Salta al contenuto principale Skip to footer content

Gaspare Cossa

metà 1300 - 23 Novembre 1411

Scheda

ARMA: Troncato, nel 1° d’azzurro alla gamba di carnagione posta in sbarra, nel 2° di rosso a due bande d’argento.
Lo scudo è timbrato da un elmo d’argento con svolazzi.
Il cartiglio sottostante dice: CASPAR COSSA / NEAPOLET. LOCVMTEN. / 1406 (Gaspare Cossa. Napoletano. Luogotenente. 1406).

La vera arma dei Coscia era: Troncato, nel 1° di rosso alla gamba d’argento, nel 2° di verde a tre bande d’argento e la bordura indentata d’oro come si può vedere sulla tomba dello stesso Baldassarre nel Battistero di Firenze. Gli smalti quindi dello stemma dipinto sul muro sono completamente alterati.

I Cossa erano un’antica famiglia napoletana le cui memorie risalgono al tempo della dominazione bizantina. Sembra che essa tragga il nome dall’isola d’Ischia da cui provenivano, poiché quest’isola in greco si chiamava Goza. 
I suoi membri godettero nobiltà oltre che in Napoli in varie altre località della Campania quali Monteleone e Sessa e furono signori di 33 baronie e tre contee. Tra di essi si contano capitani, governatori, uomini di mare ed ecclesiastici. 
Marino Cossa figlio di Stefano fu ciambellano di Roberto d’Angiò, e nel 1340 comperò Procida da Adinolfo figlio di Giovanni da Procida.

Gaspare Cossa, secondo figlio di Giovanni signore di Procida era fratello di Baldassarre, nacque forse a Napoli intorno alla metà del 1300. Ebbe tre fratelli, uno di questi fu Baldassarre Cossa, pontefice (antipapa) nel 1410 col nome di Giovanni XXIII

La prima notizia che si ha di lui risale al 1384, quando appare al seguito di Carlo III d’Angiò-Durazzo in una spedizione contro Luigi d'Angiò. Fu poi al seguito di Re Ladislao che lo investì di alcuni feudi, probabilmente perchè beneficiò della sua opera sia come armatore che come esperto comandante di navi da guerra (Ladislao viene da Durazzo).
Nel 1398 era a Genova al comando di tre galee di Bonifacio IX per accompagnare in Francia il cardinale legato apostolico. In quell’occasione arbitrò la pace fra Guelfi e Ghibellini che, con le loro lotte, insanguinavano la città. Fu determinante nella definizione della pace il 28 luglio dello stesso anno.
Divenne poi luogotenente a Bologna per il fratello nel 1406.
Nel 1409, abbandonato Ladislao che si era schierato con il Pontefice Romano Gregorio XII, seguì il fratello che aveva scelto l’obbedienza Pisana.
Nella lotta tra Ladislao e Luigi II d’Angiò parteggiò per quest’ultimo come comandante della flotta e Capitano Generale, partecipando attivamente alle missioni militari. Saccheggò Ischia, Procida e Policastro.
Da questo momento in poi non si hanno più notizie se non quelle relative alla morte, avvenuta a Roma il 23 novembre del 1411.