Jack Olsen, brano da "e;Silenzio su Monte Sole"e;

Scheda

Scendendo da Creda a cinque minuti di cammino c’era un bel podere tutto in pietra, chiamato Prunaro di Sotto, dove vivevano i Sasso. Vi abitavano i genitori, molto vecchi, due figli grandi di cui uno sordomuto, due figlie adulte, Adele e Graziella, e le due bambine di Graziella, Gianna di cinque e Annarosa di tre anni. Con loro si trovava nella casa colonica una giovane sposina, Albertina, che aspettava un bimbo.
La mattina di venerdì Adele Sasso fu svegliata dal rumore degli spari e dal crepitio degli incendi che riempivano tutta la vallata. Dette subito l’allarme agli altri membri della famiglia e cacciò gli uomini nei boschi come aveva già fatto una dozzina di volte. “Meno male che non abbiamo partigiani in casa” disse Graziella. Le sue sorelle avevano accomodato gli abiti agli uomini della Stella Rossa, avevano curato i loro feriti e fatto da staffette.
Come venne fuori il sole, le donne poterono vedere che i nazisti avanzavano nella vallata e risalivano il crinale dando fuoco a tutto quello che poteva bruciare; allora cominciarono a portare le loro cose fuori del podere e a nasconderle in un vicino rifugio antiaereo ricavato nella montagna. Gianna, la bambina di cinque anni, stava attraversando il cortile con un’enorme pagnotta quando sullo spiazzo apparvero quattro SS che spinsero tutti dentro casa coi mitra spianati. I nazisti erano accompagnati da un individuo con addosso un telo da tenda mimetizzato, e Adele si accorse che parlava in perfetto dialetto bolognese. Uno dei soldati salì la scala interna mentre l’uomo col telo da tenda si metteva di guardia alla porta d’ingresso. Il tedesco gridò qualcosa che Adele non poté capire. “Dice che ha trovato delle medicine” spiegò l’italiano. “Ve la intendete coi partigiani vero?”. Nessuno rispose. L’uomo si tirò indietro l’elmetto scoprendo i suoi capelli biondi, rise mettendo in mostra due denti d’oro e Adele si ricordò di averlo visto prima da qualche parte. Sventolò il suo mitra ora davanti all’una ora davanti all’altra, alzando e abbassando la sicura, finché non le ebbe terrorizzate tutte. “Ora avete paura, eh?” disse ridendo.
Adele tremava, ma con la voce più ferma che poté, articolava: “Non c’è da aver paura quando uno non ha fatto niente” disse. “Lo sapete che cosa ha detto il mio camerata di sopra” continuò il biondino in dialetto. “Ha detto: uccidili tutti!”.
Adele vide le sue falangi sul mitra diventare bianche e gli gridò: “Non può ucciderci! Non è giusto. Pensi a sua moglie e ai suoi bambini!”.
“Non ci interessa chi siete o chi non siete” fece l’uomo. “Siamo qui solo per uccidervi”. Si avvicinò alle quattro donne e alle due bambine e cominciò a spingerle a calci e a percosse nello stretto ingresso della casa. Quando furono tutte riunite in quel piccolo spazio, Graziella tentò di fuggire per la porta della cucina trascinandosi dietro la piccola Gianna. Il biondino sparò sul volto della madre, poi sparò alla bambina e tutte e due caddero sul pavimento: Gianna teneva ancora in mano la sua pagnotta. Poi si girò e cominciò a sparare indiscriminatamente. Albertina, la sposina incinta, cadde coprendosi il ventre con le mani. Adele afferrò sua madre e le due donne caddero insieme. Annarosa, la piccola di tre anni, cadde a sedere nel mezzo del corridoio, con le braccine tese, gridando.
Quando la sparatoria cessò Adele si rese conto che, a parte una ferita in una mano, era illesa. Rimase immobile, e sentì che in cucina i soldati stavano facendo tutto a pezzi. La piccola Annarosa continuava a strillare. Adele udì nel corridoio un rumore di scarponi, un solo sparo, poi il silenzio. Dopo un po’ il fracasso nella cucina cessò e la donna si alzò, staccandosi dal corpo insanguinato di sua madre. Strisciò verso la finestra e vide che i cinque uomini stavano camminando in fila indiana su per la montagna. Salì di sopra, in una camera che dava dall’altro lato della casa, si calò a terra con una fune e corse come una pazza verso il bosco. Le sembrò di sentire echi di spari da tutte le parti perfino mentre correva, e pensò fosse in corso una grossa battaglia.


da "Silenzio su Monte Sole, La prima cronaca completa della strage di Marzabotto" Olsen J. 1970, Milano ed. Garzanti
Leggi tutto