CLEMENTE VII

CLEMENTE VII

26 Maggio 1478 - 25 Settembre 1534

Note sintetiche

Titolo di studio: Laurea

Scheda

CLEMENTE VII – Giulio de’ Medici (1478 – 1534)

Il cartiglio del papa recita: CLEMENS VII PONTIF MAX / OLIM BONONIÆ LEGAT

La famiglia Medici è tra le più famose famiglie principesche d'Italia. 
Originaria del Mugello e trasferitasi a Firenze, i suoi membri esercitarono il mestiere di mercanti e banchieri. Le fortune della casa cominciarono con Cosimo il Vecchio, ricchissimo mercante, che divenne praticamente Signore di Firenze pur senza mostrarlo apertamente. 
La potenza dei Medici raggiunse l'apogeo con Lorenzo detto il Magnifico che divenne l'arbitro della politica italiana del suo tempo.
Investiti del titolo di duca nel 1530, i Medici governarono la Toscana per due secoli e si estinsero con Gian Gastone nel 1737. La famiglia dette alla Chiesa tre Papi e numerosi Cardinali, Vescovi, Arcivescovi, ecc. Alla stessa famiglia appartenne pure il celebre condottiero Giovanni dalle Bande Nere.

Giulio de' Medici nacque a Firenze il 26 maggio 1478 da Giuliano de’ Medici (morto nell’aprile dello stesso anno) e da una certa Fioretta, della cui casata non si ha notizia sicura.
Lorenzo de’ Medici prese Giulio sotto la sua giurisdizione e lo affidò per i primi 7 anni della sua vita ad Antonio da Sangallo. Successivamente lo accolse all’interno della sua famiglia, lo educò e si preoccupò per il suo futuro (ad esempio, nel 1488 gli ottenne da Ferdinando I d'Aragona e dal papa il possesso di un ricco beneficio, il priorato di Capua dell'Ordine cavalleresco di S. Giovanni).
Viste le difficoltà che incontrò la famiglia Medicea alla morte di Lorenzo il Magnifico (1492), fu costretto a fuggire dalla città insieme al cugino Giovanni e, dopo un periodo di ricerca di rifugio in diverse città italiane (fra cui anche Bologna), intraprese un viaggio per l’Europa con altri elementi della famiglia.
Soggetto alle simpatie del capo famiglia Pietro, prese parte a una buona parte delle sue iniziative per diventare poi il responsabile della famiglia alla morte di quest’ultimo nel 1508.
Fallito il tentativo di riprendere la città di Firenze tramite un patto con Filippo Strozzi, esponente di una delle famiglie più antiche e importanti della città, riuscì a rientrarvi nel 1512 grazie al successo di una congiura contro Pier Soderini, allora gonfaloniere della città.

Il 1513 fu un anno decisivo per la vita di Giulio, in quanto Giovanni de’ Medici, figlio del Magnifico, venne eletto papa col nome di Leone X.
Da quel momento in poi Giulio cominciò a ricoprire cariche molto importanti per la città di Firenze (arcivescovo e governatore) e ricoprì per un breve tempo la carica di legato pontificio a Bologna (dal 1514 al 1515).
Assunse anche un ruolo molto delicato nelle relazioni fra Stato Pontificio ed Inghilterra cercando di creare un’alleanza fra i due, spaventato dalle mire egemoniche dimostrate negli ultimi tempi da Francia e Spagna.
Grazie all’ottimo lavoro da diplomatico dimostrato all’interno di queste trattative, ottenne il titolo di Cardinale Protettore di Inghilterra. 

Dal 1517 diventò vicecancelliere della Chiesa di Roma, proseguendo nella scalata verso i vertici dello Stato Pontificio. Quest’ultimo, però, attraversava un periodo non esattamente facile, sia sotto il punto di vista temporale che sotto quello spirituale.
Nel 1517 infatti Martin Lutero aveva affisso sulla porta della chiesa di Wittenberg le sue 95 tesi, cominciando quella che viene ricordata come riforma Luterana che culminò con uno scisma fra la Chiesa Cattolica e quelli che diventeranno i cristiani Protestanti. 

Oltre a questo problema, vi si aggiungevano le guerre d'Italia, conflitto che per più di 50 anni (dal 1494 al 1559) vide la penisola luogo di scontri continui fra diversi Stati, prevalentemente Francia e Spagna, che finirono inevitabilmente per inglobare la maggior parte dei più piccoli Stati Italiani. In tutto ciò cominciava a delinearsi la figura di Carlo V che, già re di Napoli e di Spagna, dal 1519 diventa anche sovrano del Sacro Romano Impero. Una presenza molto ingombrante nello scacchiere Europeo.

