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Fabio Mirto Frangipani

1514 - 16 Marzo 1587

Scheda

ARMA: Interzato in fascia nel 1° d'oro a 3 ramoscelli di mirto al naturale disposti in ventaglio, nel 2° di rosso a 2 leoni del 1° affrontati e sostenenti con le zampe anteriori un pane dello stesso, nel 3° sbarrato d'argento e di azzurro.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d'oro e sormontato da un cappello vescovile con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: FAB· MIRTVS FRANCIPA / QVI SVPRA ITER[A] GVB· / 1583 (Fabio Mirto Frangipane, di nuovo governatore, 1583).
La data è errata in quanto fu governatore nel 1584 e non nel 1583 come è scritto.

I Mirti erano originari di Terracina trapiantati poi nella provincia di Capua. Essi pretendevano di derivare da un ramo della famiglia Frangipane e questo spiega nel 2° interzato dello stemma la presenta dell'arma Frangipane.

Fabio Mirti, figlio di Pietro, nacque nel 1514, egli era nipote del Vescovo Alessandro che gli cedette il vescovado di Caiazzo, luogo di residenza della famiglia, nel 1537. Alessandro a sua volta l'aveva avuto da suo zio Giuliano nel 1529. 
Sappiamo poco della sua formazione, solo che venne fin dall'inizio finalizzata alla carriera ecclesiastica. Come detto sopra, nel 1537 divenne vescovo di Caiazzo.
Giovane Vescovo, si dimostrò buon amministratore, restaurando ed ingrandendo la Cattedrale ed il Palazzo Vescovile.
Nella contesa tra Carlo V ed il Papato, egli si schierò con la Santa Sede rifiutando la carica di Capo dell'Inquisizione di Napoli che gli era stata offerta dal Viceré. 
Nominato Governatore dell'Umbria riuscì a pacificare la Regione reprimendo con energia le rivolte di Ascoli e di Norcia nel 1555. Nel 1556 fu nominato governatore di Perugia, carica cui affiancò brevemente il vescovado di Todi. 
Dal 1560 al 1562 partecipò al Concilio di Trento dove si pronunciò in favore della residenza obbligatoria dei Vescovi nella loro diocesi. 
Condusse una vita piuttosto ritirata nella sua diocesi fino al 1567 quando, in piena guerra tra cattolici e protestanti, venne inviato in Francia prima come Nunzio straordinario e successivamente come Nunzio ordinario. Qui si chiedeva principalmente di gestire il rilevante sforzo finanziario del pontefice Pio V in favore delle truppe cattoliche. Dovette giostrarsi fra i difficili equilibri di corte nella situazione estremamente complicata (religiosamente e politicamente parlando) della Francia.
Rientrato in Italia nel 1572, pochi giorni prima della strage di S. Bartolomeo, cedette il vescovado di Caiazzo al nipote Ottavio e fu nominato Arcivescovo di Nazareth con sede a Barletta. Nominato di lì a poco Governatore di Macerata, fu di nuovo inviato in Francia in missione presso quella Corte dove restò fino al 1574. 
Nell'anno successivo divenne Governatore di Bologna e nel novembre dello stesso anno fu di nuovo in missione diplomatica in Francia sostituito nel governatorato dal nipote Ottavio. 
Sgradito in un primo tempo al Re Enrico III di Francia, perché ritenuto troppo legato al partito dei Guisa, potè assumere il suo incarico solo nel giugno dell'anno successivo.  
Nel 1580 fu governatore di Perugia, l'anno successivo delle Marche, carica che ricoprì nuovamente nel 1583.
Nel gennaio del 1584 era di nuovo a Bologna come Governatore restandovi ancora per un anno. 
Ritornato di nuovo in Francia l'anno successivo, la morte lo colse a Parigi il 16 marzo del 1587 e venne seppellito nella Chiesa dei Celestini.