Melloni Alfonso

Melloni Alfonso

24 agosto 1902 - [?]

Note sintetiche

Occupazione: Ragioniere

Scheda

Alfonso Melloni, da Giovanni e Ravenna Tabarroni; nato il 24 agosto 1902 a Bologna; ivi residente nel 1943. Ragioniere. Impiegato al Credito Romagnolo.
Appartenne al gruppo dei cattolici per i quali pratica religosa significò intensa vita inferiore, costante impegno nella società civile attraverso l'apostolato laico per l'affermazione di una società libera, democratica, attenta alla tematica sociale, una società modellata sugli stessi principi della dottrina cristiana.
Intelligente, caritativo, dotato di una forte vena comunicativa, completò la formazione cristiana ricevuta in famiglia, con studi e approfondimenti teologali individuali.
Questa formazione religiosa, morale ed intellettuale permeò la sua attività professionale e il suo apostolato nell'AC impegnando tutte le sue capacità non comuni nella diffusione della fede e della morale cattolica.
Dalla pratica sacramentale molto intensa, dalla perfetta adesione ai postulati della dottrina cristiana, germinò il suo antifascismo, non s'iscrisse mai al PNF, al quale oppose la sua resistenza proprio per una rivolta intcriore contro ogni prevaricazione, ogni ingiustizia, ogni ricatto.
Il suo antifascismo derivante più da principi religiosi che politici, s'accuì negli anni in presenza dell'accentuarsi dei connotati anticristiani del regime e della sua 'statolatria'. La sua attività si estrinsecò soprattutto a livello dei giovani, operando prima con il gruppo ruotante attorno all'Oratorio dei padri Filippini, poi come delegato aspiranti del circolo interparrocchiale Leone XIII sotto la presidenza di Giovanni Moruzzi.
Dopo la più bieca campagna anticattolica scatenata dallo squadrismo fascista nel 1929, contro le sedi dell'AC, nell'ambito del rinnovo delle cariche diocesane, nel 1931 Melloni fu nominato delegato diocesano della CIAC e dal 1936 ne divenne presidente in sostituzione di Amleto Faenza, nomina ben accetta agli ambienti cattolici, ma non gradita ai dirigenti del PNF. Sotto la sua direzione, l'AC conobbe un nuovo slancio.
Esperto, instancabile, dotato di una straordinaria forza di convinzione, attrasse nell'orbita della GIAC molti giovani. Alla politica fascista della forza e del «libro e moschetto» oppose quella della carità, dell'amore, della libertà, della solidarietà, della coerenza, tra vita interiore integrale ed integra e adesione ai postulati della fede cristiana. La sua azione penetrò nella rete delle istituzioni sparse sul territorio della diocesi che visitò costantemente a bordo della sua bicicletta. Ai giovani trasmise i suoi ideali di preghiera, azione e sacrificio.
Sotto la sua direzione, ha scritto mons. Luciano Gherardi, «fiorì un'azione cattolica forte, libera, compatta, serena, capace di far fronte ai gravi problemi posti alla coscienza dei credenti da ideologie anticristiane e lesive della dignità dell'uomo». Sollecitare l'impegno dei giovani nelle opere religioso-caritative fu importante sia sul piano formativo-religioso sia su quello politico; attraverso queste, infatti, essi acquisirono la coscienza di cittadini, maturarono il loro impegno politico nella società civile, parteciparono alla Resistenza secondo modalità proprie, attuarono verso le categorie sociali meno protette i postulati della dottrina sociale cristiana. E la diversità tra la cultura politica cattolica e quella fascista fu chiara ai giovani proprio di fronte al precipitare degli eventi, all'emanazione delle leggi razziali, alla disastrosa guerra.
A partire dal 1941 sempre più nelle riunioni del centro diocesano del mercoledì, accanto al momento formativo-religioso, Melloni incominciò a narrare «con toni fortemente suggestivi», come ha ricordato monsignor Giovanni Catti, allora segretario, la violenza fascista degli anni Trenta, quando i muri della sede dell'AC di via Zamboni furono coperti da scritte «meglio un ballila sincero che un chierico bugiardo e menzognero». La ripresa dell'azione politica dei cattolici si accentuò anche in presenza del messaggio natalizio di Pio XII.
Nella sede sgangherata di via Zamboni si riprese a discutere dei problemi sociali con uno stile nuovo. Con Angelo Salizzoni, Achille Ardigò, Egisto Franco Pecci e l'apporto di Fulvio Milani si discusse sulla struttura del nuovo ordine politico che doveva basarsi sulla stessa dottrina cristiana. E nonostante i ripetuti inviti, più o meno palesi, della Curia, Melloni non sospese le attività così come poco gradì l'invito rivolto dalla presidenza centrale nel 1942, a collaborare alle attività assistenziali governative.
Nell'inverno 1943 oltre a partecipare agli incontri e convegni organizzati presso il convento di San Domenico, il collegio di San Luigi, casa Melloni divenne luogo di incontri per gruppi ristretti nel corso dei quali vennero letti i documenti inviati da Paolo Moruzzi del gruppo cristiano-marxisti di Roma, discussi, come ha ricordato Ardigò, «con uno spirito di apertura critica e razionale al di là di ogni pregiudiziale condanna».

Nell'inverno 1944 Melloni continuò ad impegnarsi a favore dei perseguitati operando nella struttura della ProRa (Pro rastrellati). Fino alla sua cattura, prestò la sua attività presso il centro allestito a porta Saragozza dove furono ospitati i rastrellati sfuggiti ai tedeschi.
Nell'ottobre 1944 incappò in un rastrellamento nazifascista. Condotto a Fossoli (Carpi - MO), fu inviato al campo di concentramento di Chemnitz (Germania). Sfruttando la sua conoscenza del tedesco, riuscì a prodigarsi per tutti i compagni di prigionia, infondendo in ciascuno coraggio e speranza. A Monaco di Baviera, dove fu successivamente trasferito, riuscì ad organizzare esercizi spirituali per gli internati italiani. La sua profonda fede riuscì a far breccia anche negli atei. Ottone Girotti, suo compagno di prigionia, ha ricordato la straordinaria capacita di Melloni nel sopportare «con serenità, l'umiliazione, il dolore, l'angustia della deportazione e della prigionia e fu fonte di speranza per gli stessi compagni».
Rientrò in Italia nel maggio 1945, nell'ottobre entrò in Seminario. Venne ordinato sacerdote nel 1948. [AQ]

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