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Angelo Leonini

metà del 1400 - 1517

Scheda

ARMA: D'azzurro al leone d'oro impugnante con le branche anteriori una palma di verde piegata a destra.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d'oro e sormontato da un cappello vescovile con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: ANGELVS LEONINVS / EP. TIBVR. V. LE. POSTEA / GVB. 1509. (Angelo Leonini Vescovo di Tivoli. Vicelegato e poi Governatore 1509).

Il Crollalanza dà per i Leonini la seguente arma: D'azzurro al leone d'oro, il collo ed il petto caricati di
fiocchi di pelliccia di rosso e tenente fra le branche anteriori un ceppo di verde piegato a destra.

I Leonini appartenevano ad un'antica famiglia patrizia di Tivoli che, come partigiana degli Orsini, condusse nel XV secolo, assieme ai Tebaldi, una lunga e sanguinosa lotta contro le famiglie dei Fornari, Zacconi e Marescotti, a loro volta partigiane dei Colonna.
Un Antonio fu commissario generale della Flotta Pontificia al tempo di Sito IV, Pietro fu capomilizia di Tivoli nel 1475, Vincenzo fu capitano delle guardie del corpo di Giulio II e Clemente VII e partecipò alla difesa di Castel S. Angelo al tempo del Sacco di Roma (1527), molti altri militarono al servizio degli Orsini.
Essi ebbero anche la Signoria di Canape (già Casacorbole) con il titolo di barone. I Leonini dettero alla Chiesa due vescovi e numerosi prelati.

Angelo Leonini, figlio di Pietro, nacque a Tivoli, ma non si conosce la data della sua nascita.
Dopo aver compiuto gli studi giuridici entrò in prelatura, facendosi ben presto notare per la sua abilità diplomatica e la sua cultura.
Alessandro VI che lo aveva in gran conto, lo nominò Vescovo di Tivoli nel 1499 e subito dopo, lo inviò Legato a Venezia per trattare la liberazione del Card. Ascanio Sforza, prigioniero della Serenissima.
Il successore Giulio II, si avvalse anch'egli della sua opera, prima inviandolo come ambasciatore al Senato Veneziano nel tentativo di impedire l'occupazione di Faenza e di altre città romagnole da parte della Repubblica. Questa si dimostrò disponibile nel fermare la propria avanzata nella Romagna ma non nel restituire le città già conquistate. I rapporti con la serenissima degenerarono presto.
Dal 1505 al 1506 ricoprì l'incarico di commissario apostolico in Romagna e nel 1507 fu a Tivoli.
Successivamente fu inviato a Bologna come vicelegato e poi governatore nel novembre del 1508, sostituendo l'Alidosi. Rimase in città fino al luglio dell'anno successivo, quando venne nominato Vescovo di Torres (Sassari) ed inviato Commissario Apostolico a Fano; fu poi Nunzio in Francia e Governatore ad Avignone.
Nell'ottobre del 1513, regnante Leone X con il quale era imparentato per aver suo fratello Vincenzo sposato Bartolomea dei Medici, nipote del Papa, il Leonini si trasferì a Roma come vescovo assistente al Soglio Pontificio.
L'anno successivo però, ammalatosi gravemente di gotta, rinunziava all'Arcivescovato di Sassari per ritirarsi nella sua città dove moriva prematuramente nel 1517.