'Mascheramento' e 'pianurizzazione' delle formazioni partigiane

Scheda

Anticipando le disposizioni del Corpo Volontari della Libertà (2 dicembre) il CUMER dirama una interpretazione del proclama di Alexander che ha il senso generale di una continuazione ad oltranza della guerra partigiana contro i tedeschi invasori e i fascisti. I partigiani rimasti in città ricevono l'ordine di "mascherarsi" e "legalizzarsi", confondendosi tra i normali cittadini. E' scoraggiata la presenza di grosse formazioni durante l'inverno, soprattutto nelle zone montane e collinari. A Bologna restano pochi gruppi autonomi di gappisti, mentre la grande maggioranza dei partigiani sono dislocati nelle campagne della Bassa, presso famiglie di contadini: durante il giorno essi aiutano nei campi, di notte partecipano ad azioni di guerriglia, inquadrati nelle SAP (Squadre di Azione Patriottica). Per il CUMER il "mascheramento" è considerato "l'elemento essenziale per colpire giusto e non essere colpiti". Un Rapporto informativo inviato il 30 novembre dal Triumvirato insurrezionale alla direzione del PCI è una testimonianza del clima instauratosi in città dopo le battaglie di Porta Lame e della Bolognina. La situazione militare è completamente cambiata: "si rischia di perdere tutto senza aver combattuto", oppure di combattere alla disperata. Con il fronte stazionario, il metodo del contrattacco deve sostituire quello dell'offensiva. I tedeschi intanto hanno minato gli impianti di pubblica utilità, acquedotto, luce, gas, pronti a fare terra bruciata in caso di ritirata. Il coprifuoco è in vigore in pratica dalle 18: oltre a continui controlli e perquisizioni, non sono infrequenti sparatorie e mitragliamenti per ogni piccolo movimento o rumore nelle strade. Gli automezzi tedeschi si rifugiano spesso sotto i portici e nelle vie del centro "tenendo anche durante le incursioni i fari accesi ed esponendo il cuore della città ai pericoli dei bombardamenti aerei".

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