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Lizzano in Belvedere, (BO)

1943 | 1945

Insediamento

Schede

Dal marasma provocato dall'ambiguo annuncio dell'armistizio dell'8 settembre 1943, che sfasciò il regio esercito, a Lizzano tornò a casa Lino Formili con un'autoambulanza e varie armi recuperate. Poche settimane dopo fu tentato un insediamento di partigiani in territorio Iizzanese. Alcuni giovani di Baricella (v.) e di Bologna, venuti a contatto con Formili, furono ospitati in case nella frazione di Poggiolforato. Da lì eseguirono una prima azione per approvvigionarsi di generi alimentari. Purtroppo lasciarono traccia del loro percorso fino alle case degli ospitanti. Scattò così l'arresto di Formili e due altri "ribelli" saliti dal piano. Per i tre seguirono pressanti interrogatori, sevizie e poi la condanna a morte, immediatamente eseguita. Era il 3 gennaio 1944: fu questa la prima fucilazione eli patrioti bolognesi in lotta contro i nazifascisti.

Le montagne lizzanesi furono di nuovo territorio partigiano a primavera. Giovani del luogo e provenienti da Bologna si affiliarono tra il maggio e il giugno alla Brigata "Matteotti" Montagna. Anche una formazione garibaldina toscana, che prenderà il nome "Gino Bozzi", operò in zona.
Il "Bollettino" mensile del Comando Unico Militare Emilia-Romagna del Corpo Volontari della Libertà attesta che nel territorio lizzanese dal giugno all'agosto 1944 si svolsero le seguenti attività partigiane: a Pianaccio, fu distrutto un autocarro tedesco (il 12 giugno) e, nella stessa località, il 5 luglio si verificò uno scontro con SS che provocò loro morti e feriti; in località Segavecchia venne ucciso un militare tedesco (il 17 luglio); sul Corno alle Scale avvenne uno scontro con un gruppo di SS che costò loro almeno tre morti (il 27 luglio); fra il 5 ed il 13 agosto, intorno al capoluogo ed a Rocca Corneta, furono attuate accurate rilevazioni delle fortificazioni, delle postazioni d'armi e dei depositi di munizioni del nemico. Il partigiano diciottenne Augusto Paccagnini di Granaglione (v.), appartenente alla "G. Bozzi", venne fucilato contro il muro di recinzione del piccolo cimitero di Monteacuto delle Alpi il 16 settembre 1944.

Il 27 settembre, Lizzano fu teatro di un'efferata strage compiuta dai tedeschi. Una colonna di militari, mentre stava ripiegando su nuove posizioni in località Casa Berna, fu attaccata da un distaccamento partigiano. Per rappresaglia, i tedeschi incendiarono tutte le abitazioni della borgata e, dopo aver rinchiuso tutti gli abitanti nella stanza di una piccola casa, li trucidarono. Le vittime della strage furono 29, nella maggior parte donne.
A seguito dello sfondamento della Linea Gotica al Passo del Giogo, il 18 settembre 1944, ed al conseguente arretramento del fronte tedesco, sui monti della Riva e su monte Belvedere (Linea Verde II), alcune brigate partigiane modenesi, che avevano operato nella zona libera di Montefiorino, vennero sospinte nella "terra di nessuno" che inglobava parte del territorio lizzanese. Il 27 settembre, circa 800 partigiani, comandati da "Armando" (Mario Ricci), lasciata la zona fra Casa Bonucci (in Fanano) e il lago di Pratignano, scesero a Farnè, costeggiando Monte Cappel Buso, aggirarono Vidiciatico e il capoluogo Lizzano, che erano in mano alle retroguardie tedesche. Raggiunsero poi Pianaccio - che il 26 settembre era già stato liberato dai partigiani della "Matteotti" dopo uno scontro con pattuglie di SS - dove furono accolti festosamente e rifocillati, quindi, superata od aggirata la vetta di Monteacuto delle Alpi, ridiscesero a Castelluccio di Porretta dove si accamparono.
I partigiani di "Armando", il 2 ottobre, da Castelluccio mossero verso Lizzano per cacciare i tedeschi e, dopo due ore circa di combattimento, occuparono il centro abitato.
Il giorno seguente il dottor Giorgio Biagi del CLN locale venne nominato a sindaco di Lizzano. Qui, il 6 ottobre, avvenne il primo incontro ufficiale fra i rappresentanti dell'OSS e gli uomini del comando partigiano, incontro dal quale scaturì l'intesa che i partigiani non sarebbero stati disarmati, che la loro attività sarebbe stata controllata direttamente dall'OSS, 5th Army Detachment e collegata a quella delle autorità militari alleate e che presto sarebbero iniziati regolari rifornimenti di armi, munizioni, vestiario e viveri. A seguito di questa intesa le forze partigiane presenti nella "terra di nessuno" (le brigate "Gramsci" e "7a" provenienti da Montefiorino e le brigate "Matteotti" - Montagna e Giustizia e Libertà") si riunirono sotto un unico comando dando vita alla Divisione "Armando", costituita di circa 1.000 uomini (600 provenienti dal modenese e i restanti dalle due formazioni bolognesi).
Il 16 ottobre, l'OSS provvide a distaccare un gruppo di soldati americani guidati dal tenente Gerald Sabatino, presso il comando di "Armando" col compito di controllare e coordinare le operazioni convenute. In quello stesso giorno i partigiani, dopo un intenso combattimento, costrinsero i tedeschi a ritirarsi ed occuparono Vidiciatico.

Fonte: L. Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese, Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998