Castel Guelfo di Bologna, (BO)

Castel Guelfo di Bologna, (BO)

1943 | 1945

Scheda

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, due castelguelfesi militari a Cefalonia persero la vita nel corso dei combattimenti contro i tedeschi che volevano la resa della Divisione italiana della quale facevano parte.
Chi tra i castelguelfesi scelse di partecipare alla lotta armata contro i nazifascisti militò prevalentemente nella 5a Brigata sappista (che, successivamente, fu intestata ad Otello Bonvicini).
In concomitanza con gli scioperi operai del Nord Italia e delle fabbriche di Bologna e provincia, agli inizi di marzo del 1944, a Castel Guelfo (come in vari altri comuni bolognesi) si svolse una manifestazione di donne davanti al municipio, che ebbe connotati rivendicativi immediati, ma anche di solidarietà con gli scioperanti e di partecipazione alla lotta contro i tedeschi ed i fascisti. Di una delle azioni partigiane sul territorio comunale ecco il riferimento della Questura di Bologna nella Relazione settimanale sulla situazione politica ed economica. Settimana dal 24 al 30 Aprile [inviata al Ministero dell'Interno, Direzione Generale della P.S. Valdagno (Vicenza), in data 1° Maggio 1944, a firma di Tebaldi]: "II giorno 28, verso le ore 24, nei pressi della Scuola di via Molino in Comune di Castelguelfo, due sconosciuti, armati di pistole, appostati sulla sponda sinistra del canale che costeggia la predetta via, hanno fermato due pattuglie di civili addetti alla vigilanza della linea telefonica, costringendole a consegnare le armi".
Sempre a fine aprile - attesta il periodico clandestino "La Lotta", edito a Bologna nel maggio - a Castel Guelfo, circa 200 donne fecero una dimostrazione reclamando ad alta voce "pane, grassi, zucchero e latte per concludere con invettive contro la guerra dei fascisti". Agli inizi di ottobre del 1944 il Comitato di Difesa dei Contadini locale e quello di Medicina, che già avevano promosso e diretto l'azione dei mezzadri nei mesi precedenti, per ritardare la raccolta del grano, per rinviare la trebbiatura, per non conferire il prodotto agli ammassi, elaborarono nuovi contratti agricoli per i mezzadri e per i compartecipanti, da applicarsi a partire dall'annata agraria 1943-1944. Il nuovo patto mezzadrile - ispirato alle conquiste pattuite nell'ottobre del 1920, al termine della lunga vertenza agraria di quell'anno e teso al risarcimento per la sottrazione di forza lavoro alla famiglia mezzadra, causata dai richiami dei figli per servizio militare o dalla partecipazione volontaria alla lotta partigiana - rivendicava fondamentalmente un più elevato riparto del prodotto a favore della famiglia lavoratrice: dal 50 % al 60 - 65 %, a seconda dei prodotti granari e industriali. Il nuovo contratto per i compartecipanti esigeva sostanzialmente l'aumento del compenso, generalmente in natura, a favore del lavoratore, dal 33% al 35-50 %, a seconda dei prodotti coltivati. Tali innovative "piattaforme sindacali" vennero denominate, la prima, Patto colonico dei contadini di Medicina e Castel Guelfo e, la seconda, Patto Compartecipanti. A Castel Guelfo ed a Medicina attorno alle due nuove proposte contrattuali si realizzò una buona mobilitazione di mezzadri e di compartecipanti che conseguirono numerosi riconoscimenti da parte di proprietari concedenti terreni a mezzadria ed a compartecipazione.
I due "patti", da contratti locali, dopo esser stati fatti propri dai CLN dei due comuni, dai partiti comunista e socialista clandestini e poi dalla risorta Federazione Provinciale dei Lavoratori della Terra, divennero la base di una azione più generale. Furono largamente diffusi fra i contadini e proposti ai proprietari in vari altri comuni del bolognese ed anche in altre province. In molti casi vennero già applicati prima dell'aprile 1945 (e furono la premessa di rivendicazione dell'immediato dopoguerra).
A Castel Guelfo, nelle immediate retrovie del fronte, dove in ogni casa colonica erano allogati dei tedeschi e il comando della Wehrmacht ordinava rastrellamenti continui di uomini "per lavori di distruzione", il 6 aprile 1945, per tre ore circa, 400 donne invasero i locali del Municipio e manifestarono per rivendicazioni economiche e politiche. Le autorità fasciste, benché protette da tedeschi armati, furono subissate dalle grida "Basta col fare liste per il lavoro! Noi e i nostri uomini lavoriamo i nostri campi! Le munizioni se le volete pulire, pulitele voi o le vostre sgualdrine! Basta con la guerra, fuori i tedeschi, a morte le luride spie. Lasciateci le biciclette l'unico mezzo di trasporto che ci rimane!". Ottennero per intanto di nominare una commissione per verificare i prezzi di tutti generi alimentari. Il 7 aprile Alfredo Stignani (classe 1889) - che era stato consigliere comunale eletto nel 1920 e, come tutto il consiglio, era stato costretto dai fascisti alle dimissioni, partigiano nella 5a Brigata col nome di battaglia "Ignazio" - in carcere ad Imola, si suicidò per sottrarsi a rinnovate sevizie dei nazifascisti gettandosi da una finestra mentre era condotto ad un interrogatorio.
Le truppe del 2° Corpo polacco, che ebbero l'obiettivo di avanzare nella direzione di Medicina-Budrio, grazie alle informazioni fornite loro da una popolana, poterono disinnescare le cariche delle mine poste dai tedeschi per fare saltare il ponte a cavallo del torrente Sillaro ed avvalersi dell'unico varco intatto per accelerare la loro avanzata.
Il territorio comunale fu totalmente liberato il 16 aprile 1945.

Fonte: L. Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese, Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998

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Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel bolognese Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998

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