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Castello D'Argile, (BO)

1943 | 1945

Insediamento

Schede

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 anche i cittadini di Castello d'Argile, a seguito degli indirizzi diffusi dall'organizzazione comunista provinciale, parteciparono agli assalti agli ammassi del grano di San Giorgio di Piano e di Pieve di Cento, là dove i contadini argilesi conferivano il loro grano (v. Bologna).
Nella mattinata del 14 novembre a Castello d'Argile fu trovato il cadavere di Igino Ghisellini, da settembre commissario federale di Ferrara, che il giorno prima era stato a Verona per i preparativi del congresso del neonato PFR. La notizia fece accorrere tre camion carichi di fascisti di Ferrara, Cento e Pieve di Cento, muniti di lanciafiamme e taniche di benzina, intenzionati ad incendiare il paese intero. La tentata rappresaglia fu però sventata dall'intervento di Eolo Fagioli, autorevole personalità fascista di Ferrara, ma residente in Castello d'Argile, che sostenne l'estraneità dei compaesani nel fatto e l'occasionalità della posa del cadavere nel luogo del ritrovamento. Chi fra gli argilesi scelse di combattere contro i nazifascisti si aggregò a gruppi che successivamente fecero capo alla 2a Brigata "Garibaldi". Nei primi mesi del 1944 la propaganda contro i nazifascisti si estese nella clandestinità e venne alla luce attraverso la diffusione di volantini e scritte murali. Il 23 aprile, contemporaneamente a quanto avvenne nei comuni limitrofi di Sala Bolognese, Argelato, Castel Maggiore e Bentivoglio, in Castello, circa 120 persone, in prevalenza donne, manifestarono, malgrado l'intervento dei fascisti argilesi che spararono a scopo intimidatorio, suscitando grande clamore. Il Gadani, investito di responsabilità politiche nella bassa bolognese per il PSI, venne arrestato nel maggio 1944 ed internato nel campo di concentramento di Fossoli (Carpi) dal quale fu fatto uscire il 17 luglio successivo. Attorno al 10 giugno 1944, il parroco di Castello d'Argile Vincenzo Gandolfi nel suo "Cronicon" scrisse: "Quarto anno di guerra, episodi gravi di violenza fra i cittadini; la guerra civile è in atto ed ogni giorno si fa più feroce. La guerra aerea si intensifica e si vive in ansia continua; però il nostro paese non è stato colpito da bombe e si ha la fiducia che non avendo obiettivi militari sia risparmiato dagli orrori dei bombardamenti". I bombardamenti arrivarono dopo la metà del 1944. Tra la fine di giugno 1944 e i primi di luglio anche ad Argile fu combattuta la cosiddetta "battaglia del grano" tra i fascisti, che vigilavano sulle aie perché la trebbiatura avvenisse regolarmente, così come volevano i tedeschi per conseguire rapidamente l'ammasso del prodotto, e contadini e partigiani che rallentavano le operazioni e attivavano boicottaggi per impedire che il grano fosse razziato ai danni della popolazione. Il 24 luglio un gruppo di partigiani, per impedire la trebbiatura in atto su un fondo a Venezzano, sparò contro militi della GNR, che presidiavano a mano armata la lavorazione, uccidendone due.
Il parroco, il 25, celebrò il funerale delle due vittime e scrisse nel registro delle sepolture il loro nome, ed a fianco: "ucciso proditoriamente da banditi mentre come milite G.N.R. compiva il suo servizio". Il 26, nel "Cronicon" scrisse: "Si compie nella notte ... una feroce rappresaglia su di un parrocchiano noto per le sue idee comuniste ed uno sfollato di Bologna residente a Venezzano". Erano Attilio Gadani e Cesarino Giuliani, bracciante, comunista, nato a Castello d'Argile nel 1903, emigrato nel 1931 e tornato da Bologna come sfollato, qualche mese prima. I due erano stati prelevati da tre militi e, per rappresaglia, uccisi, uno dopo l'altro, dopo aver subito percosse e sevizie. Sull'Avanti!, periodico clandestino del PSIUP, edizione emiliano romagnola, del 19 agosto 1944, fu pubblicata una breve biografia di Gadani sotto il titolo Caduto sulla breccia. Al nome di Gadani venne poi intestato il Battaglione della 2a Brigata operante nel comune. Nella notte dal 23 al 24 agosto i partigiani lanciarono un ordigno contro l'edificio dove erano accasermati i militi della GNR e sede della Casa del fascio, ubicato nei pressi di Porta Pieve, che scoppiando provocò danni notevoli tutt'intorno e lo rese inabitabile. I fascisti argilesi attribuirono la responsabilità al ricognitore degli Alleati, chiamato dalla gente "Pippo", che sorvolava ogni notte il territorio bolognese e lasciava cadere degli spezzoni dove intravedeva delle luci.
Dall'autunno 1944 alla primavera 1945 le attività partigiane ebbero continuità con piccole azioni di sabotaggio. In Argile e nei dintorni l'attività dei tedeschi fu febbrile per la loro sussistenza e per allestire e consolidare le difese militari atte a contenere l'attacco degli Alleati che sempre più si faceva incombente. Così in tutta la zona alla destra del Reno. Una descrizione puntuale di quanto accadde anche in Argile fu annotata dal parroco in tal modo: "Qui si installarono sempre più fitte le truppe tedesche, occuparono tutti i locali pubblici, e le case private si riempirono di soldati, con gravi danni morali e materiali. Le razzie di bovini, suini e animali da cortile, furono spietate e perfino dalle case si asportarono generi alimentari di prima necessità con il pretesto dei bisogni dell'esercito, in realtà per le gozzoviglie degli ufficiali. Tutto l'inverno passò così sotto l'incubo della oppressione tedesca e sotto il timore delle rappresaglie da parte dei fascisti avvenute nei paesi limitrofi; qui fatti gravi non avvennero. A fine febbraio, nel marzo si cominciò a capire che preparativi intensi si facevano dai tedeschi per resistere al Reno, fossi anticarro, sbarramenti, casematte e fortini nelle vicinanze del fiume, costruzione di ponti e di passerelle per carri e truppe".
Una relazione del responsabile zonale del PCI, datata 3 aprile 1945, comunicò la seguente situazione organizzativa a livello comunale: aderenti al Comitato di difesa dei contadini, 55; al FdG, 55 giovani e 15 ragazze; alle SAP, 27 (di cui 3 ragazze); ai GDD, 22; al PCI, 94 (di cui 18 donne). Il comune venne liberato il 22 aprile 1945. Il CLN designò a sindaco Renato Melega e sei componenti della giunta comunale.