Magalotti Gregorio

Magalotti Gregorio

seconda metà del '400 - 6 Dicembre 1537

Note sintetiche

Scheda

ARMA: Fasciato d'oro e di nero di 6 pezzi con il capo di rosso caricato del motto Libertas.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d'oro e sormontato da un cappello vescovile con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: GREGORIVS MAGALO-/TTUS PP· CLVSIN· V· LE· / 1537. (Gregorio Magalotti Vescovo di Chiusi. Vicelegato 1537).

I Magalotti erano originari di Orvieto trapiantati a Firenze. Parteciparono alla vita politica della città dando 34 priori e 3 gonfalonieri.
Filippo fu oratore a Carlo Re dei Romani nel 1352. Giovanni era membro degli Otto di guerra quando Firenze entrò in conflitto contro Gregorio XI. Lorenzo fu Cardinale nel 1625 e Vescovo di Ferrara. Altro Lorenzo fu elegante scrittore del sec. XVII.
Il nostro apparteneva al ramo orvietano della famiglia poiché sia l'Ughelli che il Moroni parlano di Gregorio Magalotti romano.
Anche questa famiglia conta fra i suoi membri gonfalonieri, senatori di Roma, quale fu Alberigo Magalotti nel 1499, camerlenghi, capitani e numerosi vescovi.

Nacque a Roma nella seconda metà del Quattrocentro da Giorgio Lorenzo e Marsilia Casali.

Intrapresa la carriera ecclesiastica, il primo aprile del 1532 venne nominato da Clemente VII vicecarmelengo e governatore di Roma, succedendo a Giovan Maria Ciocchi del Monte, futuro Giulio III. Esercitò con fermezza questo governatorato che mantenne fino al 1534.
Nel 1532 era stato nominato vescovo di Lipari, due anni dopo venne trasferito a Chiusi, ma difficilmente amministrò personalmente la sua diocesi, in quanto l'impegno richiesto nelle cariche civili era troppo grande.
La carica di governatore di Roma mise più volte a repentaglio la sua vita. Il caso più eclatante fu quello che lo oppose a Giuliano Cesarini.
Nel tentativo di limitare la nobiltà romana, Clemente VII aveva ordinato loro di consegnare in Castel Sant'Angelo le armi che possedevano. Il Cesarini, forte del suo titolo e dell'appoggio popolare di cui godeva, si rifiutò.
Su ordine del papa allora il Magalotti fece perquisire la sua casa e sequestrare le armi che trovò al suo interno.
Ciò gli valse un agguato che portò a uno scontro ove rimase gravemente ferito. Il Cesarini si salvò, fuggì da Roma dopo essere stato dichiarato ribelle e dovette chiedere l'aiuto di Carlo V, alla cui corte aveva trovato rifugio, per risolvere la questione.
Fu poi Governatore della provincia Flaminia che governò con leggi giuste, anche se severe e che da lui furono dette «leggi magalotte». Eliminò il brigantaggio e ridusse alla ragione le fazioni politiche locali, punì chi dava sostegno e asilo a esuli e ladroni e condusse sotto l'autorità del pontefice il castello di Tossignano. Nel 1534 era presidente di Romagna con sede a Ravenna.
Nel 1537 fu Vicelegato a Bologna dove riuscì nuovamente a porre un freno alle lotte cittadine che dilaniavano la città.
A Bologna morì il 6 dicembre del 1537 ed ebbe la prima sepoltura in San Petronio. 
Le sue ossa vennero traslate a Roma dalla sorella Maura abbadessa di S. Cecilia che gli costruì un sepolcro nella chiesa omonima.

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