Ragghianti Carlo Lodovico detto/a Romiti

18 marzo 1910 - 3 Agosto 1987

Note sintetiche

Titolo di studio: Laurea
Occupazione: Professore universitario

Riconoscimenti

  • Partigiana/o ( 9 settembre 1943 - 7 settembre 1944)

Scheda

Carlo Lodovico Ragghianti, «Romiti», da Francesco e Maria Cesari; nato il 18 marzo 1910 a Lucca. Nel 1943 residente a Bologna. Laureato in lettere.
Docente e critico d'arte. Nel 1932, quando si laureò alla Normale di Pisa, fu nominato assistente e subito escluso dall'insegnamento perché rifiutò l'iscrizione al PNF.
Non potendo insegnare neppure nelle scuole secondarie, visse scrivendo saggi d'arte e collaborando a riviste culturali, tra le quali "La Critica" di Benedetto Croce. Nel 1935, con Ranuccio Bianchi Bandinelli, fondò "La Critica d'arte", la più importante rivista del genere. Lo stesso anno fu schedato dalla polizia - e la sua corrispondenza sottoposta a controllo - perché inviava e riceveva lettere da Lionello Venturi, lo storico d'arte fuoriuscito in Francia perché antifascista.
Nel 1938 a Roma - dove si era trasferito da qualche anno — gli fu ritirata la tessera d'ingresso alla biblioteca di palazzo Venezia.
In un rapporto della polizia si legge che, durante un discorso di Mussolini, «egli con alcuni colleghi riuniti nella biblioteca stessa aveva tenuto contegno poco riguardoso verso il Regime». Verso la metà del 1938 si trasferì a Bologna con la moglie Lucia Collobi e prese contatti con insegnanti e artisti bolognesi di orientamento antifascista e costituì il Gruppo Ragghianti.

Dal gennaio al luglio 1939 soggiornò a Londra per motivi di studio e prese contatti con gli ambienti politici inglesi e antifascisti italiani. Tornato a Bologna, intensificò l'attività politica e fece parte del gruppo che, su scala nazionale, preparò la nascita del PdA. All'inizio del 1941 si recò a Napoli per sollecitare Croce a prendere un'iniziativa politica e per incontrarsi con un ex deputato liberale. Quel viaggio — controllato dalla polizia, ma solo per l'incontro con l'ex deputato — segnò la fine delle sue illusioni verso Croce e dei suoi rapporti con gli ambienti liberali. Nell'ottobre 1941 la polizia bolognese lo diffidò a lasciare la città. Trasferitosi a Modena, fu assunto alla biblioteca Estense. Nel febbraio 1942 fu arrestato a Modena e trasferito a Firenze perché accusato di essere in contatto con numerosi antifascisti, tra i quali Enzo Enriques Agnoletti, Guido Calogero e Luciano Codignola. Nel luglio fu assegnato al confino per 3 anni, pena poi commutata in ammonizione. Appena liberato tornò a Bologna e, tra la fine del 1942 e l'inizio del 1943, fu tra i promotori del PdA, nel quale confluì il Gruppo Ragghianti del quale facevano parte, tra gli altri, Giancarlo Cavalli, Mario Finzi, Cesare Gnudi, Leonida Patrignani, Antonio Rinaldi, Roberto Serrachioli, Elisabetta Maria Valeria Schiassi e Sergio Telmon ai quali vanno aggiunti Giorgio Bassani, Giuseppe Campanelli e Augusto Frassineti.

Il 23 maggio 1943 fu arrestato dall'OVRA unitamente ad alcuni militanti del PdA e del MUP. Uscì da San Giovanni in Monte (Bologna) l'1 agosto 1943, pochi giorni dopo la caduta del fascismo. Il 24 agosto lasciò Bologna e si trasferì a Firenze. Al termine del congresso nazionale clandestino del PdA, tenutosi a Firenze il 5 e 6 settembre 1943, venne nominato responsabile del partito per l'Italia centrale. Fu pure eletto nell'esecutivo nazionale del partito e responsabile per i problemi della stampa. Con l'inizio della lotta di liberazione lasciò gli incarichi nazionali di partito e divenne il rappresentante del PdA nel comando militare del CLN della Toscana e nell'ottobre fondò "La libertà" il periodico clandestino del PdA toscano, da lui diretto sino al luglio 1944. Nominato responsabile militare del PdA a Firenze, nel maggio 1944 divenne commissario generale delle div GL della Toscana. Nel giugno 1944 entrò a far parte del CLN toscano in rappresentanza del PdA, con Cesare Gnudi suo vice. Alla fine di luglio, in previsione dell'insurrezione popolare, fu eletto presidente del CLN toscano. Ai primi di agosto diresse l'insurrezione popolare della città che l'11 agosto accolse le avanguardie angloamericane nella «prima città italiana che si è consegnata libera alle truppe alleate». Nei giorni dell'insurrezione e in quelli successivi ricoprì l'incarico di commissario di guerra di tutte le formazioni partigiane della Toscana. Riconosciuto partigiano, con il grado di tenente colonnello, dal 9 settembre 1943 al 7 settembre 1944. Dopo la Liberazione fece parte come sottosegretario all'istruzione del primo governo Parri e, designato dal PdA, fu nominato alla Consulta. [O] Ha pubblicato: Disegno della liberazione italiana, Nistri e Lischi, Pisa 1955, ristampato nel 1962.

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