Scotti  Daniele

Scotti Daniele

[?] - 1443

Note sintetiche

Scheda

ARMA: D’azzurro alla banda d’oro accompagnata da due stelle dello stesso.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d’oro e sormontato da un cappello vescovile con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: DANIEL SCOTVS CON/CORD· EP· CAM· AP· THES / GVB· 1433· (Daniele Scotti Vescovo di Concordia. Tesoriere della camera Apostolica. Governatore. 1433).

Gli Scotti di Treviso avevano la stessa arma degli Scotti di Piacenza che era «d’azzurro alla banda d’argento accompagnato da due stelle d’oro». Quindi i colori dello stemma raffigurato sul muro sono errati.

Gli Scotti a cui appartiene il nostro, provenivano da Feltre; essi si stabilirono a Treviso al principio del XV sec. con un Gorgia, per cui la famiglia fu anche detta dei Gorgia. Fu attraverso l'esercizio dela mercatura che gli Scotti si arricchirono ed è da un pannolino da loro prodotto, detto appunto Scotto, che deriva il nome della famiglia.
Gli Scotti presero parte attiva alla vita politica di Treviso e nel 1437 furono nobilitati, assumendo la stessa Arma della grande famiglia Scotti di Piacenza.

Daniele Scotti nacque a Treviso, nipote per parte di madre di Eugenio IV. Quest'ultimo lo nominò prima Vescovo di Parenzo, poi gli concesse anche l’importante carica di Tesoriere della Camera Apostolica. Nel 1433 veniva traslato al Vescovado di Concordia e due anni dopo inviato a Bologna quale Governatore, con l’incarico di riportare l’ordine nella città dilaniata dalle lotte intestine.
La repressione fu condotta con estrema durezza e con ogni mezzo. Egli si rese tristemente famoso per aver ordinato nel 1436 l’uccisione di Antonio Bentivoglio e Tommaso Zambeccari dopo averli attirati, con inganno, nel suo palazzo.
Dal 1436 al 1438 a Bologna dimorò il papa, Eugenio IV, tenendo a freno il malcontento del popolo bolognese e gestendo le tensioni interne forte della sua carica.
Nel 1438 però Eugenio lasciò la città e diede nuovamente a Daniele Scotti l'incarico di Governatorato in una città pronta ad esplodere. Infatti violenti moti popolari, appoggiati dalla Truppe Sforzesche al comando di Niccolò Piccinino, lo costrinsero a fuggire da Bologna e a rifugiarsi in Ferrara.
Morì nel 1443 in Padova e fu sepolto in S. Maria in Vangio.

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Persone

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