Salta al contenuto principale Skip to footer content

PIO II

18 Ottobre 1405 - 14 Agosto 1464

Scheda

PIO II (1458 – 1464) – Enea Silvio Piccolomini (1405 – 1464)


Il cartiglio papale recita: PIVS II PONTIFEX MAX / OLIM BONONIÆ VICEL·

Nacque a Corsignano nella Val d’Orcia da una nobile e decaduta famiglia senese, unico figlio maschio dei diciotto nati dal padre Silvio Piccolomini.
Compì studi di diritto fra Siena e Firenze mettendo in risalto la propria intelligenza e brillantezza ma soprattutto la sua spensieratezza che lo accompagnò fino al giorno in cui incontrò il vescovo di Capranica (ora piccolo comune della provincia di Viterbo), che lo assunse come proprio segretario.
Cominciò allora il cammino che avrebbe portato Enea a conoscere il mondo dello Stato Pontificio fino a sedersi sul trono papale. Cammino che ha visto, come spesso accade, fasi alterne.
La sua figura di segretario del vescovo gli consentì di partecipare al concilio di Basilea del 1431, convocato da Martino V (sul soglio papale dal 1417 al 1431).
Una contestualizzazione molto veloce riguardo alla situazione dello Stato Pontificio può risultare utile.
Nel 1309 la sede Papale era stata trasferita ad Avignone, e ivi restò fino al 1377 quando, dopo la morte del Papa Gregorio IX, vi furono problemi nell’elezione del nuovo papa.
Il popolo romano infatti pretendeva un papa italiano e i cardinali francesi (la maggioranza nel conclave) preferivano ovviamente l’ennesimo papa di origine francese. Venne prima eletto un papa (Urbano VI) che non soddisfava le volontà dei cardinali francesi, che riunitisi ad Anagni elessero un altro papa (Clemente VI). Siamo nel 1378 ed è l’inizio di quello che viene ricordato come Scisma di Occidente, periodo di crisi e conflitto all’interno dello Stato Pontificio che lacerò lo stato stesso, la Chiesa e la figura del Papa fino al 1417.
In quell’anno si concluse il Concilio di Costanza, con il quale lo Stato Pontificio ritornò ad avere un papa unico (Martino V) e fra le varie novità si decise di applicare da quel momento in poi il Decreto Frequens, (Eugenio IV) disposizione che prevedeva la tenuta periodica di un concilio della Chiesa Cattolica, per un aggiornamento sulle questioni più importanti del momento e per evitare situazioni come quelle che avevano portato allo scisma.
Ma, proprio questo concilio condusse la Curia a controversie che portarono all’elezione dell’ultimo antipapa (troppo lunghe per essere analizzate nello specifico ora, PER ANDARE NELLO SPECIFICO VEDI EUGENIO IV) Amedeo di Savoia, che prese il nome di Felice V.
Il nostro Enea, dopo aver messo in mostra le proprie capacità diplomatiche ed oratorie, si schierò però dalla parte che la storia decreterà come quella dei perdenti.
Si schierò infatti coi conciliaristi, coloro che sostenevano (rifacendosi al Decreto Haec Santa, sempre stipulato durante Costanza) che il Concilio avesse poteri superiori del Papa e, gli stessi che elessero Felice V, di cui Enea diventò addirittura segretario.
La fase conciliarista durò però poco e Amedeo si trovò presto isolato e costretto ad abdicare.
Enea rinnegò questa sua fase conciliarista e riuscì a passare al servizio dell’imperatore Federico III, ancora una volta come suo segretario.
In quel periodo il papa (Eugenio IV) era scontento dell’indifferenza mostrata dall’imperatore nei suoi confronti e grazie alla mediazione di Enea, si riuscì a concludere un concordato, pochi giorni prima che Eugenio morisse nel 1447.
I buoni rapporti fra papato e impero proseguirono su questa scia, con Niccolò V (papa dal 1447 al 1455) concludendosi con il concordato di Vienna del 1448 che regolò i rapporti fra Impero e Papato e rimase in vigore fino al 1806.
Già davanti a Eugenio IV Enea aveva confessato e rinnegato i propri errori, ma i continui rapporti con Niccolò V cambiarono Enea, in molti modi.
Non aveva mai rinunciato all’amore per la letteratura durante tutta la vita, né alla propria attività letteraria non esattamente ascetica, anzi. Si era sempre goduto la vita, non era mai stato un prete né aveva frequentato un convento.
