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Antonio Salviati

21 Gennaio 1537 - 1602

Scheda

ARMA: Partito, nel 1° di rosso a tre bande doppio merlate d'argento; nel 2° d'argento all'aquila scaccata d'oro e di nero nascente dalla partizione.
Lo scudo è sormontato da un cappello cardinalizio con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: ANTONIVS MARIA / CARD. SALVIATVS LEGAT. / 1585. (Cardinale Antonio Maria Salviati. Legato 1585).
L'arma dei Salviati era: D'argento a tre bande doppio merlate di rosso. Sul muro essa è dipinta nel primo partito ma con i color invertiti, nel secondo partito è invece raffigurata l'arma della famiglia materna (Conti) che era però di rosso e all'aquila scaccata d'oro e di nero.

I Salviati erano originari di Firenze e noti fin dal XII sec. quando sembra fossero conosciuti con il nome di Caponsacchi. La famiglia, tra le più celebri della città, partecipò ininterrottamente alle magistrature di Firenze dal 1297 al 1525. Essa ha dato 20 gonfalonieri ed oltre 62 priori a Firenze. Altri furono ambasciatori, podestà, governatori, uomini d'arme, letterati come Leonardo Salviati (1540-1589) fondatore dell'Accademia della Crusca. Numerosi i vescovi fra i quali Francesco Arcivescovo di Pisa, assassinato nel 1468 perché coinvolto nella congiura dei Pazzi.
I Salviati hanno inoltre dato alla Chiesa ben cinque cardinali. Fondatore delle grandi fortune della famiglia fu Jacopo (1461-1510) andato sposo a Lucrezia de' Medici figlia di Lorenzo il Magnifico. Da lui si originò il ramo della famiglia estintasi nel XVII sec. nella famiglia Borghese che ne ereditò i titoli ed il nome.

Antonio Maria Salviati nacque a Firenze il 21 gennaio del 1537 da Lorenzo di Jacopo e da Costanza dei Conti, celebre famiglia romana da cui uscirono ben quattro papi. Egli era pronipote di Leone X e nipote del Cardinal Giovanni Salviati.
Iniziato agli affari e alla politica da suo padre, aveva ricevuto una solida formazione umanistica.
Della sua formazione si sa poco, è ragionevole pensare che se ne sia occupato lo zio, il cardinale Giovanni, mentre Antonio Maria viveva a palazzo Della Rovere. Indirizzato alla carriera ecclesiastica, ricevette la tonsura nel 1555 per poter ricevere due abbazie e tre anni più tardi ricevette i quattro ordini minori. 
Dopo aver militato, per qualche tempo, nell'ordine di Malta, nel 1561 venne nominato Vescovo di S. Papoul al posto dello zio Bernardo.
In tale veste partecipò al Concilio di Trento che dovette abbandonare a dicembre del 1562 in quanto il fratello Gian Battista era morto improvvisamente e il papa l'aveva autorizzato a rientrare a Roma per organizzare la successione. 
La nuova situazione familiare lo costrinse a una carriera curiale: nel 1568 acquistò la carica di segretario apostolico e due anni dopo ottenne un ufficio di chierico della Camera apostolica. 
Nel 1568 Pio V lo inviò in Francia come Nunzio «pro tempore» e l'anno successivo lo confermava Nunzio Ordinario sempre in Francia dove restò fino al 1578, svolgendo un'intensa attività diplomatica in difesa del partito cattolico contro le ingerenze dei protestanti e dei vicini Paesi Bassi. Si impegnò ovviamente per attuare i decreti tridentini e per difendere il clero dalle richieste di una corte, quella francese, costantemente a corto di liquidi. 
Tornato a Roma nel dicembre dello stesso anno fu creato Cardinal Diacono con il titolo di S. Maria in Aquiro. Sisto V lo spedì poi Legato a Bologna nel 1585, dove esercitò il suo ufficio con estrema durezza soprattutto nei confronti della piaga del brigantaggio. Viene ricordato anche per aver mandato a morte il vecchio conte Giovanni Pepoli accusato di aver dato asilo ad un criminale. La sua eccessiva severità provocò la reazione dei bolognesi e la Santa Sede fu costretta a revocargli l'incarico.
L'anno successivo, lasciata Bologna, veniva nominato Legato di Romagna dove represse energicamente, di nuovo, il brigantaggio.
Rientrato a Roma Innocenzo IX lo fece Preside di tutto lo Stato Pontificio. Ricostruì la chiesa del suo titolo e creò un collegio per orfani che va sotto il suo nome. Se si era fatto nemici nella corte spagnola (che per altro votò contro la sua candidatura al soglio papale) per le sue posizioni francofile e nella Curia per la sua eccessiva durezza, fu sempre amato dal popolino romano per la sua sollecitudine verso la povera gente e la sua grande generosità.
Morì a Roma il 16 aprile del 1602 e fu sepolto in San Giacomo.