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Ottavio Mirto Frangipani

11 Aprile 1544 - 24 Luglio 1612

Scheda

ARMA: Interzato in fascia nel 1° d'oro a 3 ramoscelli di mirto al naturale disposti in ventaglio, nel 2° di rosso a 2 leoni del 1° affrontati e sostenenti con le zampe anteriori un pane dello stesso, nel 3° sbarrato d'argento e di azzurro.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d'oro e sormontato da un cappello vescovile con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: OCTAVIANVS MIRTVS / EPIS. GAIAGENS. / GVB. 1576 (Ottavio Mirti Vescovo di Caiazzo. Governatore 1576).

I Mirti erano originari di Terracina trapiantati poi nella provincia di Capua. Essi pretendevano di derivare da un ramo della famiglia Frangipane e questo spiega nel 2° interzato dello stemma la presenta dell'arma Frangipane.

Ottavio Mirti, figlio di Silvio, nacque a Napoli l'11 aprile del 1544 e sin da bambino fu avviato agli studi umanistici.
Studiò poi presso l'Università della sua città dove si laureò in «utroque jure».
A 21 anni divenne Abate secolare dell'Abbazia di S. Benedetto a Capua. Chiamato a Roma da suo zio Fabio, venne nominato da Pio V Referendario della Segnatura di Giustizia. L'influenza dello zio fu fondamentale per farlo entrare nelle grazie dei cardinali Carafa.
Nel 1572 divenne Vescovo di Caiazzo, sostituendo proprio lo zio.
Nell'esercizio del suo ministero mise in atto con zelo, i precetti del Concilio di Trento, atteggiamento questo, che caratterizzò tutta la sua carriera. Nel 1576 sostituisce lo zio Fabio in missione diplomatica in Francia, nel governo di Bologna dove resta per circa un anno.
Ritornato a Roma dovette aspettare fino al 1587 per ottenere un incarico, che consistette nella nunziatura a Colonia con giurisdizione su tutto il Belgio. Era un periodo travagliato in cui la rivolta protestante dilagava nei Paesi Bassi ed il Mirto si prodigò con il suo solito zelo nel combattere l'eresia e nell'applicazione dei Canoni Tridentini.
Nel 1592 Clemente VIII lo nominò Vescovo di Tricarico pur continuando il suo incarico diplomatico.
Nel 1596, lasciata la Nunziatura di Colonia, divenne Nunzio per le Fiandre dove restò 10 anni. In questo periodo egli impiegò tutte le sue energie per la restaurazione del cattolicesimo e per la riforma del Clero, difendendo i diritti della Chiesa contro l'autorità temporale. Quale Viceprotettore d'Inghilterra, non mancò di aiutare e incoraggiare i cattolici inglesi, divenuti clandestini nel loro paese, mantenendone vivo lo spirito.
Uomo privo di ambizioni chiese nel 1604 di raggiungere la sua diocesi ma la morte di Clemente VIII e Leone XI ritardò la decisione.
Frattanto nel 1605 veniva nominato Arcivescovo di Taranto.
Nel maggio del 1606 rientrava finalmente in Italia per raggiungere Taranto dove trascorse gli ultimi 6 anni di vita.
Morì a Taranto il 24 luglio del 1612 e fu seppellito nella Basilica di S. Cataldo.