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La Guerra nelle Dolomiti. Gli ospedali da campo nel Cadore 1915 - 1916

Battaglia 31 dicembre 1916

Schede

Grazie al diario della Duchessa Hélène d’Orléans ( Elena di Savoia, dopo il matrimonio col Duca d’Aosta ), moglie di Emanuele Filiberto di Savoia e Ispettrice Generale della Croce Rossa Italiana, possiamo tracciare un quadro sintetico della dislocazione degli ospedali da campo nell’alto Cadore tra il 1915 e il 1916.
Il 17 settembre 1915 a San Vito e Zuel vi erano due ospedaletti mobili (ambulanze) facevano medicazioni e visite ai soldati di passaggio; a Cortina era in funzione l’ospedaletto da campo nr. 37, 5a compagnia sanità di Verona, ricavato all’interno di un albergo. Aveva 60 letti divisi in varie camere, pochi feriti, alcuni gravi; mancava la biancheria invernale per l’inverno imminente e l’Ispettrice promise di interessarsi al caso. A Borca di Cadore, presso l’Hotel Dolomiti era stanziato l’ospedale nr. 201 diretto dalla 9a compagnia sanità di Roma; al piano terra una camerata con 60 letti, mentre altrettanti si trovavano ai piani superiori. Già a settembre vi erano ricoverati molti soldati con sintomi di congelamento ai piedi, altri con gravi ferite causate dalla caduta nei precipizi dolomitici; lo dirigeva il maggiore De Maria e l’impressione riportata dalla Duchessa fu ottima.
Alla stazione di Perarolo furono montate dalla C.R.I. tende per il pronto soccorso e il riposo dei feriti e dei soldati malati provenienti dai posti avanzati, che venivano poi caricati sui treni ospedali della Croce di Malta e quelli attrezzati per l’interno dell’Italia.
Il 18 settembre 1915 la Duchessa visitò un ospedale di tappa in località Bribano (BL), ricavato nei locali di una scuola; i malati erano ben assistiti, tra loro alcuni prigionieri. Un soldato ferito alla colonna vertebrale aveva accanto la madre. I treni ospedali attrezzati provenienti da Perarolo sostavano alla stazione di Belluno, tre ogni giorno: simili a carri bestiame, con i vagoni non comunicanti tra loro, in coda una modesta cucina economica per il vitto. Quel giorno tra i feriti in sosta a Perarolo risultarono pure 14 casi di congelamento ai piedi. A Belluno vi erano anche due ospedali, uno presso la Caserma degli Alpini con una cinquantina di letti, tutti occupati da feriti e malati, tre molto gravi. L’altro, in locali definiti “infelici”, era stato approntato dalla Croce Rossa Italiana; le infermiere prestavano comunque un ottimo servizio al soldati ricoverati.
Il 29 aprile 1916 la Duchessa Elena di Savoia tornò ad ispezionare l’ospedale della C.R.I. nr. 31 di Bribano, trovandolo in ordine e funzionale; due infermiere di Siena erano in servizio in modo continuativo da novembre 1915. A Longarone presso l’ospedale 041 della C.R.I. erano ricoverati molti soldati feriti nell’attacco al Col di Lana, tra questi anche un eroico porta feriti Renzo Prolo di Norma (Latina) del 59° fanteria. Il giorno successivo la Duchessa ritornò a visitare l’ospedale 028 della C.R.I. di Belluno, quello definito “infelice”, trovandolo “in ordine”.
Il 25 settembre 1916 a Calalzo era in funzione l’ospedale di sanità nr. 081, diretto dalla 9a compagnia sanità di Roma; era diviso in due case (medicina e chirurgia), mentre all’interno di baracche si trovavano ricoverati i soldati con sintomi di pazzia e gli infettivi. Tra i feriti anche il sottotenente Razzani, colpito dall’esplosione di una bomba che stava maneggiando. A Pieve di Cadore funzionava l’ospedale 035, per la Duchessa era sostanzialmente discreto; tra i feriti un giovane soldato che aveva avuto entrambi gli occhi asportati e a cui nessuno osava dire che era diventato cieco.
All’ospedale di Tai nr. 065, diretto dalla 5a compagnia sanità di Verona, la Duchessa Elena di Savoia si fermò per portare conforto ad una infermiera che aveva il figlio gravemente ferito e che essa stessa curava; ne approfittò pure per salutare un ufficiale lì ricoverato, nipote della poetessa Ada Negri. Finalmente, ad un anno di distanza dalla prima visita, l’ospedale C.R.I. nr. 20, presso la casa Zuliani di Perarolo, risultò molto migliorato agli occhi della esigente Ispettrice C.R.I.

Paolo Antolini