Nel 1521 era deceduto Leone X, e il conclave preparato e presenziato da Giulio aveva eletto Adriano VI, la cui storia come sovrano papale è piuttosto breve. Nel settembre del 1523 infatti lo Stato Pontificio si preparò già ad organizzare un nuovo conclave che, dopo 50 giorni di assemblea, elesse Giulio. 

Assunto il nome di Clemente VII, a novembre del 1523 iniziò la sua storia come sovrano dello Stato Pontificio. La situazione che avrebbe fronteggiato fino alla fine del Pontificato era veramente complicata, sia per la riforma Luterana che per le grosse difficoltà in cui la Penisola si ritrova, soprattutto per il difficile equilibrio che il papa provava a mantenere fra Francesco I di Valois, sovrano di Francia, e Carlo V, ora Imperatore del Sacro Romano Impero, duca di Borgogna e re di Spagna, Napoli, Sardegna e Sicilia.

Inizialmente, il tentativo di Clemente fu quello di ricercare una neutralità in vista e a protezione della “libertà d’Italia”, politica che forse avrebbe funzionato se le diverse tensioni fra i grandi Stati Europei non avessero avuto come valvola di sfogo la penisola.

Qui, nel 1524 il sovrano francese Francesco I aveva conquistato Milano.
Il 12 dicembre Clemente VII decise di abbandonare la neutralità e di allearsi con il re di Francia.
Il trattato di alleanza, reso pubblico il 5 gennaio dell’anno successivo, comprendeva anche la protezione da parte del re  della città di Firenze.
A Carlo V, tutto ciò non poteva andare bene. Decise quindi di radunare il suo esercito e, disceso nella penisola, sconfisse Francesco I in quella che viene ricordata come la battaglia di Pavia del 1525.
La sconfitta per Francesco ebbe conseguenze umilianti: stipulò un patto con il sovrano spagnolo per il pagamento di una somma onerosa e la rinuncia a diverse città italiane.
Ma, come spesso accade nella storia, decise di non onorare questi patti e a Maggio del 1526 fonda la Lega Santa di Cognac insieme a Firenze, Milano, ai Veneziani e Clemente VII. 

Non bisogna sorprendersi nel trovare alleanze fra fazioni che pochi anni prima erano nemiche, né nel vedere buone proposte di alleanza o piani di guerra che non vengono rispettati. In questo caso, ad esempio, nonostante i buoni propositi della Lega, nessuna delle fazioni rispetta i piani bellici insieme stipulati e la Lega si conclude con un nulla di fatto.

La situazione a Roma diventò ancora più problematica quando un membro della famiglia Colonna, una delle più antiche e importanti famiglie di Roma, con 8000 uomini spinto da Carlo V è autore di un saccheggio breve ma molto violento, occupando la porta di San Giovanni in Laterano, passando dal Trastevere e spingendosi fino al Vaticano.
Clemente VII fu costretto a rifugiarsi in Castel Sant’Angelo e a cercare un accordo con le truppe.
Una parte di queste, non soddisfatte dall’accordo, comandate da Carlo di Borbone (duca di Borbone, feudatario del regno di Francia, uno dei più influenti capi militari delle Guerre d’Italia, prima a servizio del re di Francia ma ora a servizio di Carlo V) minacciarono di dirigersi verso Firenze e, una volta viste le truppe della Lega radunate davanti alla città, diressero velocemente verso Roma, saccheggiando qualche città nel cammino e trovandosi davanti alla città sguarnita.
Era il 6 maggio del 1527 ed era uno dei giorni più bui della storia della città. Iniziava il Sacco di Roma (ricordato per la presenza fra le diverse truppe anche dei Lanzichenecchi) che vide la città depredata, incendiata e in rovina fino al 6 giugno, data in cui Clemente VII, da Castel Sant’Angelo ove si era nuovamente rifugiato, capitolò, obbligandosi a pagare 400.000 ducati e a consegnare Parma, Piacenza e Modena.
La città capitale del cristianesimo saccheggiata da truppe che dipendevano da Carlo V, imperatore che si presentava come estremamente religioso.
Nonostante ciò, dopo le diverse scuse di Carlo V e la sua espressa volontà di dimostrare quanto il tutto non dipendesse da lui, nel 1529 si arrivò a una pace che culminò nell’incoronazione di Carlo V da parte di Clemente VII a imperatore del Sacro Romano Impero nella basilica di San Petronio a Bologna. L’anno era il 1530. Fra i vari punti della pace c’era anche la restituzione di Firenze ai Medici, conquistata da Carlo nel 1527.
Una volta che Carlo V tornò in Germania, i rapporti fra Clemente e Francesco I di Valois si fecero ancora una volta molto stretti, tanto che culminarono nell’accordo di matrimonio fra Caterina de’ Medici e il delfino di Francia.
Inutili furono i tentativi di Carlo di incrinare i rapporti fra i due.
Caterina de’ Medici si sarebbe resa tristemente famosa per aver avuto un ruolo molto importante nella guerra religiosa che ebbe luogo in Francia nel XVI secolo. La notte di San Bartolomeo (fra il 23 e il 24 agosto del 1572), dove un numero di ugonotti oscillante fra i 5000 e i 30 000 (stime abbastanza larghe) persero la vita, viene tutt’ora considerata opera di Caterina.
Da questo momento in poi, per lo meno per quanto riguarda il pontificato di Clemente VII, gli eventi salienti delle Guerre d’Italia sono conclusi.