Ma dall’esperienza con Niccolò V uscì cambiato, tanto che quando gli venne proposta la posizione di vescovo di Siena, per i buoni servigi offerti, rinnegò i propri scritti e decise di intraprendere un nuovo cammino.
Con Callisto III (1455 – 1458) si impegnò fortemente nella crociata contro i Turchi e quest’ultimo, prima di morire, lo fece cardinale.
Si presentò quindi al conclave senza avere nessuna idea del fatto che, entrato da cardinale, ne sarebbe uscito da Papa. Ma andò esattamente così. Il 19 agosto 1458 Enea Silvio Piccolomini diventava Papa Pio II.
La salute però non era delle migliori, nonostante fosse relativamente giovane soffriva di gotta ed è proprio per questo che si impegnò profusamente nel punto fisso del suo pontificato: una crociata contro i Turchi.
Infatti, dopo aver cercato di tranquillizzare la situazione in Italia (riconoscendo, per esempio, Federico d’Aragona come legittimo re di Sicilia) si concentrò verso l’Oriente.
Pio II non era più Enea Silvio Piccolomini, i letterati e umanisti che festeggiarono di fronte a quest’elezione videro le proprie speranze deluse.
Enea si era (quasi) dimenticato dei letterati, voleva immergersi nel Vangelo e risolvere i problemi della cristianità. E uno di questi era a parere di Pio II l’impero Ottomano che da poco (nell’anno 1453), comandato da Maometto II, aveva conquistato Costantinopoli e si impegnava a mettere fine totalmente al dominio bizantino.
Decise allora di emanare una bolla per convocare i diversi sovrani a Udine e parlare della sua idea, ma già nella scelta del luogo ci furono i primi problemi, in quanto i Veneziani non volevano compromettere i loro (ottimi) rapporti con il sultano e per procrastinare chiesero un’altra sede.
Il problema principale era che l’idea di una crociata era anacronistica e che le diverse forze in questione erano molto più concentrate nei difficili giochi di potere Europei per pensare di utilizzare (o sprecare) un esercito contro un Impero, quello Ottomano, che sembrava quasi inarrestabile.
Ma Pio II era certo delle proprie intenzioni, e scelta Mantova come sede della riunione, dopo diverse soste per molte città di Italia, qui si recò nel maggio del 1459. Trovò una città piena di stranieri, buonissima parte delle persone invitate al congresso mancavano.
Fu costretto a mandare messi e sollecitare gli invitati a raggiungerlo, aspettando il resto della primavera e tutta l’estate per essere in compagnia di coloro che già dovevano essere lì.
Il 26 settembre nel Duomo di Mantova si ebbe la prima seduta e Pio II sfruttò tutte le sue abilità oratorie. Dopo uno scroscio di applausi e tante belle promesse, il papa sperò di esser sulla buona strada.
Purtroppo, non lo era per nulla.
I vari interessi contrastanti fra i sovrani fecero fallire il fine ultimo della dieta, molti promettevano ma nessuno faceva nulla. Ancora una volta Pio II non si diede per vinto, anzi, rincarò la dose dandosi quasi al fanatismo.
Minacciò di scomunica, riprese sermoni di Goffredo di Buglione, emanò anche una bolla papale dove dichiarava come luogo di partenza Ancona, ma le poche personalità o forze che parevano aderire all’impresa lo facevano evidentemente per scopi di lucro, non mossi da un fervore religioso che evidentemente stava andando scemando, almeno per quello che riguardava l’idea di una crociata.
Convinto e fermo nelle proprie posizioni, dopo essere passato da Roma (ove non presenziava da più di un anno, anche a causa di 8 mesi passati a curare la sua malattia in zona Senese) si recò ad Ancona (a luglio) dove trovò poche migliaia di crociati (sprovvisti di armi e denari) e nessun altro.
Le navi che Venezia aveva promesso non erano ancora giunte. Nell’attesa delle navi i pochi soldati rimasti si squagliarono e le navi giunsero il 12 agosto del 1564, troppo tardi e troppo poche.
Tre giorni dopo Pio II cessava di esistere e il Doge veneziano riportava a Venezia le sue dodici galee.
Moriva così un papa che aveva creduto nell’idea di una crociata, ma che soprattutto aveva dato tanto importanza alla cultura e alla letteratura, alzò la voce per protestare contro la schiavitù dei neri e contro le violenze sugli ebrei e nonostante salito sul trono papale deluse gli artisti, non disprezzò mai l’amore per l’arte.