Jack Olsen, brano da "e;Silenzio su Monte Sole"e;

Scheda

Guardando attraverso un campo scoperto da una distanza di trecento metri, vide una pattuglia di venti o trenta SS irrompere sul piazzale della chiesa. Una di esse batté col calcio del fucile contro la porta e ne uscì una marea di gente. Notò con costernazione che la gente di San Martino cercava di darsela a gambe sciamando attraverso i campi in tutte le direzioni, ma i tedeschi avevano formato un anello tutt’attorno. Dopo un succedersi terrificante di urla, di grida e di centinaia di raffiche di mitra sparate in aria, le SS riuscirono a riunire tutti sul piazzale della casa colonica. Giuseppe sentì degli spari sporadici e gli sembrò che di tanto in tanto qualcuno della folla si azzuffasse coi tedeschi, ma nel giro di pochi minuti tutti - saranno stati quattro o cinque dozzine - finirono allineati contro il muro della casa colonica. Le mitragliatrici cominciarono subito a lavorare e, quando Giuseppe osò guardare di nuovo, alcune SS camminavano lungo i corpi distesi sparando con la pistola ai sopravvissuti. Dopo essersi un po’ riposati dalla loro fatica, fumandosi una sigaretta sdraiati sull’acciottolato, i tedeschi cominciarono ad accatastare per bene i corpi finché non raggiunsero l’altezza di un uomo, dopo di che sistemarono tra corpo e corpo della legna presa da un carro vicino in modo da formare un muro di carne e legna. Giuseppe li vide cospargere la catasta di liquido e darle fuoco: le fiamme erano alte cinque o sei metri. Distolse ancora una volta lo sguardo e quando guardò di nuovo - nel rogo c’erano anche i suoi parenti - i tedeschi se n’erano andati e l’intero villaggio bruciava.
(…) Guerrino [Avoni] con tre o quattro uomini scese in ricognizione nel villaggio dove avevano tanti amici, e vide che non c’erano tedeschi in giro. Fece un cenno anche agli altri e tutti insieme entrarono nel piccolo abitato. Sulla facciata della chiesa lessero una grande scritta: QUESTO È UN AMMONIMENTO PER GLI ANTINAZISTI E GLI ANTIFASCISTI. Alcuni passi più avanti trovarono un mucchio di corpi semicarbonizzati, che sembravano quasi tutti donne e bambini. Per quanto poterono capire, erano quarantacinque o quarantasei persone.
Guerrino camminò avanti e indietro lungo il mucchio dei cadaveri, imprecando tra i denti. Vide che avevano squarciato il ventre a quattro donne incinte per far uscire i feti. Volse la testa dall’altra parte. “Vi prego”, disse ai compagni, “mi sembra che abbiamo visto abbastanza”. Il gruppo si riunì subito e filò al trotto verso i boschi.
(…) Dopo il rastrellamento il postino Bertuzzi stette nascosto con la famiglia a Marzabotto per una settimana; ma là non riuscivano ad avere notizie di ciò che accadeva sulla montagna e decisero di tornare nella loro casa di Sperticano. Scoprirono che le truppe tedesche avevano occupato la loro casa, la canonica, la chiesa e metà delle altre abitazioni del paese. Bussarono a diverse porte finché trovarono una casa non occupata e vi s’installarono. Angelo si mise in testa il berretto da postino e, con la borsa di cuoio in spalla, uscì a distribuire la posta che durante la sua assenza si era accumulata nell’ufficio di Marzabotto. Passò davanti a diversi gruppi di tedeschi sbalorditi e si diresse verso la montagna.
Giunse nelle vicinanze di San Martino poco dopo mezzogiorno e gli sembrò che nei boschi intorno ci fosse uno strano silenzio. Non più il vecchio Gisetto che gli gridava da casa: “Ohè, pustein!”. E infatti la casa di Gisetto era ora ridotta a tre muri crollati l’uno addosso all’altro. Nella piccola radura del Poggio di San Martino non si udivano più i canti degli uccelli
(…). Giunto in vista di San Martino, notò che c’era stato un incendio, più che un odore di fumo s’era lasciato dietro come un puzzo di rifiuti. Passando davanti alla casa colonica in rovina gli sembrò di vedere un braccio che penzolava da una finestra e più in giù lungo la strada s’imbatté in diversi cadaveri in decomposizione. Oltrepassata la curva, proseguendo verso la chiesa vide perfettamente allineati in fondo alla piazza i quaranta o cinquanta corpi mezzi bruciati. Davanti ai cadaveri era stato messo un grande cartello. Angelo non si fermò a leggerlo. Scese di corsa giù per la montagna, incontrò gli stessi tedeschi di prima e continuò a correre finché non giunse alla casa dove aveva alloggiato la famiglia.

da "Silenzio su Monte Sole, La prima cronaca completa della strage di Marzabotto" Olsen J. 1970, Milano ed. Garzanti
Note
9
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