovo arresto e una nuova condanna. Per impedirgli di proseguire l'attività politica, nel 1918 fu di nuovo richiamato alle armi, giudicato abile, arruolato e spedito a Frosinone. Avendo chiesto una nuova visita, fu riformato e smobilitato. Al termine della guerra tornò a Molinella, anche se vinse un concorso magistrale a Bologna.
Essendo divenuto uno dei massimi dirigenti della Federazione del PSI, controllata dai massimalisti, assunse numerosi incarichi di partito, sia a Bologna sia a Molinella. Con Giuseppe Bentivogli, Luigi Fabbri, Paolo Fabbri, Giovanni Goldoni e Mario Piazza fece parte del comitato che impostò, preparò e diresse la lunga agitazione agraria del 1920, conclusasi nell'ottobre con il Concordato Paglia-Calda. Per questo venne duramente perseguitato dagli agrari e dai fascisti.
Il 10 settembre 1921 gli fu dato il «bando» da Molinella. Essendosi rifiutato di lasciare il comune, il 24 e il 30 ottobre 1910 fu bastonato dagli agrari Giuseppe Bolognesi e Augusto Regazzi nella piazza di Molinella, sotto gli occhi indifferenti della polizia. Abbandonò Molinella il 28 febbraio 1923 quando fu licenziato dall'amministrazione comunale fascista, avendo conservato la carica di vice segretario.
Trasferitosi a Bologna, assunse incarichi di responsabilità nella Federazione del PSI e diresse per qualche tempo il settimanale "La Squilla". Lavorò pure nello studio di Carmine Pastore Mancinelli.
Il 30 dicembre 1923 fu arrestato mentre partecipava a una riunione regionale - presente Pietro Nenni - per predisporre la lista e il programma elettorale in previsione delle imminenti consultazioni politiche. Il 27 gennaio 1924, al momento di salire sul treno che lo avrebbe dovuto portare a Molinella - per visitare un parente ammalato - fu aggredito dai fascisti e riportò gravissime ferite. Per sottrarsi alle persecuzioni - subiva periodici fermi di polizia, come in occasione della Festa del lavoro nel 1925 - espatriò in Francia.
Rientrato quasi subito in Italia, fu arrestato nell'ottobre 1926 e assegnato al confino per un anno, alle isole Lipari (ME). Questa la motivazione: «E una delle figure spiccatamente rivoluzionarie che capeggiarono il movimento di Molinella». Fu liberato il 27 novembre 1927 e classificato di «3a categoria», quella delle persone considerate politicamente più pericolose. Per poter occupare la cattedra di maestro nella scuola elementare «G.B. Ercolani», che aveva vinto nel 1924, dovette iscriversi al PNF. Subì la «cimice» all'occhiello della giacca, ma non vestì mai la divisa fascista.
Nel 1942 fu tra i promotori del MUP e nel settembre fece parte della commissione che incontrò i rappresentanti del PSI e del PCI per dare vita al Comitato unitario d'azione antifascista.
Ai primi di agosto del 1943 fu uno dei delegati del MUP alla riunione di riunificazione con il PSI che si tenne - presente Pietro Nenni - nello studio di Roberto Vighi in via Santo Stefano 18. Dall'unificazione nacque il PSUP.

Durante la lotta di liberazione divenne uno dei massimi dirigenti del PSUP.
Tenne i collegamenti tra la FGSI e la Commissione femminile e la segreteria del partito. Fu uno degli organizzatori della brigata Matteotti Città, nella quale ricoprì l'incarico di capo di stato maggiore. Coordinò e diresse la pubblicazione dei numerosi giornali clandestini editi dal PSUP bolognese: L'"Avanti!", "La Squilla". "Rivoluzione socialista" e "Compagna".
Il giorno della Liberazione assunse la dirczione del settimanale "La Squilla", anche se le pubblicazioni furono ritardate di un mese dal PWB. Fu designato dal PSUP a far parte del primo consiglio comunale di Bologna, nominato dal CLN e dall'AMG.
Riconosciuto partigiano con il grado di tenente dall'1 ottopbre 1943 alla Liberazione.
Al suo nome è stata intestata una strada di Bologna. Ha pubblicato la biografia di Giuseppe Bentivogli, in Almanacco socialista 1946, "Avanti!", pp. 272-273. [O]