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Sacrario partigiani in Piazza Nettuno a Bologna

Schede

Bologna fu una delle città italiane più colpite dalla guerra, sia per la sua centralità nel sistema delle comunicazioni, sia per la sua posizione di retrovia della Linea Gotica. Fra il settembre 1943 e l'aprile 1945, con l’insediamento del comando militare tedesco e della RSI, la città conobbe un duro regime di occupazione, il freddo e la fame per la popolazione civile, i bombardamenti alleati, rappresaglie naziste come quella di Monte Sole, ma anche la coraggiosa azione dei gruppi partigiani e la resistenza degli antifascisti. Alto fu il tributo di sangue versato dai bolognesi: il numero dei morti civili caduti sotto i bombardamenti è stato di 2481, i partigiani caduti sono stati 2064. La mattina del 21 aprile 1945 Bologna fu libera.

Spontaneamente, gruppi di donne cominciarono a deporre fiori ed affiggere foto dei loro cari in Piazza Nettuno, sul muro dove erano stati fucilati molti partigiani. Nacque così il primo nucleo del Sacrario dei partigiani. Alla fine degli anni '40 si  iniziò a discutere della necessità di dare una sistemazione adeguata al primo “Altare del popolo”, che si era fortemente deteriorato per l’esposizione al sole ed alle intemperie. Venne creato un Comitato cui aderirono cittadini, associazioni, banche, personalità locali, ma anche il Comune, la Provincia e l’A.N.P.I. Vennero raccolti anche finanziamenti attraverso donazioni, rivelatisi però insufficienti per il lavoro finale. Il progetto del sacrario venne affidato all’architetto Giuseppe Vaccaro, ed inaugurato nel decennale della Liberazione dal sindaco Giuseppe Dozza.

Il Sacrario è costituito di tre parti -una più grande centrale e due di dimensioni minori- inframmezzate dalle antiche finestre del palazzo comunale, contenenti formelle tutte della stessa dimensione, in vetroceramica atta a resistere alle intemperie, con i nomi dei 2.059 partigiani caduti nei venti mesi dell'occupazione nazista. La maggior parte delle formelle riporta anche la fotografia del caduto. Nella fila in basso è riportato l’elenco delle formazioni combattenti della provincia bolognese, e i numeri dei partigiani, uomini e donne, dei morti, degli arrestati, deportati, decorati. Nell'area centrale sono effigiati coloro che ricevettero la Medaglia d'oro al Valor Militare. In alto, in lettere in bronzo fissate direttamente al muro, una lunga scritta collega i tre riquadri: “Bologna 8 settembre 1943-25 aprile 1945. Caduti della Resistenza per la libertà, per l’onore e l’indipendenza della Patria”.

La spontaneità che accompagnò la formazione di questo sacrario colpì fortemente anche un giovane soldato americano, entrato con l’esercito dei liberatori in città il 21 aprile 1945. Edward Reep era artista e fotografo, e la sua sensibilità rimase fortemente colpita dal nascere spontaneo di questa memoria popolare: la fotografò e la disegnò, e una volta tornato al suo paese, nel 1946 ne trasse un dipinto su tela, che intitolò “Italian shrine”, ovvero “Sacrario italiano”, oggi esposto allo Smithsonian American Art Museum di Washington, DC.

Per approfondire: Resistenza n. 3 anno 2010, organo dell’ANPI Provinciale di Bologna; Edward Reep, Italian Shrine, 1946, oil on canvas, Smithsonian American Art Museum; Piazza Nettuno - Il Sacrario dei Partigiani.