Poujet Bertrand du

Poujet Bertrand du

1280 - 3 Febbraio 1352

Note sintetiche

Scheda

ARMA di papa Giovanni XXII: Inquartato, nel 1° e 4° d’argento al leone d’oro armato e lampassato di rosso, nel 2° e 3° di rosso a due fasce d’argento.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d’oro e sormontato da un cappello cardinalizio con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: BERTRAND· CARD· DE / PODIETTO GALIVS / LEG· AN· 1327· (cardinale Bertrando del Poggetto, francese Legato, anno 1327).

In realtà lo stemma del cardinale era come nell’immagine qui a fianco                                                  

Bertrando del Poggetto nacque a Chastelnau-Montrartier (Lot) intorno al 1280 nel castello di Poujet, dal primo signore di Poujet di cui si ha notizia anche lui di nome Bertrando.

Egli fu prima Decano di Issigeac nel Perigord, poi Canonico della chiesa di S. Salvatore ad Aix en Provençe. Quando Giovanni XXII suo zio dal lato materno, salì al Soglio Pontificio, Bertrando venne creato Cardinale (1316) con il titolo di S. Marcello e Vescovo di Ostia.
Nel 1319 il Papa che desiderava portare aiuto ai Guelfi d’Italia, lo inviò come suo Legato e con pieni poteri sia per riportare le terre del Patrimonio all’obbedienza della Chiesa, sia per contrastare i Visconti di Milano.
Dopo il lancio di una crociata contro Matteo Visconti, si stabilì a Piacenza nel novembre del 1322, per coordinare meglio forze disparate in vista ella conquista di Milano. Dissensi ed epidemie però, costrinsero il suo esercito a ritirarsi a Monza. Nel febbraio del 1324 le sue truppe subirono una grave sconfitta a Vaprio d'Adda, che portò, qualche mese dopo, alla perdita di Monza e alla richiesta di nuove truppe.
Successivamente, continuando la lotta contro i Visconti e sostenendo militarmente Firenze e gli Angioini, Poggetto si cimentò anche nella conquista di postazioni e castelli delle città emiliane (di cui si fece concedere la signoria) nell'evidente tentativo di creare un raccordo tra i domini piemontesi angioini e la Romagna pontificia. 

L’arma spirituale si dimostrò più efficace della pressione militare per cui Milano venne a trattative e Matteo Visconti abdicava in favore di suo figlio Galeazzo. Il successo fu però di breve durata poiché i Ghibellini, guidati da Cangrande della Scala, costrinsero il Cardinale a ritirarsi da Monza, Alessandria, Tortona, Parma e Reggio che erano cadute nelle sue mani. Rimaneva tuttavia ben salda la sua posizione nelle Romagne e nelle Marche, nonostante la riottosità dei feudatari locali.
Fattosi nominare dal Papa Marchese di Ancona e Conte di Romagna, nel 1327 entra in Bologna come Legato dove governa con pieni poteri, favorendo la sua elevazione al rango di cardinale vescovo di Ostia nel 1328. Non riuscì però ad impedire che Ludovico il Bavaro scendesse fino a Roma per farsi incoronare imperatore.
In seguito alle conquiste di Forlì e Forlimpopoli nel 1332, i Guelfi e i Ghibellini si unirono in lega contro il Cardinale e l’Imperatore Giovanni di Boemia che si erano accordati.

Con la sconfitta subita a Ferrara ad opera delle truppe della Lega (aprile 1333), la fortuna del Cardinale ebbe un rapido declino. L’anno successivo (17 marzo 1334) una rivolta popolare lo costringe a sgomberare Bologna.
Fin dal suo insediamento a Bologna Bertrando aveva posto in atto una riforma politica e fiscale insieme a forti lavori di ristrutturazione e fortificazione che culminarono nella costruzione del palazzo-fortezza di porta Galliera, ove trascorse l'ultimo anno e mezzo. La costruzione del palazzo favorì lo sviluppo in città di un quartiere curiale dove prelati e cortigiani vennero a investire prima del trasferimento della Curia a Bologna. Riuscì anche a farsi apprezzare dai docenti universitari.
Rientrato ad Avignone, si preparava ad una seconda spedizione in Italia quando la morte del Papa lo privava di ogni influenza in Curia.
La sua conoscenza della politica italiana e la competenza in materia giuridica lo portarono a giudicare numerosi casi di eresia.

Dopo altri brevi incarichi, morì il 3 febbraio del 1352. Petrarca, abbandonati i toni con cui lo definiva un "novello Annibale in marcia alla testa delle sue legioni per conquistare le terre italiane", rese omaggio ai suoi meriti sostenendo che la sua vita era stata "troppo breve per il bene pubblico". 
Fu sepolto a Le Pouget nel convento delle clarisse di St-Marcel da lui fondato.

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SALA URBANA
Lo stemma araldico è presente in Sala Urbana:
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