Sasdelli Dino detto/a Schiassi

25 gennaio 1906 - [?]

Note sintetiche

Titolo di studio: Licenza elementare
Occupazione: Operaio/a

Riconoscimenti

  • Partigiana/o ( 1 giugno 1944 - 21 aprile 1945)

Scheda

Dino Sasdelli, «Schiassi», da Enea e Luigia Brini; nato il 25 gennaio 1906 a Medicina. Nel 1943 residente a Bologna. Licenza elementare. Operaio tornitore alla SASIB.
Iscritto al PCI dal 1922.
Prestò servizio militare in artigliera a Piacenza dall'aprile 1926 al settembre 1927.
Per sottrarsi alle persecuzioni fasciste si rifugiò prima a Roma poi espatriò clandestinamente in Francia. Nel 1925 venne espulso per la sua attività politica e rispedito in Italia.
Si trasferì a Milano dove fu arrestato il 30 aprile 1928 per «Riorganizzazione del PCI e partecipazione ad attentato». Secondo la polizia avrebbe partecipato all'attentato compiuto contro il re il 12 aprile 1928 durante l'inaugurazione della fiera campionaria di Milano. Deferito al Tribunale speciale, restò in carcere sino al 18 settembre 1928 quando fu prosciolto in istruttoria.
Tornato a Bologna, riprese l'attività politica e, con la collaborazione della moglie Egle Ghermandi, stampò alcuni numeri de "l'Unità" clandestina nella sua abitazione in via Beverara 48.
Il 1° Maggio 1931 fu bastonato a sangue dai fascisti.
Il 22 marzo 1933 subì un nuovo arresto con l'accusa di «Associazione e propaganda comunista» e di essere in collegamento con l'organizzazione del PCI di Reggio Emilia. Rinviato a giudizio davanti al Tribunale speciale con sentenza del 20 settembre 1933, il 2 febbario 1934 fu condannato a 4 anni di carcere e a 2 di libertà vigilata. Venne inviato nel penitenziario di Civitavecchia (Roma) dove restò sino al 30 marzo 1935 quando tornò in libertà per riduzione della pena.
Tornato a Bologna, fu arrestato l’1 novembre 1935 perché sospettato di avere diffuso volantini antifascisti; restò in carcere sino al 15 novembre 1935.
Nel 1937 si recò in Etiopia per lavoro e tornò a Bologna nel 1938. In occasione della visita di Hitler in Italia fu arrestato dall'1 al 10 maggio 1939, per motivi di pubblica sicurezza. Negli anni seguenti fu sottopoto a stretti controlli di polizia, sino al 5 novembre 1940 quando venne radiato dall'elenco dei sovversivi.
Il 27 luglio 1943 fu arrestato per avere organizzato alcune manifestazioni all'officina SASIB, dove lavorava, subito dopo la caduta del regime fascista.

Con l'inizio della lotta di liberazione fu uno dei primi - pur non lasciando il lavoro in fabbrica - a organizzare squadre armate in città. Promosse inoltre agitazioni sia politiche sia sindacali nelle fabbriche bolognesi - soprattutto in occasione degli scioperi della primavera 1944 - e nelle campagne.
Alla SASIB, dove si producevano parti di motori per l'aviazione e la marina della Germania, organizzò forme di sabotaggio. Abbandonata la fabbrica, militò nella 7ª brigata GAP Gianni Garibaldi e divenne uno dei dirigenti delle squadre SAP della città.
Nell'agosto 1944 fu uno degli organizzatori dell'assalto alle carceri di San Giovanni in Monte per la liberazione dei detenuti.
Tradito da un compagno di lotta, che non aveva resistito alle torture fasciste, fu arrestato il 5 febbraio 1945. Portato nella sede della facoltà di Ingegneria a porta Saragozza, fu sottoposto a dure torture. Una sera venne portato in aperta campagna dove gli fu mostrata la fossa in cui sarebbe stato inumato dopo la fucilazione. Non avendo parlato neppure in questa circostanza, i fascisti lo consegnarono alle SS. Venne trasferito prima nelle carceri di San Giovanni in Monte (Bologna) e poi nella tragica villa di via Satnta Chiara, dove le SS sottoponevano i patrioti alle più dure sevizie.
Ebbe la fortuna di resistere anche con i tedeschi. Ha scritto «Verso sera venni introdotto in un ufficio in cui vi era un capitano con altri ufficiali, tutti tedeschi, e un interprete. Ero già preparato a tutto, pensando di uscire morto da quell'ufficio e invece dopo un quarto d'ora d'interrogatorio fui posto in libertà per insufficienza di prove». Fu scarcerato l’1 marzo 1945.
Riconosciuto partigiano, con il grado di capitano, dall'1 giugno 1944 alla Liberazione. Testimonianza in RB5. [O]

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