L’attenzione alla politica Europea e Italiana, però, aveva totalmente distratto Clemente dall’ennesima difficoltà che dovette affrontare durante il suo pontificato.
Enrico VII, sovrano di Inghilterra, era sposato con Caterina di Aragona (imparentata, per altro, con Carlo V) dalla quale aveva avuto solo una figlia, di nome Maria.
I guai arrivarono quando il sovrano si innamorò di Anna Bolena, che fra tanti pregi aveva un piccolo difetto per l’epoca; era di religione protestante.
Dal 1527 Enrico cercava una via di uscita dal matrimonio, portando a corte anche diversi intellettuali per cercare di ottenere un modo politicamente corretto per divorziare da Caterina d’Aragona (che già sarebbe stato un problema molto grosso) e sposare un’altra donna, per di più di fede protestante.
Purtroppo, la conclusione era che un modo politicamente corretto in realtà non c’era. Allora, una volta ottenuto con un atto del Parlamento la possibilità di eleggere i propri vescovi, fece annullare nel 1533 il matrimonio da Thomas Cranmer, caro amico di Anna Bolena e arcivescovo di Canterbury.
Inutile dire che a Clemente VII tutto ciò non poteva andare bene e, dopo una scomunica, arrivò la notifica papale che solo il matrimonio con Caterina poteva essere valido (anche se, nel frattempo, il sovrano aveva già avuto una figlia da Anna, la futura regina Elisabetta).
Alla notifica papale Enrico VII rispose con quello che viene chiamato Atto di Supremazia (Act of Supremacy) votato dal Parlamento nel 1534, il quale lo dichiarava Re Supremo e unico capo della Chiesa d’Inghilterra.
Chiunque fosse contrario a ciò veniva punito con la pena di morte.
Lo scisma Anglicano era compiuto.
Enrico cercò di evitare cambiamenti troppo radicali nel funzionamento della chiesa, e la sua religione rimase comunque cattolica. 

Questi sono gli eventi più importanti nella vita di Clemente VII. Fuori dalla scena politica, viene ricordato come uomo colto e mecenate, che accrebbe notevolmente il numero di ecclesiastici, approvando l’Ordine dei Frati Cappuccini. Nel 1525 aprì la porta santa durante il IX Giubileo e fu promotore di opere di grande valore artistico, come la Biblioteca Vaticana o i lavori finanziati per la costruzione di San Pietro.
Nel 1534, alla fine di una malattia che aveva cominciato a dare i primi segni nel 1529, morì a Roma dopo quasi undici anni di intensissimo pontificato. Si concluse con la sua morte l’epoca dei papi medicei e del rapporto fra Roma e Firenze che Clemente aveva tanto cercato di tenere saldo. 

Dovette fare fronte a diverse difficoltà in un periodo molto difficile per la Chiesa, lo Stato Pontificio e l’Italia, ed è forse anche per questo che non viene sempre ricordato con toni molto gioviali. 

Dal momento che prima di essere eletto Papa, Giovanni de' Medici fu Legato di Bologna, nella Sala Ubana è presente anche il suo stemma araldico

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Lo stemma araldico è presente in Sala Urbana:
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