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Giulio Savelli

1574 - 9 Giugno 1644

Scheda

ARMA: Troncato, nel 1° d’argento a due leoni affrontati e tenenti con le branche anteriori una rosa sormontata da una colomba il tutto rosso, nel 2° bandato d’azzurro e di rosso e la fascia d’oro caricata da una burella ondata di verde.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d'oro e sormontato da un cappello cardinalizio con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: IVLIVS CARDINAL / SABELLVS LEGAT. / 1619. (Cardinale Giulio Savelli Legato. 1619).

Nella cappella Savelli che si trova nella chiesa di S. Maria in Aracoeli, si possono vedere due scudi a mosaico dei Savelli: uno sulla tomba di Vanna Aldobrandeschi, madre di Papa Onorio IV, e l’altro sulla tomba del padre di Onorio, Luca Savelli.
Nella prima tomba lo scudo è: Di rosso a due bande d’oro ed il capo d’argento caricato da una rosa di rosso bottonata d’oro, sormontata da una colomba ed accostata da due leoni affrontati: il tutto rosso.
Nella tomba invece di Luca Savelli abbiamo: Bandato d’oro e di rosso di sei pezzi ed il capo d’argento caricato da una rosa di rosso sormontata da una colomba e fiancheggiata da due leoni affrontati il tutto in rosso, il capo è sostenuto da una riga di verde; due altri identici stemmi si trovano sulle mura esterne della cappella.
Il Rietstap ed il Neubecker danno per i Savelli: Troncato, nel 1° d’argento ai due leoni affrontati tenenti nelle branche anteriori una rosa sormontata da una colomba il tutto di rosso, nel 2° bandato d’oro e di rosso.

È probabile che l’arma originaria dei Savelli sia stata quella raffigurata nel capo degli stemmi posti sulle tombe, alla quale sia stato aggiunto poi il bandato d’oro e di rosso, che sono i colori della chiesa, quando Cencio Savelli divenne Papa con il nome di Onorio III (1216).

Le famiglie infatti che avevano un Papa nella loro ascendenza, usavano aggiungere alla loro arma i colori della Chiesa. Altre famiglie poi modificarono gli smalti del bandato come per esempio gli Orsini, i Cossa, ecc. I Savelli furono una delle quattro famiglie più ricche e potenti di Roma, tradizionalmente alleata degli Orsini, con i quali erano imparentati, nelle lotte sostenute da questi contro i Colonna ed i Conti. La stirpe, che diede alla Chiesa due Papi e undici Cardinali, sembra che tragga il suo nome e l’origine da Castel Savello, località poco lontana da Roma. Il primo personaggio di cui si ha notizia certa è un Aimerico padre del Cardinal Cencio divenuto poi Papa con il nome di Onorio III.

Suo fratello Luca diede poi i natali a Jacopo che, a sua volta, divenne Papa con il nome di Onorio IV (1285). Un fratello di questi fu Podestà di Orvieto (1275) e Senatore di Roma. I Savelli furono anche marescialli di S.R.C. e, per diritto ereditario, custodi perpetui del Conclave finché la carica non fu loro tolta da Clemente IX che la conferì ai Chigi. I due rami principali di questa famiglia, quello dei Principi di Albano ed Ariccia e quello dei Savelli Palombara che si separò dal primo nel 1495, sono entrambi estinti.

Figlio di Bernardino dei Principi di Albano e di Elena di Cristoforo Savelli, nacque a Roma nel 1574.
Proseguì gli studi giuridici fino al grado di magister e si avviò alla carriera nella Curia romana entrando nel 1603 fra i referendari delle due Segnature. Conseguì in rapida successione diversi incarichi di governo in Umbria e nella Marca: fu infatti governatore di Orvieto (1605), Spoleto (1607) e Ancona (1608). 
Egli entrò lo stesso anno in prelatura come Protonotario Apostolico e Paolo V lo incaricò subito della Nunziatura di Savona con il compito di ottenere la pace tra Carlo Emanuele I di Savoia ed il Re di Spagna, incarico che non potè concludere con buon esito nonostante tutti i suoi sforzi.
Nel 1615 veniva creato Cardinal Diacono per passare poi l'anno successivo all'ordine dei Preti con il titolo di S. Sabina. Contemporaneamente venne nominato Vescovo di Ancona dove restò fino al 1630, nonostante vi abbia risieduto ben poco.
Dal 1619 al 1621 infatti resse la legazione di Bologna. Fu poi «protettore» di Germania e di Polonia e fece parte della congregazione dello Studio di Roma fra il 1621 e il 1623, di nuovo nel 1629.
Nel 1626 chiese l'intervento del papa per ottenere la cattedra di Cagliari oppure un'altra chiesa in Sardegna. Nel 1630 fu fatto arcivescovo di Salerno. Amministrò questa diocesi per 12 anni, senza venire mai meno ai suoi obblighi e doveri pastorali.
Rinunciò alla diocesi in favore di suo nipote Fabrizio e morì due anni dopo, il 9 giugno del 1644 a Roma durante il conclave che portò all'elezione di Innocenzo X. Fu sepolto in Aracoeli.